Recensione - Wonder Boy: The Dragon's Trap
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Il remake di Wonder Boy: The Dragon's Trap inizia proprio come l'originale, cioè alla fine del secondo capitolo. Non preoccupatevi se avete la memoria corta o non avete mai giocato a un Wonder Boy, la trama è alquanto semplice e minimale. Dopo una serie di peripezie negli episodi precedenti, il protagonista arriva al castello del temibile Mecha Dragon, che il giocatore potrà sconfiggere. Happy ending? Mica tanto: uccidendolo si abbatte una temibile maledizione sul protagonista che lo trasforma in un uomo lucertola, per altro depotenziato rispetto alla fine del secondo gioco e senza i suoi strumenti, che invece nel combattimento precedente poteva ancora usare. Da qui inizia l'avventura di Wonder Boy (o di Wonder Girl, qualora scegliate il sesso femminile, una bella trovata di questo remake), alla ricerca di una cura per la propria maledizione attraverso nuovi boss e nuove peripezie.Come l'originale, anche questo remake è alla base un platform game bidimensionale semplice. Nemici da abbattere (a colpi di fiammate dalla bocca), piattaforme a mezz'aria tra cui destreggiarsi... le basi, insomma. Al centro c'è un hub, la città, dove tra edifici vari e passaggi che man mano si aprono possiamo affrontare numerose quest, anche opzionali, con però ben poche spiegazioni: insomma, guardatevi bene intorno per capire cosa fare. Qui (ma anche in giro per i mondi di gioco) troverete inoltre negozi per comprare armi ed armature più potenti, ospedali dove curarsi e così via, aggiungendo così un elemento di gioco di ruolo al tutto.
Ovunque decidiate di andare, troverete numerosi nemici da sconfiggere. Man mano che si va avanti questi diventano più forti (così come noi), ma anche le ricompense aumentano: i nemici sconfitti possono infatti consegnarci denaro proporzionale alla difficoltà dei nemici, ma anche cuori per ricaricare la nostra vita. Ci sono anche trappole indistruttibili, come colate di lava, statue che sparano palle di fuoco, ma anche sezioni subacquee e così via. Il gioco è abbastanza lineare, ma troveremo numerosi passaggi inizialmente inaccessibili, bloccati magari dietro a blocchi dorati o ad altezze irraggiungibili. Niente paura, perché il gioco presenta numerose trasformazioni ed equipaggiamenti che faranno al caso vostro.
MX Video - Wonder Boy: The Dragon's Trap
Ogni missione principale finisce con una battaglia boss dove dovrete battere un certo drago. La loro sconfitta però resta una vittoria parziale, perché tutti loro possiedono un'altra maledizione che trasforma lo sfortunato protagonista in qualche altra creatura umanoide, ognuna con le proprie abilità. Il minuscolo uomo-topo, capace di passare in spazi piccolissimi e scalare alcune superfici, il temibile e potente uomo-leone che distrugge blocchi a volontà, l'agile uomo-piranha capace di nuotare liberamente e così via. In molte missioni il personaggio selezionato è obbligato, ma altrove dovremo essere bravi a capire quale trasformazione è giusta per passare, sia per i microenigmi che per le battaglie, dato che gli equipaggiamenti possono avere statistiche differenti sugli animali diversi.
Insomma, Wonder Boy: The Dragon's Trap non è un platformer qualunque, spesso bisogna anche accendere l'ingegno. Anche solo nella città iniziale del gioco ci sono innumerevoli stanze nascoste, percorsi segreti o strade alternative da scoprire che portano a missioni o segreti notevoli. E l'esplorazione diventa fondamentale, perché alcuni dei tesori che troveremo sono dei cuori aggiuntivi che allungano così la barra della vita - se infatti per la parte finale del gioco ancora vi trovate ad avere 2-3 cuori, rischiate di essere uccisi con un colpo solo da certi nemici. Si trovano comunque anche oggetti monouso per attaccare nemici a distanza come palle di fuoco o frecce da sparare verso l'alto (rispetto agli attacchi classici utilizzabili normalmente soltanto a destra o sinistra): state quindi attenti ed esplorate bene!
C'è spazio anche per l'eventuale farming, dato che ogni volta che si carica un'area i nemici si rigenerano, potendo così batterli nuovamente e raccogliere ancora una volta i loro premi. Considerato il prezzo di certi oggetti potrebbe pure servire. Per fortuna, in caso di morte (e nel caso non abbiate pozioni che vi rianimano all'istante) non perdete armi, armature e soldi, soltanto gli oggetti monouso: vero anche che dovrete ripartire dalla città, ma non è punitivo come l'originale che vi annullava anche i soldi visto che c'era un sistema di password invece dei salvataggi. Password che, per altro, sono ancora presenti: sono resi abbastanza inutili per via del nuovo sistema di salvataggi, ma possono comunque essere un buon modo per (ri)cominciare il gioco da dove vogliamo noi, senza dover duplicare i salvataggi con qualche magheggio.
L'avventura, come nell'originale, è piuttosto longeva, specie se siete alle prime armi e non conoscete le soluzioni degli enigmi e le strade da percorrere. Contando anche le missioni secondarie e la difficoltà abbastanza punitiva, è probabile che tra una cosa e l'altra passerete più di 10 ore sul titolo, una longevità niente male per il genere, specie contando poi la buona varietà di gameplay tra le aree differenti e le numerose trasformazioni. Altra novità rispetto al gioco originale è la presenza di diverse impostazioni di difficoltà, che possono rendere il gioco più accessibile ai neofiti o rendere la sfida più ardua per gli appassionati più sfegatati. E il titolo è anche tradotto interamente in italiano!
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