Recensione - The Sojourn
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
La brexit sta sicuramente abituando i britannici a pensare a due mondi distinti tra loro in base a come avverrà l'uscita dall'Unione Europea, che procede tra mille difficoltà. Sarà questo ad aver spronato gli sviluppatori inglesi di The Sojourn a creare un puzzle game dove si scoprono i lati oscuri di un mondo apparentemente puro, dovendosi alternare tra due mondi paralleli per riuscire a venire a capo di enigmi sempre più complessi? Magari no, ma è fin troppo facile pensarci. Del resto, è un titolo fatto per far spremere le meningi al giocatore.Chi ha mai giocato a puzzle game in prima persona come per esempio The Witness saprà già a grandi linee cosa aspettarsi: un mondo luminoso, tanto affascinante quanto sterile, che fa da contorno a una serie di enigmi sempre più complessi che vanno poco a poco a rivelare il senso del mondo stesso. E con un gameplay ridotto al minimo: si cammina piano, si interagisce ben poco con l'ambiente, niente acrobazie né tantomeno combattimenti. Il giocatore è solo chiamato ad affrontare enigmi mettendo in campo il proprio potere di viaggiare tra mondi paralleli.
MX Video - The Sojourn
Il gioco infatti ci spiega ben presto che, oltre al mondo in cui ci troviamo inizialmente, pieno di colori ed in cui ha prosperato un magico regno, c'è anche un sottomondo fatto di presenze alternative, di oscurità, di segreti. Il protagonista del gioco ha il potere di saltare da un mondo all'altro, elemento indispensabile per superare gli enigmi del gioco poiché il mondo alternativo spesso presenta architetture differenti, porte aperte anziché chiuse dall'altra parte, parti crollate e così via. E' però possibile fare solo pochi passi in questa modalità, perché ad ogni movimento si consuma un'energia che, una volta terminata, ci riporta nel mondo principale; questo non avviene però quando siamo fermi, permettendoci così di ragionare sulle nostre mosse senza penalità alcuna.
Il "sottomondo" presenta inoltre delle aree di luce dove possiamo ricaricare questa energia, e molti degli enigmi infatti vedono il giocatore costretto a trovare modi sempre più fantasiosi per tornare al punto di ricarica da posizioni sempre più avanzate della mappa. Per questo compito ci arriva in aiuto un altro potere del protagonista: la possibilità di scambiarsi di posizione con delle statue magiche che popolano gli enigmi di The Sojourn. Con la sola pressione di un tasto, basta puntare a una statua e come per magia il giocatore e la statua si scambiano di posizione. Continuando a fare così da posizioni diverse è possibile quindi spostare queste statue come se fossero delle pedine degli scacchi, per arrivare infine a una combinazione che permetta di arrivare tutto d'un pezzo all'uscita, magari perché una statua schiaccia un tasto, un'altra sbarra la strada a un ostacolo e così via.
Gli enigmi sono ovviamente l'elemento più importante del gioco, ma c'è anche un mondo abbastanza affascinante da scoprire, realizzato egregiamente con l'Unreal Engine 4. Quattro ambientazioni distinte con pochi segreti da scovare, ma che offrono un buonissimo colpo d'occhio mentre si guarda lo schermo alla ricerca della sfuggevole soluzione. E non sono tanto eventi o incontri che portano avanti la trama del gioco, perché di quella in realtà ce n'è poca. E' un percorso di scoperta di un mondo magico (e uno oscuro), spiegato attraverso dei godibili diorami fatti anch'essi di statue di pietra che narrano la nascita del regno in cui è ambientato il tutto. Il re, la regina, la nascita del principe, la sua crescita, i primi dubbi... ma mi fermo qui per non rovinare piacevoli sorprese.
Vista la difficoltà di alcuni enigmi avanzati del gioco, The Sojourn può richiedere tranquillamente una decina di ore, sicuramente sopra la media per un genere che spesso offre anche esperienze di 2-3 orette scarse. La rigiocabilità è minima vista la natura statica degli enigmi e la mancanza di modalità alternative o di segreti particolari, ma una durata sopra la media dovrebbe garantire abbastanza carne al fuoco per gli appassionati di enigmi. Sottolineo con piacere la presenza della localizzazione italiana, che copre tutti gli elementi del gioco ad eccezione del doppiaggio che invece rimane in inglese.
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