Recensione - Mulaka
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Prima di iniziare Mulaka non ero a conoscenza dei Tarahumara, una popolazione indigena che si trova nel Chihuahua, al nord-ovest del Messico. E' anche molto atipico vedere videogiochi che si occupano di culture indigene o di tribù pressoché ignote, anche se non mancano gli esempi como Never Alone, che si è occupato del folklore di una tribù eskimese, mentre l'eccellente metroidvania Guacamelee era immerso nella cultura messicana in generale.Lo studio messicano Lienzo compie con Mulaka un'opera simile dedicandosi al popolo dei Tarahumara, una tribù di nativi precedenti alle invasioni coloniali noti principalmente per le loro incredibili doti di corridori su lunghe distanze. Qui vestiamo i panni del giovane Sukurúame, partito per un lungo pellegrinaggio attraverso le terre della zona. Il suo viaggio spirituale lo porta a scoprire l'esistenza di tante creature insolite, che sembravano il frutto della fantasia degli scrittori di un tempo ma a quanto pare esistono realmente: bizzarri gamberoni dal teschio umanoide, scorpioni maligni, mantidi da combattimento e così via, tutte creature basate su animali reali.
MX Video - Mulaka
Il sistema di combattimento è abbastanza semplice come comandi, ma risulta comunque piuttosto spettacolare ed acrobatico. Il gioco è vissuto interamente con visuale in terza persona, ed il protagonista può fare salti, schivate nonché alternare un paio di attacchi differenti con le proprie armi corpo a corpo (in primis un bastone), con la possibilità inoltre di usare frecce e qualche potere particolare, come la possibilità di spiccare grandi salti per poi colpire a terra e spazzare tutti. Insomma, non avrà la profondità e la varietà di Bayonetta, ma i combattimenti hanno il loro fascino, soprattutto visivamente dato che tatticamente non offre così tanti spunti. Tutto questo lo si affronta sia contro nemici più semplici e veloci da battere (che si rigenerano tornando a sbarrarci la strada qualora dovessimo tornare sui nostri passi), che dei veri e propri enormi boss.
L'avventura di Sukurúame non è però fatta solo di combattimenti: il vero fascino di Mulaka sta negli splendidi paesaggi ed aree esplorabili del gioco, realizzati tutti con uno stile 3D lo-fi, fatto di modelli poligonali minimali ma arricchiti da colori vivaci, effetti speciali di buon livello ed elementi grafici moderni.
Attraverso queste splendide location, che variano dai deserti fino alle montagne, veniamo anche chiamati a risolvere enigmi o ad affrontare delle sezioni platform abbastanza semplici e rese più varie da alcuni poteri acquisiti da Sukurúame nel corso dell'avventura. Il gioco può essere completato in poche ore, anche se ci sono un po' di segreti ed obiettivi secondari a cui puntare e per i quali può valer la pena riaffrontare la storia ancora una volta. Assente infine la localizzazione italiana: testi e sottotitoli sono disponibili unicamente in inglese e spagnolo, mentre il parlato è nella lingua originale dei Tarahumara.
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