Recensione - Twin Mirror
Il Gioco
Sviluppato da Dontnod Entertainment, Twin Mirror fu annunciato nel 2018 durante l’E3 per poi far perdere le sue tracce nei mesi successivi, fin quando ora, dopo quasi due anni e mezzo, il gioco è finalmente approdato sulle nostre console. Come i precedenti lavori del team, di cui ricordiamo i validi Remember Me e Vampyr oltre che il capolavoro di Life is Strange, Twin Mirror si basa su una linea narrativa ormai simbolo degli sviluppatori: creare un’atmosfera unica e incredibile con ambientazioni e personaggi a raccontarla. Il gioco ci catapultata a Basswood, cittadina del West Virginia dove si è appena svolto un funerale: quello di Nick, migliore amico del protagonista Sam Higgs, un giornalista investigativo tornato in città dopo essere andato via da un paio di anni a causa di alcuni risvolti tragici nella sua vita.Le cittadine del West Virginia sono molto tranquille, piccole comunità di pochi ma amabili abitanti: il poliziotto/sceriffo conosciuto da tutti, il farmacista amato da tutti gli anziani, il dottore che conosce ogni singola cicatrice del paese e il giornale locale che punta tutto sui pettegolezzi, o presunti tali. Si vive bene, in modo tranquillo, anche se i giovani preferiscono scappare via per raggiungere città più grandi e caotiche. Basswood, rispetto a molte altre, era quella più fortunata e meglio gestita, con una cittadina più fiorente, oltre che riconosciuta anche dai più grazie alle miniere e ai suoni minatori, considerati quasi degli eroi fuori dal tempo. Non a caso c'è perfino la “festa dei minatori”, parata stradale dove sono presenti molti anziani a ricordare il loro passato e a festeggiare tutti coloro che hanno lavorato in miniera, raccontando tutto alla curiosa gioventù. Oggi Basswood non è più la stessa anche a causa del protagonista Sam, ma non voglio scendere nei dettagli per non rovinarvi la trama, nonostante questo sia un dettaglio citato nei primi minuti del gioco. Sam Higgs, per quanto concerne la sua esperienza, vive male il rapporto con la sua città natale a causa di alcune problematiche che si porta dietro da bambino fino all’età più adulta. Ora però è costretto a tornarci per il funerale del suo più caro amico, morto in un incidente stradale. Le vicende che circondano questa morte accidentale porteranno alla scoperta di alcuni segreti nascosti in quel di Basswood, buttando la cittadina in un baratro ancora più oscuro.
MX Video - Twin Mirror
Tornare nella sua cittadina natale, per Sam, non è stato facile. Troppe cose lo hanno frastornato e deluso, tanto da rintanarsi in sé stesso. Il nostro protagonista è un personaggio che non porta nulla di realmente innovativo nel campo del medium videoludico, però gli sviluppatori sono stati abili a ricreare una situazione psicologica decisamente credibile, oltre che ben scritta. In termini di gameplay, i pensieri di Sam sono contenuti nel suo “Palazzo Mentale”, una ricostruzione cristallizzata dove sono contenuti tutti i suoi ricordi che noi possiamo rivivere con l’avanzamento della storia. Alcuni di questi saranno invece opzionali e andranno ad arricchire tutti gli altri aspetti del carattere dei personaggi principali e delle vicende che li circonda. Il nostro obiettivo è quello di scoprire cosa è successo al nostro amico, se si tratta di un reale incidente stradale oppure se dietro la vicenda si nasconde un qualcosa che va al di là della semplice casualità. Vivremo in prima persona le turbolente vicissitudini di tutti i cittadini e respirando l’aria cupa e inquietante di una città sull’orlo del fallimento. Ulteriormente simbolica nelle produzioni di Dontnod Entertainment è anche la figura del doppio, una sorta di doppelganger mentale che, in molti casi del passato, era la figura del giocatore che usava i pensieri dei personaggi per giocare, mentre nel caso di Sam, il suo doppio è Lui, il suo Super Io che vuole aiutarci o sabotarci (a seconda dei punti di vista). Possiamo decidere di ascoltarlo o ignorarlo, dando al giocatore un ruolo diverso questa volta, quello del giudice che analizza i dettagli e che si ritroverà, soprattutto nel finale, a capire le reali intenzioni degli sviluppatori: non dobbiamo partecipare alle vicende, dobbiamo piuttosto comprenderle. Non dobbiamo risolvere il mistero, dobbiamo conoscere Sam nelle sue varie sfaccettature e riuscire ad immedesimarci nella psiche dell’uomo senza empatizzare interattivamente con le vicende, ma bensì con gli aspetti più personali ed emotivi del personaggio. Gli stessi protagonisti, in taluni casi, mostrano di voler rompere la quarta parete e chiederci direttamente cosa ne pensiamo.
