Recensione - Superliminal
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
La storia di Superliminal si svolge nei sogni del protagonista: non si tratta però di un normale sogno o di un incubo raccapricciante: ci troviamo infatti intrappolati - con visuale in prima persona - in una sessione di un'innovativa terapia, bloccati all'interno del nostro stesso sogno mentre il terapeuta che ci segue, il dottor Glenn Pierce, ci guida con la sua voce attraverso i livelli onirici. Non ci resta quindi che apprendere le regole che governano questo bizzarro mondo, per sfruttarle a nostro vantaggio.Come tutti i puzzle game in prima persona a cui questo titolo è ispirato, su tutti Portal e The Stanley Parable, anche Superliminal ha una sua particolarità, un elemento di gameplay che lo distingue rendendolo unico e riconoscibile, e che ne alimenta quasi tutti gli enigmi. Si tratta della possibilità di afferrare oggetti piccoli o enormi (nessun limite, siamo in un sogno, dopo tutto), ruotarli e riposizionarli, ma soprattutto di usare la prospettiva per cambiare la dimensione o la posizione di questi oggetti. Si tratta di un meccanismo più facile da mostrare che da spiegare, e che potete vedere in azione nel trailer seguente.
MX Video - Superliminal
Il tutto si basa solamente sulla percezione: come un oggetto ci appare alla vista non è necessariamente il suo aspetto reale, e questo ci permette di creare paradossi basati sulle mere illusioni, come ad esempio la possibilità di spostare un oggetto in una stanza semplicemente allineando l'oggetto che teniamo in mano con la finestra aperta della stanza, per poi lasciarlo proprio lì dentro dove si "materializzerà" però come molto più grande grazie all'effetto prospettico. Un'idea semplice ma realizzata in maniera eccezionale, che mi ha ricordato quando da bambino in macchina guardavo il panorama fuori dal finestrino e, mettendo le mie dita o dei giocattoli davanti ai finestrini, li immaginavo come dei giganti sul fondale grazie all'effetto prospettico. Questo è lo spirito che alimenta Superliminal.
Il tutto avviene in stanze di test sterili simili a quelle di Portal per l'appunto, ma anche aree simili alle stanze di una casa o di un albergo, forse anche per creare un maggior senso di familiarità al paziente. Anche qui, come nel capolavoro di Valve, l'illusione si rompe ben presto e troveremo sempre più spesso modo di uscire dagli schemi e finire in aree di servizio, corridoi bui, e stanze del sogno in cui non dovremmo finire. E se nel memorabile titolo del 2007 c'era la voce robotica di GLaDOS a richiamarci all'ordine, stavolta ci si trova ad interagire con dei registratori nei quali la voce del dottor Pierce cerca di riportarci nel percorso prestabilito.
L'elemento della ripetizione apparente è un altro punto focale del titolo: ogni capitolo della storia inizia con il suono della sveglia all'interno di un albergo. O almeno così sembra, perché poi ci si accorge ben presto che fa ancora tutto parte del sogno iniziato precedentemente. Questi passaggi in ambienti più realistici permettono al giocatore di interagire con elementi e costruzioni maggiormente comuni, con l'illusione che non è sempre apparente fin dal primo momento e con soprattutto le fasi finali del gioco dove mondo reale e sogno sembrano fondersi senza soluzione di continuità. Gli enigmi, comunque, si limitano a scenari classici dove premere bottoni, aprire porte o raggiungere punti elevati normalmente irraggiungibili, interagendo con le peculiari meccaniche del gioco per creare paradossi che ci permettano di passare. Nulla di sconvolgente a livello d'innovazione, ma l'idea di fondo è sufficientemente originale da non stancare.
Uno dei motivi per cui Superliminal difficilmente stancherà è la sua durata; la trama è completabile senza troppi problemi in meno di 2 ore anche esplorando abbastanza i livelli che possono contenere qualche piccolo segreto. Non c'è mai pericolo di morte, pertanto non ci sono difficoltà ulteriori, e la sfida sta unicamente nella logica degli enigmi ed il ritrovamento dei pochi segreti. Durata e rigiocabilità un pochino sotto la media del genere dunque. Segnalo inoltre con piacere che, nonostante il titolo presenti voci unicamente in inglese, tutti i testi sono stati tradotti egregiamente in italiano.
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