Recensione - The Spectrum Retreat
Il Gioco
Come spesso accade con le avventure-puzzle in prima persona (i giochi alla Portal, per intenderci), The Spectrum Retreat ci getta immediatamente nel mondo di gioco senza darci molte spiegazioni, lasciando che siano l'ambiente stesso ed eventuali personaggi a rivelare un po' alla volta la storia mentre avanziamo di enigma in enigma. Ed in questo caso il mondo del gioco è interamente racchiuso nelle mura del Penrose Hotel, un edificio in stile art déco nel quale ci svegliamo all'inizio dell'avventura; non si tratta però però di un normale hotel, e scoprirete presto che non è neanche un luogo reale. Il Penrose è infatti una simulazione nella quale siamo stati rinchiusi per motivi inizialmente ignoti, ma che diverranno sempre più chiari nel corso dell'avventura; il luogo è praticamente deserto, non v'è traccia di ospiti e le uniche presenze sono quelle del personale di servizio rappresentato da automi senza volto, che si rivolgeranno a noi per invitarci a fare colazione o mentre visitiamo le varie stanze dell'hotel.Poco dopo il nostro risveglio veniamo contattati, tramite uno strano telefono-terminale di forma discoidale, da una donna connessasi alla simulazione dall'esterno, probabilmente un'operatrice del sistema: lei stessa non sa il motivo per cui siamo rinchiusi lì dentro, ma vuole aiutarci ad uscirne e ci spiega (con dialoghi in inglese sottotitolati in italiano) che l'unico modo per farlo è rimuovere uno dopo l'altro tutti i blocchi di sicurezza dell'hotel, uno per ogni piano della struttura. Per rimuovere questi blocchi dovremo hackerare le relative strutture di sicurezza, risolvendo gli enigmi presenti in gruppi di 8-10 stanze. Nel corso della nostra esplorazione incontriamo però anche elementi provenienti dal mondo reale, sprazzi di memorie che un po' alla volta ci aiuteranno a ricordare un tragico passato fino a comprendere come mai siamo finiti lì dentro.
L'hotel, quindi, non è altro che un hub che esploriamo per accedere a questi gruppi di livelli-puzzle: dopo aver completato quelli di un piano dobbiamo tornare alla nostra camera da letto per "resettare" la giornata prima che le routine della simulazione si accorgano che abbiamo modificato qualcosa, per poi passare agli enigmi del piano successivo. Mentre i locali dell'hotel sono arredati come ci aspetteremmo da un luogo di quel tipo, una volta entrati nelle aree con gli enigmi (protette da porte con un tastierino numerico la cui combinazione dovremo prima reperire esplorando l'ambiente) ci ritroviamo ad esplorare aree molto più spoglie ed asettiche, dominate da cubi e barriere energetiche di diversi colori: bianche, rosse, verdi, blu.
MX Video - The Spectrum Retreat
E sono proprio i colori l'elemento alla base del gameplay di The Spectrum Retreat. Il dispositivo circolare di cui siamo in possesso può infatti "assorbire" il colore presente nei cubi restituendo in cambio quello posseduto in un certo momento: se il dispositivo ha assorbito il colore rosso e lo puntiamo ad esempio su un cubo verde, il dispositivo diverrà verde mentre il cubo diventerà rosso. Il ruolo delle barriere energetiche è invece molto semplice: consentono il nostro passaggio solo se abbiamo assorbito il loro stesso colore. E proprio come in Portal, lo scopo di ogni livello è quello di arrivare alla porta d'uscita che ci condurrà al livello successivo o, qualora siamo nell'ultimo livello di un piano, all'uscita della serie di enigmi per tornare all'hotel e procedere verso il piano successivo.
Ovviamente in ogni livello tra noi ed il punto d'uscita si frapporranno numerose barriere che dovremo capire come superare: se all'inizio è piuttosto semplice individuare i blocchi del giusto colore da assorbire per attraversare le barriere, più si va avanti e più gli enigmi diventano contorti, richiedendoci di eseguire numerosi passaggi per "portare" specifici colori fuori da delle stanze attraverso barriere di colore diverso, con nuovi elementi di gameplay che si aggiungono man mano che saliamo nei piani dell'hotel: passerelle energetiche che possiamo attraversare solo se abbiamo un colore diverso, pannelli di teletrasporto sui quali possiamo materializzarci solo se abbiamo il loro stesso colore, pedane che spostano la gravità dell'area verso le pareti cambiando completamente la prospettiva del livello e blocchi colorati che, quando li tocchiamo con un altro colore, lo annullano ridiventando del colore originale, di fatto facendo sparire il colore che avevamo precedentemente assorbito.
E non è neanche infrequente incontrare vicoli ciechi che non ci permettono di proseguire (ad esempio perché abbiamo "perso" un colore necessario al completamento del livello o perché siamo rimasti inavvertitamente chiusi in una stanza con un portale di un colore che non abbiamo più); in questi casi l'unica è riavviare l'enigma corrente dal menu di pausa. Ma, seppur impegnativi, gli enigmi propostici non sono mai impossibili (non è The Witness, per intenderci), e con un po' d'impegno e deduzione logica riuscirete sempre ad arrivare alla fine con buone soddisfazioni.
Arrivare alla fine della storia vi terrà occupati per circa sei ore, una buona durata per il prezzo economico al quale il gioco è proposto; il raggiungimento dei titoli di coda rappresenta anche la fine dell'esperienza visto che, rigiocandolo, il tutto si riproporrà in maniera identica ed anche molto più breve dato che ormai conoscete la risoluzione degli enigmi. Unica variante una scelta che dovrete compiere alla fine del gioco, ma che cambierà solo gli ultimissimi secondi della storia.
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