Recensione - Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy è di fatto il remake di un remake. I primi episodi della saga uscirono negli ormai lontani anni 2000 sulle vecchie console portatili Nintendo GameBoy Advance, ma una pratica collezione remastered dei primi 3 giochi iconici della saga ha poi fatto il suo debutto anche su smartphone e Nintendo 3DS. Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy non è altro che il remake HD di quella stessa raccolta, portata per la prima volta sulle console casalinghe e segnando il debutto del giovane ma geniale avvocato Phoenix Wright anche al di fuori del mondo Nintendo e mobile.I tre giochi della trilogia iniziale sono pressoché identici come presentazione e gameplay, se non per una meccanica di "lucchetti psichici" che in realtà non stravolge assolutamente il modo di giocare, rendendo così i tre giochi godibili anche a sé, senza la preoccupazione di dover prima superare capitoli meno riusciti nel comparto della giocabilità. La trilogia dei titoli di Ace Attorney segue le vicende del giovane avvocato Phoenix Wright, chiamato in causa prima del suo previsto debutto in tribunale quando il suo caro amico d'infanzia Larry Butz viene accusato di un omicidio di cui non ha colpa. Larry è piuttosto imbranato e irascibile, e arrivando in tribunale la giuria sembra aver già deciso per la sua colpevolezza, con addirittura un testimone pronto a fornire un racconto degli eventi piuttosto convincente. A parte questo primo evento introduttivo che va subito al sodo, ciascun caso di Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy si divide fondamentalmente in quattro parti: una fase iniziale dove vediamo un flashback del crimine avvenuto e un po' di dialoghi dei protagonisti, una fase investigativa, il tribunale e infine un epilogo.
MX Video - Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy
Di base, i tre giochi presenti nella collezione sono delle visual novel abbastanza lineari nei dialoghi, dove seguiamo la carriera sempre più turbolenta del giovane avvocato accompagnato da personaggi carismatici come Mia Fey, proprietaria dello studio legale dove lavora il protagonista. Se le fasi di dialogo sono più statiche, quelle investigative prendono in prestito elementi dalle avventure grafiche punta e clicca, dandoci la possibilità di scovare segreti e indizi direttamente sulla scena del crimine. Tracce di sangue, oggetti in posizioni insolite, segni di lotta: tutto può aiutarci nell'indagine e quando troviamo qualcosa di potenzialmente utile questa viene aggiunta all'inventario, insieme ad altri elementi chiave come l'autopsia dell'eventuale vittima, l'arma del delitto e così via. Il caso non si risolve qui: in questa fase dobbiamo cercare di non perderci nemmeno il più minuscolo dettaglio per poter così trovare, successivamente, la verità.
Il vero divertimento inizia però all'arrivo in aula, quando vengono chiamati a testimoniare tutti i diretti interessati del caso, imputati o testimoni che siano. L'avvocato avversario farà di tutto per portare il discorso verso punti determinati, mirati a difendere il proprio cliente, e starà quindi a Phoenix Wright (e di conseguenza a noi) pressare l'interrogato per fargli commettere errori compromettenti qualora stia mentendo, o per aiutarlo a dire le cose giuste per scagionarsi qualora sia innocente. Risulta particolarmente spassoso il primo caso: è possibile chiedere chiarimenti a ciascuna frase dell'interrogatorio cercando di indurre la persona a sbagliare, ma soprattutto gridare una frase ormai iconica e fonte di tanti meme negli anni: Objection!
Se abbiamo svolto un buon lavoro nella fase investigativa, avremo l'inventario pieno di elementi chiave per l'indagine ed osservandoli possiamo farci un'idea di qualche incongruenza, che può dimostrarsi palese qualora la persona che sta testimoniando contraddice nettamente qualche elemento che abbiamo trovato sulla scena del crimine. A questo punto è possibile quindi interrompere tutto e obiettare alle dichiarazioni del teste, presentando una delle prove a nostra disposizione. Attenzione però, perché presentare troppe prove irrilevanti e inconclusive porta a perdere il caso e dover ripartire da capo con la scena. Non è pertanto possibile sparare alla cieca, nella speranza di sbloccare il caso per tentativi: fin troppe le testimonianze e gli indizi per poterci anche solo pensare.
Il fulcro di questi giochi è quindi osservare ogni dettaglio dei crimini commessi, difendere l'onore così del presunto innocente cliente e trovare il vero colpevole attraverso l'utilizzo sapiente degli indizi, usati per smontare testimonianze errate ed incongruenze varie. Si tratta di casi piuttosto lineari nello svolgimento, anche se ovviamente l'ordine degli indizi presentati può variare, ma c'è fondamentalmente un solo vero punto di arrivo, cioè la risoluzione del caso, seguito quindi da risvolti di trama vari che naturalmente non vi spiego in dettaglio per non rovinare le sorprese. Sappiate comunque che nemmeno i protagonisti del gioco sono intoccabili, e i casi giudiziari che dovranno affrontare possono riguardarli molto da vicino, scombussolando così la loro carriera e vita privata.
Il totale di quattordici casi presentati attraverso tre giochi scorre via abbastanza fluidamente nell'arco di una sessantina d'ore, anche se in assenza di un doppiaggio audio è tutto affidato alle buone vecchie aree testuali con i dialoghi da scorrere, purtroppo però esclusivamente in inglese vista l'assenza della traduzione italiana. Lo stile anime del titolo con fondali 2D rende il gioco meno soggetto all'invecchiamento tecnico, ma fa storcere un po' il naso vedere personaggi ed elementi scenici spesso di risoluzione relativamente bassa, con le poche animazioni presenti che risultano molto legnose, ripetitive e poco dettagliate. Nulla di grave, comunque, per chi è abituato a gustarsi visual novel vecchio stile.
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