Recensione - Call of Cthulhu
Il Gioco
La celebre pittrice Sara Hawkins, sorprendendo la buona società di Boston, ha deciso di seguire il volere del marito Charles e mettere su famiglia nell’immensa magione degli Hawkins sull’isola di Darkwater. Purtroppo la già lugubre atmosfera del posto, antico centro per la caccia alla balena ormai in rovina, viene ulteriormente appesantita dall’infausta dipartita della donna - e di tutta la famiglia - in un incendio che lascia la villa rovinata e abbandonata. A Boston, terra natale di Sara, la notizia getta nello sconforto il padre che, deciso a scoprire la verità, assume l’investigatore privato e veterano di guerra Edward Pierce, nella speranza di riabilitare il nome della figlia perduta. Così, disturbato dai ricordi dei massacri europei vissuti con il proprio battaglione e rincuorato in parte dal whiskey, mister Pierce salpa alla volta di Darkwater forte di un solo indizio: una visione maledetta lasciata su tela da Sara prima della sua tragica fine.È questa la premessa narrativa che innesca la miccia di Call of Cthulhu, horror game investigativo in prima persona sviluppato da Cyanide Studio (Styx, Game of Thrones, Of Orcs and Men). Prendendo come punto di riferimento la mitologia Lovecraftiana incentrata sugli Antichi, il Grande Cthulhu e le empietà astrali, il team di sviluppo francese ha dato vita ad un gioco che alterna diversi stili ludici per offrire di fatto un’avventura che piega il gameplay alle esigenze della trama e non viceversa. Nei panni di Edward Pierce esploriamo le spiagge di Darkwater, le stanze di villa Hawkins e i corridoi dell’ospedale locale alla ricerca di indizi e prove utili a raccogliere tutti i fili in un’unica matassa di forma sensata.
All’atto pratico il tutto si traduce in una prima fase esplorativa che serve per raccogliere informazioni e indizi capaci di arricchire, se non deviare profondamente, il corso dei dialoghi e degli interrogatori degli abitanti dell’isola. Alcune domande e risposte deviano il corso della storia, e soprattutto avvicinano la mente di Pierce al baratro della follia. In Call of Cthulhu, infatti, molto peso è dato all’aspetto psicologico dell’esperienza vissuta dall’investigatore. Tanto che nelle situazioni più concitate e inspiegabili, se non si è creato un solido background di informazioni e indizi, Pierce può cadere preda di vere e proprie crisi di panico che lo portano a sfuggire fisicamente e mentalmente dalla situazione in corso.
MX Video - Call of Cthulhu
Man mano che si procede lungo i quattordici capitoli in cui è divisa la storia, per un totale di circa sei/sette ore di gioco, le situazioni vissute spingono il protagonista, e di conseguenza il giocatore, a scegliere se lasciar cadere gli argini della follia accettando il Mito, o respingere le avances del Leviatano per arrivare alla verità reale, quella saldamente ancorata alla nostra realtà.
Per poter affrontare tutto questo, e le parti d’azione basate su un gameplay fortemente ispirato da titoli come Outlast e Amnesia, dove ci si nasconde e si scappa dal nemico, Pierce può fare affidamento sulle sue conoscenza in materia di Occulto, Medicina, Investigazione, Fiuto, Forza e Psicologia, che possono essere potenziate con i punti esperienza e che servono per poter sbloccare certe linee di dialogo e certi indizi (un buon punteggio in Investigazione, ad esempio, ci permette di aprire i lucchetti con il grimaldello). La raccolta di particolari libri e biglietti ci consente infine di aumentare le statistiche di Occulto e Medicina, così da poter comprendere meglio gli elementi del Mito e della minaccia che si muove nelle ombre di Darkwater.
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