Recensione - Call of Duty: Black Ops 4
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Call of Duty è una di quelle saghe che non ha reale bisogno di presentazioni. Centinaia di milioni di copie vendute tra i numerosi capitoli, uscite annuali continue, record su record battuti, diverse innovazioni di gameplay che hanno influenzato praticamente ogni altro sparatutto sul mercato nell'ultimo decennio. Quest'anno però qualcosa è cambiato: se i titoli della serie sono ormai da anni divisi tra Campagna, Zombi (o altra modalità co-op a ondate) e Multiplayer, Call of Duty: Black Ops 4 è il primo a non offrire una Campagna single player. Il vuoto lasciato dalla storia è però stato colmato da una prima assoluta per il franchise: la modalità Battle Royale Blackout.Non corriamo troppo però: anche se non c'è una Campagna questo non vuol dire che la componente single player sia del tutto assente. Ricordate gli Specialisti di CoD: Black Ops III, come Battery o Ruin? Molti di loro ritornano in questo capitolo con una serie di missioni Specialista legate da una trama che funge da flashback agli eventi piuttosto confusionari di BO3. Tramite una serie di cut-scene pre-renderizzate scopriamo che questo team di specialisti avrebbe dovuto anni prima completare un'operazione di disarmo di terroristi, ma la missione fu rovinata probabilmente a causa di un traditore. La trama quindi ci viene narrata attraverso questi filmati, mentre il gameplay vero e proprio avviene in una sorta di simulazione VR nelle mappe multigiocatore del titolo, contro bot che dovremo sconfiggere fino a 3 volte in 3 difficoltà distinte, il tutto mentre impariamo a padroneggiare modalità come Deathmatch a squadre, Cerca e Distruggi o la nuovissima Controllo. Prima di questo, però, la voce virtuale di Mason del primo Black Ops ci invita a provare in specifiche missioni tutorial le abilità di ognuno dei personaggi/classi del gioco, presenti sia in questa modalità che nel comparto multigiocatore: le fiamme letali di Ruin, le opzioni tattiche di Ajax, gli esplosivi devastanti di Battery. Un ottimo modo per comprendere pregi e difetti di ciascuna classe prima di gettarci nelle arene online.
Ma è chiaro che la portata principale del gioco, ancor più che nei titoli passati, sia il multiplayer. Se avete giocato a un'esperienza online della serie da Modern Warfare dal 2007 in poi, grosso modo sapete cosa aspettarvi: classi personalizzabili nelle funzionalità e nel look, ricompense uccisione per i giocatori, mappe contenute in cui mettere in campo ogni tipo di equipaggiamento militare, ed un sistema perenne di sblocchi dove tra sfide, potenziamenti, skin e obiettivi secondari si cerca sempre di lavorare a qualcosa oltre al risultato finale della partita singola. Nella fattispecie, Call of Duty: Black Ops 4 segue le ormai assodate tradizioni di Treyarch: un TTK (time to kill, cioè il tempo necessario, in colpi subiti, per morire) più alto rispetto alla media dei Call of Duty di Infinity Ward o Sledgehammer Games, mappe che quasi sempre seguono la struttura delle tre corsie per suddividere la battaglia e offrire sempre strade alternative, un gameplay più mirato alla tattica con dispositivi anti-camper e armi meno letali, permettendo a chi viene colto alla sprovvista di riuscire comunque a rispondere in qualche modo. Se devo paragonare il feeling generale di questo multiplayer a quello di un altro capitolo, lo confronterei con Black Ops 2: i movimenti, la velocità, il feeling delle armi sembrano ricalcare molto quanto fatto in quel capitolo.
MX Video - Call of Duty: Black Ops 4
Anche la giocabilità, pur prendendo diversi spunti dal terzo capitolo di BO, tenta di avvicinarsi alla guerra più confinata dei primi capitoli. Niente più corse sui muri o voli disumani: restano solo le scivolate di potenza e la velocità scattante. Se ne vanno anche buona parte dei poteri più esagerati degli specialisti, come le granate di Battery che riducevano in briciole il nemico (questa abilità c'è ancora, ma è molto meno devastante), ma anche le ricompense punteggio più folli come l'HATR o la nave RAPS, capaci anch'esse di vincere quasi da sole le partite. C'è finalmente di nuovo più enfasi sugli scontri da fuoco, e per questo sono state anche introdotte numerosi opzioni tattiche, ispirate a sparatutto più ragionati come uno dei successi del momento, Rainbow Six: Siege. Le abilità degli specialisti infatti sono molto più inclini a favorire la squadra invece che il singolo: meno armi folli, quindi, e più abilità speciali, come la granata stordente di Ajax che toglie i sensi ai nemici per diversi secondi, ma anche abilità di gruppo come la possibilità di vedere gli avversari attraverso il muro o il nuovissimo inserimento tattico di Seraph, che questa volta può essere utilizzato dall'intero gruppo. Ci sono anche boost di vita e di munizioni, ed una devastante scarica di calore di Firebreak capace di stanare i camper; insomma, tutti per uno, uno per tutti.
