Recensione - Embers of Mirrim
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Due tribù di creature simili a volpi sono rivali mortali nei mistici scenari di Embers of Mirrim. Non possono sopportarsi, infatti ogni loro incontro finisce in feroci battaglie. Un giorno però, qualcosa cambia: un'invasione aliena ostile minaccia il loro mondo, e con il pericolo incombente una forza divina decide di intervenire in maniera drastica. Due combattenti, uno per ognuna delle due fazioni in lotta, subiscono un incantesimo fondendosi in un'unica entità che avrà il compito di salvare il mondo. Insomma, la rivalità dovrà aspettare quando un pericolo comune incombe. Ce la faranno i nostri eroi (o il nostro eroe, visto che è diventato un essere unico) a salvare il loro mondo?Embers of Mirrim è un platform game 2.5D, con grafica tridimensionale ma con visuale a scorrimento laterale, dove nelle prime fasi controlliamo i due protagonisti: Mir e Rim, nemici per natura, simili nella specie ma diversi nel look e nelle abilità. Il primo può dare dei colpi al terreno facendo crollare le superfici instabili, mentre il secondo può planare, allungando così i salti e le cadute. I due possono inoltre trasformarsi in una forma spiritica, capace di volare e attraversare superfici inaccessibili alle forme in carne ed ossa dei protagonisti, che alterniamo nelle prime fasi del gioco.
MX Video - Embers of Mirrim
Tutto questo fino al loro mistico incontro, dove nasce una nuova creatura, Mirrim, che dovrà superare livelli di ogni genere per salvare le due tribù dall'incombente pericolo alieno attraverso sezioni platform che richiedono una discreta dose di precisione, sezioni d'abilità dove sfruttare le capacità spiritiche del protagonista, senza disdegnare enigmi di vario tipo. Il nuovo protagonista infatti acquisisce le abilità di entrambe le creature, ma non solo: può letteralmente sdoppiare i propri spiriti, comandabili poi liberamente ed indipendentemente con i due stick analogici. La loro autonomia è di pochi secondi, per fortuna però il mondo di gioco (lineare, si intende) è pieno di reti colorate capaci di allungare la durata della forma spiritica: colorate perché ogni spirito può usare solo quella del proprio colore.
Una volta arrivati a questo punto, è proprio questa a diventare la meccanica di Embers of Mirrim, che ci vede sì superare i livelli con la forma "singola" di Mirrim tra salti, piattaforme mobili e trappole naturali (per fortuna con checkpoint molto generosi), ma soprattutto ci impegna nelle sezioni d'abilità che richiedono l'uso separato e sincronizzato dei due spiriti. Queste sezioni possono richiedere l'attivazione di tasti o vederci destreggiare in labirinti dove dobbiamo guidare abilmente i due spiriti agendo sui relativi stick, con il limite che non possono allontanarsi e facendo i conti con la già accennata bassa autonomia. In qualunque momento è però possibile riunirli nella forma fisica di Mirrim, in un punto esattamente a metà tra la posizione dei due spiriti.
E' con queste sezioni di abilità e di platforming, e con le occasionali cutscene rigorosamente mute (i protagonisti sono animali del resto) che se ne vanno con piacere diverse ore di gioco, che possono essere aumentate con alcuni obiettivi secondari come per esempio il salvataggio di tutte le creature che incontriamo o un certo numero di trasformazioni, planate e così via. Il tutto è accompagnato da un look tecnicamente non eccelso ma che offre panorami intriganti, sia con scenari naturali ben fatti che costruzioni mistiche affascinanti, ma anche da una colonna sonora piacevole che ben si unisce al look lievemente fantasy del titolo. Infine, Embers of Mirrim è interamente tradotto in italiano, anche se i testi sono davvero pochi e i dialoghi di fatto inesistenti.
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