Recensione - Butcher
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Un protagonista ultraviolento con una passione per le armi da fuoco, diversi mondi da esplorare e tanti nemici di cui fare carneficina: questa è la minimale premessa che ci pone all'interno di uno shooter bidimensionale ad altro tasso di velocità, violenza e difficoltà. A livello di gameplay, Butcher sembra prendere ampio spunto dagli shooter bidimensionali a scorrimento laterale: il protagonista si sposta per i livelli muovendosi, saltando e sfruttando piattaforme mobili, mentre trucida i nemici utilizzando una delle 6 armi a sua disposizione che vanno dalla classica motosega fino al lanciagranate, passando per il fucile a pompa e quello d'assalto. Il tutto con meccaniche di gioco twin-stick: i movimenti sono affidati allo stick sinistro, mentre la mira è mappata su quello destro con la possibilità di puntare i nemici a 360 gradi. Con alcune armi ci viene in aiuto anche un meccanismo di aggancio ad alcuni bersagli, che bisognerà comunque puntare con lo stick ma che una volta agganciati difficilmente mancheremo. Semplice, no?Non proprio, perché Butcher si ispira ai classici FPS alla DOOM non solo per la quantità di nemici da massacrare ma anche per la difficoltà elevata. La maggior parte dei nemici può essere eliminata con un paio di colpi, ma questo vale anche per noi, quindi bisogna muoversi sempre e fare attenzione a ogni cosa; anche all'ambiente, che tra seghe rotanti, piattaforme mobili, muri che ci schiacciano o lava che scorre presenta non pochi pericoli. Per aiutarci nella sopravvivenza, i livelli sono pieni di proiettili ma anche di medkit e pezzi di armatura, capaci di farci aumentare le percentuali di sopravvivenza, con tanto di pratico HUD alla Doom che mostra sempre esattamente quanto abbiamo di ciascuna risorsa. E per quanto i proiettili siano ovunque, è facile rimanere senza a furia di sparare, quindi attenzione. Per fortuna anche i nemici eliminati lasciano dietro di loro queste provviste, ma scompaiono dopo pochi secondi perciò bisogna essere rapidi nel raccoglierle.
MX Video - Butcher
Insomma, in Butcher morte e violenza abbondano, e questo si vede bene anche in come i livelli si trasformano nel corso dell'azione. I cadaveri infatti non scompaiono e nemmeno il sangue e le budella spiaccicate ovunque, con i livelli che così diventeranno un bagno di sangue sempre più macabro. Persino al respawn dopo l'eventuale morte (a meno che non cambiamo le impostazioni), il macello che abbiamo lasciato rimane intatto. Potrà addirittura capitare di ridurre nemici in fin di vita, con arti sbudellati, che emettono urla strazianti di dolore mentre noi andiamo avanti per il nostro cammino. O perché no, organi che finiscono attaccati a qualche catena o piattaforma mobile, che così penzola o si muove in continuazione. Molto carino insomma.
L'entità della violenza grafica è però attenuata dal look volutamente pixellato del titolo, che inevitabilmente rende il bagno di sangue facile da digerire anche per chi ha uno stomaco meno abituato. Il look non è solo retrò ma anche abbastanza minimalista, con nemici ed elementi di gioco formati letteralmente da poche dozzine di pixel, rendendo non facile la loro distinzione a volta. Ciò che invece è abbastanza chiaro è il level design, utile anche perché ogni livello presenta dei teschi segreti da raccogliere per il completamento al 100% del titolo.
Il gioco presenta una ventina abbondante di livelli completabili in un paio d'ore, ma troviamo innumerevoli livelli di difficoltà, alcuni al limite dell'impossibile che invogliano il giocatore a riprovare e ricominciare il gioco di volta in volta, aumentando sempre di un po' l'entità della sfida. Questo aumenta la rigiocabilità, andando a compensare l'assenza di modalità di gioco alternative. Infine Butcher è interamente in inglese, ma ci sono solo testi a video e anche quelli sono davvero pochi: scoprire le meccaniche del gioco è lasciato quasi interamente al giocatore, pertanto la lingua è praticamente irrilevante.
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