Questa filosofia di squadra emerge anche dal nuovo sistema di gestione delle uccisioni, il sistema EKIA che dà l'uccisione a tutte le persone che hanno partecipato ad essa invece di distinguere colpi letali e assist, evitando anche situazioni frustranti quando un alleato si prende l'uccisione dopo che il 90% del lavoro l'abbiamo fatto noi. Un altro elemento che riscrive le opzioni tattiche delle sparatorie è inoltre il sistema dei medikit, degli iniettabili capaci di far riprendere la salute massima in un paio di secondi. Non c'è più infatti la rigenerazione automatica della salute: bisogna entrare nei conflitti a fuoco dovendo costantemente decidere se sia più importante perdere un secondo o due per curarsi o se spendere altrettanto tempo per ricaricare, rimanendo però più scoperti e magari con la salute bassa. Il livello di salute ha subìto un boost, passando dai classici 100 a 150, ma con questa nuova filosofia ribaltare le sorti di un conflitto a fuoco diventa ancor più possibile e fattibile. Anche numerose altre meccaniche di gioco sono state tarate per un'esperienza più tattica, come la minor presenza di granate mortali o gli equipaggiamenti che riducono gli slot disponibili per le granate.
Insomma, per la prima volta da diversi anni, le armi da fuoco sono nuovamente l'elemento primario degli scontri online e giocare di squadra è più importante che mai. E se il design delle mappe non cambia il modo di giocare, alcune delle nuovissime modalità di gioco sì. Una su tutte è Controllo, che è una delle modalità più rinfrescanti che la saga abbia avuto negli ultimi anni. Si tratta di una sorta di mix tra Cerca e Distruggi e Conquista di Battlefield, ma nelle mappe piccole e frenetiche di CoD. Qui una squadra ha due obiettivi da conquistare, mentre l'altra dovrà fare di tutto per difenderli; le partite sono suddivise in round con un tempo limite per le conquiste (similmente a Cerca e Distruggi, appunto), ma anche con un numero di vite limitate per ogni giocatore, 30 per l'esattezza; questo porta i giocatori a cercare di non morire inutilmente, facendo in modo che ciascuna vita persa valga quantomeno un pezzettino di conquista o qualche uccisione. E' una modalità davvero ben riuscita, che unisce i due volti del multiplayer di Call of Duty: la frenesia di modalità come il Deathmatch a Squadre, e il tatticismo di Postazione o CED. Un'ottima trovata, ed è una delle tante cose riuscite in questo atipico multiplayer ibrido che Treyarch ha creato.
E dove c'è Treyarch non può non esserci Zombi: la modalità co-op arriva quest'anno più ricca che mai. Si parte con ben tre mappe a disposizione (con la quarta mappa Top Secret già disponibile per i possessori del Season Pass) e si tratta senza dubbio alcune delle più creative che si siano viste finora nella serie: una crociera sul Titanic, una scampagnata all'era degli antichi romani in mezzo ad un'arena di gladiatori dove oltre ai non-morti dovremo fronteggiare anche delle tigri, ed infine un ritorno ad Alcatraz, luogo di diversi avvenimenti nella storia strampalata di Zombi. Con la sua lore fatta di viaggi nella mente e nel tempo, Zombi è sempre stata una modalità abbastanza complessa da capire: oltre alle ondate di non morti da sconfiggere e tanti potenziamenti da ottenere per migliorare le chance di sopravvivenza del proprio team, ci sono sempre stati i cosiddetti easter egg che permettono al giocatore di sbloccare eventi speciali, boss, e addirittura un finale, ma questo solitamente avviene tramite meccanismi complessi e cervellotici difficili da trovare senza delle guide YouTube.
Treyarch ha voluto stavolta offrire un'esperienza Zombi accessibile a tutti, offrendo diversi aiuti e opzioni alternative a chi è meno portato per questa esperienza brutale. A parte quattro difficoltà tra cui scegliere, inclusa la Facile che rende il tutto quasi fin troppo facile ma decisamente ideale per capire le meccaniche avanzate, c'è anche un breve ma pratico tutorial che spiega le regole base della modalità. Troviamo anche una modalità Assalto dove le porte vengono aperte automaticamente man mano che avanziamo e dove conta solo una cosa: fare punti su punti. Ideale per chi non cerca di scervellarsi ma solo di far saltare cervelli altrui. Oltre poi alle solite opzioni di gioco in locale (disponibile anche per le modalità multiplayer), quest'anno il supporto dei bot tocca anche la modalità Zombi, con alleati controllati dall'IA che possono finalmente essere impiegati contro i non morti. Peraltro si tratta di un'IA sorprendentemente competente, con la quale si raggiungono quasi senza fatica almeno 15-20 round a difficoltà Standard. Un buon team per chi non vuole cimentarsi online insomma, e come sempre è tutto affrontabile anche in split screen a 2 giocatori.
