Recensione - SolSeraph
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Evidente ispirazione di SolSeraph è la saga giapponese ActRaiser, che negli anni '90 combinò in maniera decisamente innovativa elementi di strategia e hack 'n' slash bidimensionale. Il team Ace è peraltro anche autore del sorprendente Abyss Odyssey, che durante gli ultimi sussulti della scorsa generazione di console offrì uno stilisticamente accattivante gioco d'azione a scorrimento laterale, il cui gameplay sembra quasi un prototipo di quanto troviamo in SolSeraph: questo infatti prende le basi di Abyss Odyssey a livello di gameplay, ampliandole però con l'aggiunta di diversi elementi. Il principale è la presenza di un mondo di gioco piuttosto grande, esplorabile con visuale dall'alto e che collega diverse città, foreste, paludi: è in questa fase che il genere del titolo si stravolge completamente, diventando un mix di strategia in tempo reale e tower defense.Partiamo proprio da questa componente. Di volta in volta ci si allarga con la propria base su di una mappa di gioco interamente collegata. Si costruiscono strade, edifici di ogni genere e l'espansione porta alla possibilità di costruire sempre più lontano da casa. Vilaggi che generano uomini per lavorare, falegnamerie dove mandarli per raccogliere la legna, edifici difensivi come caserme o torri per difendersi dove a loro volta è possibile utilizzare questi combattenti e così via. In quella che sembra una versione molto semplificata di giochi di strategia classici come Age of Empires o StarCraft, bisogna ragionare con le risorse a disposizione nelle singole aree per costruire ecosistemi funzionanti, capaci anche di difendersi dalle orde nemiche.
MX Video - SolSeraph
E infatti, a differenza degli RTS di stampo più competitivo, non ci sono civiltà che parallelamente espandono il proprio impero ma qualcosa che ricorda più Defense Grid o altri tower defense: delle anonime basi nemiche da cui ogni tot minuti parte un'ondata d'assalto, che seguendo un percorso ben visibile cerca di raggiungere il centro città. Qui entrano in gioco le difese del giocatore, che dovrà così capire quanti uomini e risorse dedicare alla sostenibilità del proprio ecosistema e quanto alla difesa pura. Se non si producono abbastanza risorse è impossibile difendersi a dovere, ma se si pensa troppo alla produzione si rischia di non avere abbastanza difesa contro i mostri, che richiedono per altro diverse costruzioni e unità a seconda del tipo di nemico; per esempio i mostri volanti che vanno per forza abbattuti da arcieri su torri e che non possono essere toccate dalle classiche unità terrestri.
Le risorse sono limitate mentre i nemici non tanto, ergo bisogna lavorare anche per fermare le ondate. Le basi nemiche sono sparse in giro per la mappa, e allargando la propria base con strade e case si allarga anche l'area in cui è possibile costruire. Così facendo ci si può avvicinare a sufficienza per attaccare una di queste basi, ed è proprio in questi casi che SolSeraph diventa un platform game d'azione con visuale a scorrimento. Qui infatti si controlla un cavaliere in sezioni platform lineari, dove la sfida sta nel dover abbattere demoni che arrivano da ogni parte. Anche qui c'è una discreta varietà: spadaccini, nemici volanti, arcieri, di tutto e di più, con il protagonista che armato di spada e qualche potere magico dovrà destreggiarsi in combattimenti "pesanti" un po' come se fosse Dark Souls, ma sempre in una salsa decisamente arcade come solitamente accade nei platform. Questi combattimenti solitamente finiscono con un boss piuttosto massiccio da abbattere, anche se i loro comportamenti seguono quelli dei nemici più piccoli che oltre ad attaccare indistintamente non conoscono molte tattiche.
Con un regno che si allarga sempre di più sulla mappa di gioco, diverse basi nemiche da cui prima difendersi e poi da abbattere nonché alcuni dialoghi che dànno un minimo di contesto a una trama davvero basilare (la storia del gioco è letteralmente la sua premessa: siamo il custode di quest'area con il compito di difenderne le città), le 5-6 ore di gioco se ne vanno tra questo atipico mix di generi, con le parti strategiche che durano nettamente di più rispetto a quelle platform; abbastanza sorprendente, viste le ottime basi che i cileni Ace Team hanno già nel genere platform. Non ci sono modalità cooperative o competitive, il gioco si limita alla campagna che non è nemmeno più di tanto rigiocabile se non per la possibilità di poter utilizzare strategie differenti nella difesa delle città. Segnaliamo infine la presenza della localizzazione italiana per quel che riguarda i testi e i sottotitoli, con l'audio che invece rimane in inglese.
Commenti