Dopo Life is Strange ci si chiedeva se quest'opera fosse stato un colpo di fortuna per gli sviluppatori, soprattutto dopo un Remember Me interessante sì, ma non imperdibile. Le ultime produzioni hanno mostrato degli evidenti miglioramenti su molti campi, ma la linea narrativa si focalizzava molto su aspetti attuali e che sono spesso al centro di polemiche. Con Twin Mirror si capisce fin da subito che si tratta di una narrativa decisamente più matura, anche più cupa e sicuramente più interessante. Si affrontano problemi legati alla psiche, alle relazioni sociali e tanti altri temi più “adulti” rispetto anche all’ultimo Tell Me Why o Life is Strange 2. Ovviamente tutto ciò non è privo di difetti, anzi, il gioco offre una trama davvero interessante e intrigante, tanto da incollare il giocatore allo schermo, ma rispetto al passato si nota anche una certa frettolosità nei dialoghi e nelle scene, rendendo certe situazioni fini a sé stesse. A questo “tagliare corto” si aggiunge anche una minore ramificazione delle scelte effettuate: laddove nei vecchi titoli una scelta poteva cambiare realmente le cose, qui oltre ad intaccare meno di quello che ci si aspetta, alcune scelte non cambiano assolutamente nulla se non un paio di linee di dialogo. Questo, considerando la natura del gioco, non dovrebbe essere considerato un reale difetto: il gioco non vuole portarci al finale per vedere le scelte, i cambiamenti o il mistero risolto, ma vuole farci conoscere Sam e la sua psiche, oltre che darci un assaggio di quella dei cittadini di Basswood e farci apprezzare il coinvolgimento emotivo piuttosto che quello concreto delle scelte.
Per quanto concerne la durata, Twin Mirror purtroppo dura meno di quello che si sperava, anche a causa della frettolosità a cui ho accennato. Ma la durata è limitata anche per via di una più bassa interattività dei luoghi che visitiamo. Se su Life is Strange si poteva osservare quasi ogni dettaglio e scoprirne la natura, in Twin Mirror questo avviene in misura minore. Infatti anche per l’aspetto inerente alle indagini, sia gli indizi che le prove sono pochi e facilmente trovabili, velocizzando notevolmente il ritmo. Infatti se analizzassimo la durata sotto il profilo del ritmo, possiamo ritenerci soddisfatti, in quanto per completare il titolo servono circa cinque o sei ore delle quali l’intensità va crescendo, senza tempi morti. Riteniamo infatti che nel complesso, quello di Twin Mirror sia un viaggio molto interessante e soddisfacente nonostante la durata possa non favorire molti giocatori. In sua difesa possiamo dire che rigiocarlo con altre scelte, in questo caso, non risulta inutile: andare a vedere su YouTube i diversi finali non vi mostrerà nulla di diverso, sarà più interessante provare a conoscere Sam attraverso diverse opzioni e provare a capire il suo reale pensiero quale sia. Ho sperimentato quello più freddo e cinico, ma anche quello più comprensivo e puritano e in entrambi i casi ho apprezzato e capito la sua caratterizzazione, sorridendo amaramente a certe vicissitudini simili alla nostra controparte reale.
Osservando l’aspetto tecnico, invece, Twin Mirror offre un impatto visivo decisamente migliore rispetto alle ultime produzioni, seppur non faccia gridare al miracolo. La qualità delle texture e della pulizia visiva vi sorprenderà diverse volte, soprattutto quando sarete nel “Palazzo Mentale”, con un’illuminazione davvero piacevole. Insufficienti, invece le animazioni: i personaggi sono ancora legnosi nei movimenti e nelle animazioni facciali, tanto da sembrare spesso “finti”. Fortunatamente Sam mostra dei notevoli passi avanti in termini di motion capture, ma non tanto rispetto a ciò che si può fare con le tecnologie odierne. Poi, considerando che la prova si è svolta su Xbox Series X, trovo inspiegabili dei particolari problemi di frame-rate: in molti casi avviene un dimezzamento netto dai 60 ai 30 senza motivo. La maggior parte dell’esperienza ha comunque tenuto i 60 frame al secondo, quindi è probabile che le prossime patch sistemeranno questo piccolo intoppo. Per quanto riguarda il sonoro, nessuna canzone davvero memorabile questa volta, ma interessanti effetti di suspance in certe circostanze, laddove eravamo abituati a delle playlist non originali degne di nota. Il doppiaggio è inglese come nelle precedenti produzioni ma con i sottotitoli completamente in italiano. Rimane il solito problema dei traduttori di Dontnod, già conosciuti nei Life is Strange e nel più recente Tell Me Why, che ridimensionano il peso di certe parole o certe frasi, oltre che tradurre degli slang andando a semplificare non di poco i dialoghi. Nulla di così rovinoso, ma credo che questo problemino tolga quel valore aggiunto a questo tipo di titoli basati sulla narrativa.
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