E se fin qui abbiamo parlato di modalità già note (seppur rinnovate e dal feeling più fresco) per la serie, la grande novità di Call of Duty: Black Ops 4 è Blackout, che va ad inseguire una delle maggiori rivoluzioni che hanno letteralmente travolto il mondo degli shooter online negli ultimi tempi: i Battle Royale. Alla base Blackout ci presenta una struttura di gioco molto simile a PUBG, con una mappa sterminata dove circa 100 giocatori di lanciano da un aereo, paracadutandosi nelle varie zone della mappa alla ricerca di armi ed equipaggiamenti. Anche qui un cerchio di tempesta restringe sempre più il campo di battaglia, eliminando chi ne rimane fuori e concentrando progressivamente i giocatori con scontri sempre più serrati finché non rimane un solo vincitore. Un contrasto netto con le frenetiche e piccole di CoD, ma Treyarch con la collaborazione di Raven ha portato numerose novità per rendere questa modalità qualcosa in più di un semplice clone dei popolarissimi PUBG o Fortnite.
In primis c'è da parlare delle meccaniche shooter. Call of Duty da oltre un decennio offre uno dei gameplay sparatutto puri più soddisfacenti, con movimenti scattanti e reattivi e sparatorie precise, il tutto a 60 fps; riproporre queste caratteristiche in un Battle Royale è già un enorme punto a favore del gioco rispetto ai rivali. Con le dovute modifiche del caso (come ad esempio l'introduzione della caduta balistica dei proiettili sulle lunghe distanze), Treyarch ha saputo trasporre tutti i pregi del gameplay estremamente rifinito di questa saga; c'è anche qui ovviamente un sistema di cure manuali suddivise in tre diverse categorie di medkit, un sistema di tre livelli di corazza, ma soprattutto tante, tantissime armi ed equipaggiamenti da reperire sul campo di gioco. Le armi solitamente si trovano "nude", senza silenziatori, mirini o altri accessori, anch'essi sparsi in giro per la mappa all'interno di case, capannoni, campi. Sta quindi al giocatore crearsi man mano il proprio arsenale, ma anche assicurarsi di avere abbastanza munizioni, granate, ed equipaggiamenti come i rampini o le esplosive mine mesh.
E vista la vastità della mappa, Blackout introduce un altro elemento inusuale per il multiplayer di Call of Duty: i veicoli. La loro guida è molto semplice e prevede sia veicoli da terra come quad e camion che mezzi d'aria e acqua come una barca a motore o perfino un elicottero, elemento davvero raro per il genere ma che offre nuovi importanti elementi tattici. Naturalmente il tutto è giocabile in solitaria oppure in squadre da due (con un conteggio massimo dei giocatori che arriva a 88), o in squadre da quattro giocatori (arrivando così ai classici 100 giocatori). Chiunque rimanga vivo di un team porta alla vittoria alla propria squadra, quindi conviene giocare di squadra con equipaggiamenti ed armi ben bilanciate tra tutti. Ci sono per esempio i lanciarazzi utilissimi per eliminare veicoli nemici, ma che andando ad occupare uno slot arma rendono ovviamente il giocatore più esposto al fuoco nemico e con meno chance di contrattacco. Stupisce poi come i perk del multiplayer siano qui diventati dei veri e propri equipaggiamenti a tempo. E' possibile ad esempio equipaggiare Silenzio di Tomba per avere per qualche minuto i passi praticamente impercettibili, ma anche perk nuovi mirati direttamente alla Battle Royale che possono ridurre i danni subiti dal cerchio dell'area di gioco o segnalare la posizione dei potenziamenti sparsi in giro per la mappa.
Unendo il gameplay rifinito e preciso di Call of Duty, un sistema di cure molto più veloce della concorrenza, veicoli anche aerei e perk, Blackout si presenta come un'esperienza Battle Royale assolutamente interessante e di qualità; non manca neanche l'elemento nostalgia, visto che molte aree della mappa sono ispirate a mappe storiche della serie come Firing Range, Nuketown, Cargo, o addirittura Asylum che offre persino gli zombi. Sconfiggendoli è possibile mettere mano su equipaggiamenti potenti, ma ovviamente combattendoli provochiamo molto rumore attirando molto facilmente i giocatori nemici. Ci sono anche oggetti rari reperibili in giro per la mappa che servono per sbloccare i vari Specialisti anche nella modalità Blackout, ma in questo caso non offrono vantaggi tattici ma solo un cambio d'aspetto.
Insomma, complessivamente Call of Duty: Black Ops 4 quest'anno si presenta come un titolo multiplayer a tutto tondo, capace di soddisfare tutte le esigenze: simulazioni simil-multiplayer con l'IA, un corposo multiplayer competitivo con 14 mappe e nuove modalità di gioco, una modalità Zombi più ampia che mai e persino una componente Battle Royale già molto ricca, curata e divertente, in grado di competere con i colossi del genere. E per chi gioca da solo, le missioni Specialista offrono comunque diverse ore di divertimento mentre grazie alla presenza dei bot è ora possibile giocare offline sia alle modalità multiplayer che per la prima volta a Zombi, con i compagni guidati dall'IA. E, come sempre, è tutto tradotto e doppiato in italiano.
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