Recensione - Lightfield
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Anche se nell'introduzione ho parlato di racer futuristici, dopo pochi secondi in Lightfield ci si rende conto che il genere del titolo di Lost in the Garden è piuttosto diverso. Se lo stile artistico futuristico, astratto e molto colorato ricorda indubbiamente titoli come WipeOut o il recente, italianissimo ed eccellente RedOut, il gameplay è profondamente differente. Anche qui guidiamo navicelle volanti, ma stavolta la libertà di movimento è completa con la possibilità addirittura di decollare letteralmente e crearci di fatto il nostro percorso, aiutati anche da un level design estremamente aperto.Lightfield non è però un gioco di corse aeree, affatto: volare è infatti nettamente più lento che correre a terra o sulle pareti delle strutture che popolano i livelli. Il volo, semmai, serve a connettere tratti da affrontare con la massima creatività e abilità, dato che ci sono anche dei boost di velocità dati dagli attacchi e dagli stacchi a una superficie. Si può iniziare un rettilineo sul pavimento, proseguendo sul muro, passando sul soffitto, magari passando anche su qualche tubatura o muro mobile per ottenere ulteriore velocità. Più che un racer futuristico sembra più simile a giochi parkour, ma a bordo di dispositivi che superano la velocità del suono.
MX Video - Lightfield
Le piste, solitamente sospese a mezz'aria su pianeti a noi sconosciuti, si estendono davvero in ogni direzione e non tengono conto di nessuna convenzione. Una strada normalissima potrebbe apparentemente interrompersi contro un muro, con la gara che quindi ruota di 90 gradi e procede come niente fosse. Potrebbe non esserci nessuna superficie a cui appoggiarsi, e per questo si vola fino al prossimo pezzo di terra ferma per guadagnare velocità per procedere verso il prossimo checkpoint. Con la sola pressione di un tasto ci si attacca a qualunque elemento sfruttandolo per ottenere un boost di potenza, utile a guadagnare qualche centesimo di secondo qua e là.
Le fantasiose piste del gioco sono un discreto piacere per gli occhi, con un look fantascientifico che ricorda vagamente la sci-fi anni '80, pur senza esagerare con l'uso dei colori scuri o neon. La visuale in terza persona permette di avere buon controllo su quanto avviene intorno al proprio veicolo, anche se ovviamente il saltare tra superfici con angolature totalmente differenti può indurre nausea a chi è sensibile alle telecamere molto movimentate. Il frame-rate però regge bene all'azione a parte qualche occasionale freeze al cambio del brano. A proposito di ciò, c'è una colonna sonora di stampo elettronico molto azzeccata, atmosferica il giusto e mai troppo caotica per permettere di concentrarsi su quanto avviene in pista.
Le modalità di gioco non mancano. E' possibile affrontare gare su ciascuna pista contro l'IA in quattro difficoltà, con tanto di medaglie da ottenere in ciascuna sfida. Oltre alla difficoltà c'è anche la possibilità di far scendere la velocità del gioco fino a 0.2x o aumentarlo al triplo di quello base: rallentare il gioco può essere utile per imparare meglio le meccaniche, velocizzarlo invece per aumentare ulteriormente il livello di sfida già parecchio alto. Ci sono anche i Time Trial dove mettere in pratica le traiettorie migliori senza disturbo alcuno, dove di giro in giro appaiono i tempi delle medaglie nonché i record con cui si compete direttamente nelle classifiche locali (quelli globali li si vedono solo come numero in classifica invece). C'è anche un'interessante modalità di esplorazione, dove girando liberamente per i livelli si vanno a scovare dei veri e propri segreti collezionabili nascosti nei punti più improbabili della mappa. Tutto è affrontabile anche in split-screen o in gare multiplayer online sia private che tramite matchmaking. Non manca infine nemmeno la localizzazione italiana di tutti i testi.
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