Recensione - City Of Brass
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Il titolo di Uppercut Games, uno studio composto da alcuni veterani dei primi due BioShock, si apre con un pratico, veloce e divertente tutorial che offre anche un contesto all'azione che andremo a vivere nel resto del gioco. Il titolo ci immerge con visuale in prima persona tra palazzi e sotterranei dal sapore mediorientale alla Prince of Persia, rigorosamente generati proceduralmente e quindi ogni volta diversi; lo scopo è raggiungere il cuore di una misteriosa città generatasi magicamente tra le sabbie del deserto, dove troveremo un mitico e preziosissimo tesoro.Il genere scelto dagli sviluppatori per questa avventura è l'FPS roguelite, che quindi non ci immerge solo in livelli generati casualmente ma che comporta anche il permadeath, costringendoci a ricominciare dall'inizio ogni volta che veniamo uccisi (dopo aver esaurito tutta la salute, rappresentata da dei cuori). Non si tratta comunque di un FPS classico, infatti gli attacchi a distanza si usano molto poco e sono molto più comuni quelli corpo a corpo con la nostra fida scimitarra, affiancata da una frusta per colpire i nemici più lontani. Può capitare nel corso dell'avventura di cambiare queste armi (ad esempio è possibile ottenere una mazza al posto della spada), ma il gameplay rimane pressoché invariato.
MX Video - City Of Brass
Ed è proprio il loop di gameplay ad essere al centro del titolo: l'esplorazione di aree generate casualmente piene di trappole, tesori da scovare e di nemici da sconfiggere alla ricerca dell'uscita di ciascun livello che, tra l'altro, è da raggiungere entro un tempo limite segnato dalle sabbie del tempo. Giusto per rimanere in tema Prince of Persia, insomma. Ci si deve quindi destreggiare tra spuntoni letali, botole trappola, piante malefiche che rallentano il giocatore, esplosivi ma anche e soprattutto nemici che attaccano con pattern abbastanza lineari ma che possono arrivare anche in gran numero, costringendoci a sfruttare al meglio le armi a nostra disposizione.
La frusta in genere non fa molti danni ma può essere un ottimo strumento per stordire i nemici dalla distanza per poi finirli con le armi corpo a corpo, ma ha numerosi altri utilizzi: può essere usata per distruggere oggetti, per raccogliere a distanza i tesori sparsi per i livelli, per attirare a noi alcuni oggetti lanciabili ai nemici come vasi o barilotti esplosivi e, infine, funge anche da rampino per aggrapparci ad alcuni anelli posizionati sugli edifici e raggiungere così velocemente altre aree. Insomma, la frusta è sicuramente la nostra miglior amica e vero e proprio elemento distintivo del gameplay.
Iniziando una partita è possibile anche attivare dei bonus e malus, che possono aumentare o abbassare la difficoltà modificando la quantità di danni, di monete guadagnate (spendibili poi in ulteriori abilità in giro per le dungeon) e così via, mentre trasmettendo la nostra partita su Mixer potremo permettere anche ai nostri spettatori di spendere punti Spark (la valuta interna a Mixer ottenuta effettuando o guardando le dirette) per aiutarci o metterci in difficoltà con la generazione di salute, loot o nemici.
Come accennato, il permadeath comporta che una volta morti definitivamente dovremo ricominciare il titolo da capo con livelli ogni volta diversi, e per arrivare alla fine dobbiamo superare una dozzina di aree di difficoltà sempre crescente gestendo bene la poca salute a disposizione, ma ovviamente la rigiocabilità è alta grazie alla generazione casuale dei livelli, alla difficoltà personalizzabile ma anche per via di certi obiettivi molto tosti da raggiungere. Infine City Of Brass presenta una traduzione completa dei testi in italiano, mentre non è presente alcuna forma di parlato.
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