Recensione - Songbringer
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Roq, il protagonista di Songbringer, sta solcando la vastità del cosmo a bordo della sua moto spaziale insieme al suo amico, il simpatico robottino volante Jib, quando qualcosa va storto e il veicolo si schianta su un misterioso pianeta: la moto è fuori uso, quindi non gli rimane che esplorare i dintorni e cercare di sopravvivere alle numerose minacce presenti sul pianeta. Fortunatamente è precipitato proprio accanto ad una caverna nella quale trova una potente spada; questo gli permette di combattere contro le creature maligne del posto, ma con il ritrovamento della spada si è anche risvegliato un antico male che andrà inevitabilmente fermato.Questa è la base narrativa di questa singolare avventura 2D con visuale dall'alto, sulla quale si poggia una struttura fatta principalmente di esplorazione e combattimenti, dove usiamo questa spada mistica per eliminare nemici più o meno pericolosi in un mondo astratto e folle, con la possibilità di distruggere anche ostacoli che ci sbarrano la strada o anche elementi decorativi dello scenario che magari nascondono denaro o punti salute. Anche l'eliminazione dei nemici ci porta diverse ricompense, quindi conviene sempre ripulire le varie aree anche se ogni tanto rinascono per darci ancora fastidio. Quasi tutti i combattimenti si svolgono con la pressione di un solo tasto, mentre il robottino Jib osserva senza partecipare all'azione. La varietà nelle battaglie viene in primis data dalle differenze tra i nemici, che possono variare da semi-innocue sfere rimbalzanti fino ad arrivare a creature aliene che caricano il giocatore come fossero tori o addirittura un drago nascosto nelle acque che spunta solo di tanto in tanto come fosse il mostro di Loch Ness.
Esplorando le aree è possibile trovare missioni secondarie, negozi o dungeon segreti dove ottenere oggetti o abilità specifiche che possono a loro volta stravolgere il modo di combattere. Se non si tratta di aggiornamenti alla salute o simili, può infatti essere qualcosa di utilizzabile anche in combattimento: un'abilità per schivare i colpi, delle bombe che fanno tantissimi danni e che possono distruggere alcuni elementi dello scenario e così via. Ogni tanto troviamo anche boss che richiedono una certa astuzia e abilità, ma comunque i combattimenti sono la parte meno affascinante del titolo; ciò in cui davvero eccelle Songbringer è offrire ambienti pieni di sorprese, novità ed elementi davvero originali.
MX Video - Songbringer
Ogni zona è una schermata statica che ci vede passare alla successiva quando oltrepassiamo uno dei bordi dello schermo: una chiara citazione al primo The Legend of Zelda. Queste zone, rigorosamente generate casualmente basandosi su un "seme di generazione", una parola da noi inventata che inseriamo ad inizio partita, formano nel loro insieme l'area corrente; il mondo di gioco è costituito da più aree connesse tra loro ognuna delle quali con una via d'uscita, vicoli ciechi, personaggi e dungeon. Sono soprattutto le dungeon ad offrire gli eventi più folli e le sfide maggiori, con occasionali enigmi da risolvere per aprire enormi cancelli o attivare meccanismi. Nulla di troppo complesso, non ci sono enigmi troppo cervellotici anche se a volte la logica dietro a certi meccanismi di gioco può essere sfuggente perché Songbringer è capace di offrire tante particolarità: scene di allucinazioni, scenari che si stravolgono, personaggi misteriosi che appaiono dal nulla, poteri mistici... il primo impatto con questi avvenimenti è notevole.
L'elemento roguelike del titolo non si esaurisce soltanto nella generazione casuale dei mondi: è anche possibile attivare nelle opzioni la morte permanente. Per chi vuole solo godersi la trama senza la ripetizione degli scenari, o semplicemente è meno abile in questo tipo di giochi (contando anche che la difficoltà sale abbastanza rapidamente), conviene ovviamente non attivare questa opzione e godere della possibilità di ripartire ogni volta non lontano dal punto di morte.
Il titolo, in questa maniera, può essere completato in una manciata di ore, anche se indubbiamente il permadeath può aumentare la durata per via dell'inevitabile ripetizione. La difficoltà globale ovviamente dipende anche dalla fortuna nella generazione dei mondi, ma i giocatori possono condividere tra loro i semi di generazione che danno vita a mondi più o meno impegnativi. Troviamo fortunatamente la localizzazione italiana, che traduce egregiamente tutti i testi e dialoghi, rigorosamente testuali anch'essi.
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