Recensione - Layers of Fear 2
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Nonostante il "2" nel titolo, Layers of Fear 2 può essere tranquillamente goduto senza aver mai sentito parlare del primo episodio. Il gioco ci propone personaggi, ambienti ed eventi completamente slegati dal primo titolo, mantenendo però come filo conduttore la paura, l'angoscia e la follia. Il protagonista del gioco è un attore chiamato a girare un film nella prima metà del novecento, a bordo di una nave da crociera piena zeppa di ricchi turisti. Ben presto però iniziano a succedere cose strane: oggetti che prendono vita, bizzarre creature che tormentano il protagonista, l'architettura della nave che cambia in modi che vanno contro ogni legge fisica e logica. Quanto di tutto ciò è follia pura, e quant'è reale? Ma soprattutto, cosa sta accadendo?Layers of Fear 2 è in sé un'avventura abbastanza lineare. Poche scelte, poche deviazioni anche se alcune portano ad oggetti collezionabili come locandine cinematografiche o delle foto, visualizzabili nella propria stanza di questa nave che funge da albergo lussuoso tra le onde. Si tratta di un'avventura in prima persona di stampo abbastanza classico, sulla falsariga del primo episodio della saga: si esplorano corridoi, stanze e tutto ciò che il gioco mette davanti al giocatore. Non ci sono combattimenti, gli enigmi sono pochi e abbastanza semplici, ci sono alcune parti di abilità di cui parlerò più tardi, ma il clou di tutto è la narrazione, la creazione di un mondo di gioco che muta davanti agli occhi del giocatore. In Layers of Fear il "trucco" era che tutto ciò che circondava il giocatore poteva cambiare in maniera inaspettata. Si entrava in una stanza, si guardava indietro e la porta non c'era più, sostituita da un corridoio. Si girava un angolo e ci si ritrovava nello stesso corridoio di prima. Questa peculiarità trova posto anche nel nuovo episodio, ma non è più il tema principale del gioco, ed è quindi usata più sporadicamente per rendere alcune situazioni di maggiore impatto. Layers of Fear 2 punta su altri elementi per far leva su paure ed emozioni dei giocatori.
MX Video - Layers of Fear 2
Bisogna dire che il gioco è capace di variare molto rispetto alla relativa monotonia del primo capitolo grazie a molti tipi di enigmi, scene surreali di ogni genere che nella pazzia del protagonista lo catapultano all'interno di ricordi dell'infanzia o a vivere vere e proprie scene di film. Elemento quasi costante di questo mondo brutale sono i manichini di scena, che all'inizio del gioco sono giustamente fermi e in posizioni consone, ma che col dilagare della follia iniziano a prendere vita e animare anche stanze che sembrano prive di vita. Elementi di terrore sono però soprattutto dati dalla presenza quasi costante di un mostro umanoide che ricorda un po' il mitico Slenderman, che terrorizza e insegue il giocatore a più riprese in vere e proprie sessioni di fuga feroce attraverso i corridoi e stanze strette della nave che, per l'appunto, possono mutare in maniera inattesa. Ci sono anche altre sezioni con l'utilizzo di luci accecanti che attraversano un gran numero di stanze o fiamme bianche che vengono sparate dal cielo e che vanno evitate per proseguire. Si tratta sempre di un'avventura in prima persona sulla falsariga dei "walking simulator" più famosi, ma questa volta i ragazzi di Bloober Team prendono qualche minuscolo spunto da giochi un po' più movimentati di questo genere come per esempio Outlast.
Come detto, però, il focus rimane quello di narrare una storia, cercare di dare un perché alle strane visioni del protagonista e dare un contesto agli strani eventi che avvengono sulla nave - ammesso che siano veri e non tutto frutto dell'immaginazione. Per fare ciò, Layers of Fear 2 presenta ai giocatori tante situazioni di gioco diverse tra loro, molte delle quali davvero raccapriccianti e inquietanti che non hanno paura di affrontare anche tematiche come la morte, l'omicidio, la violenza fisica e gli abusi. Per farlo, usa il potentissimo e versatile Unreal Engine 4, utilizzato egregiamente per creare scenari al limite del fotorealismo, e con un'attenzione nei dettagli impressionante. E' così possibile raccogliere indizi leggendo fogli di giornale sparsi, farsi un'idea dell'epoca e del tipo di persona che viveva in una stanza in base agli oggetti che ci sono in giro, portando peraltro anche ad enigmi dove bisogna interagire con piccoli oggetti trovati in mezzo a tanti altri. Le interazioni con l'ambiente sono comunque abbastanza limitate e fattibili solo in determinate circostanze, pertanto non si rischia di dover raccogliere o osservare centinaia di oggetti inutili per le finalità della trama e del progresso.
Layers of Fear 2 non disdegna i jumpscare come elemento horror, ma l'effetto lo genera soprattutto con l'incertezza dei propri sensi (visto che il mondo circostante può mutare senza preavviso) e con la presenza sempre incombente del già citato mostro. E' più angoscia che paura, poiché la difficoltà del titolo è piuttosto bassa e morire non ha conseguenze particolarmente gravi, se non quella di tornare in dietro di pochi minuti di gioco al massimo. Si tratta tra l'altro anche di un gioco molto lineare, anche se ci sono alcuni momenti più concitati della trama dove è possibile scegliere tra due opzioni, con risultati differenti tra loro. La longevità si attesta sulle 9-10 ore, con una limitata rigiocabilità se non per la presenza di qualche collezionabile e le già citate scelte nella trama. Il titolo è inoltre tradotto in italiano per quel che riguarda testi e sottotitoli, mentre il parlato rimane in inglese.
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