Recensione - A Pixel Story
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Dal menu a base di Pong e una cutscene che trasporta il simpatico protagonista con parti del corpo "fluttuanti" alla Rayman (citazione probabilmente voluta), il senso di A Pixel Story pare subito evidente: farci vivere attraverso il gameplay platform gli stili di decenni di videogiochi. Il protagonista viene catapultato in un mondo 8-bit dove dovrà in primis... ritrovare il proprio cappello. Fino a quel momento si vanno a conoscere le basi del gameplay, con meccaniche platform abbastanza classiche e lente dove possiamo saltare, interagire con leve e pulsanti, raccogliere monete, gemme e altri collezionabili, nonché destreggiarci tra piattaforme, spuntoni e cadute notevoli in un coloratissimo mondo 8-bit.Il gioco però non si fossilizza solo su questi elementi classici, perché dopo aver trovato il cappello capiamo che non si tratta di un elemento di vestiario qualunque. Esso Questo è infatti un vero e proprio meccanismo di teletrasporto: basta lasciarlo in un punto e con la sola pressione di un tasto ci si rimaterializziamo lì, utile sia per crearsi dei "rifugi" in caso di qualche manovra pericolosa da fare, ma anche per superare gli enigmi che il titolo ci mette davanti, ad esempio per passare oltre cancelli che si chiudono al nostro passaggio. Ed una volta trovato il cappello, dobbiamo affrontare vari livelli per tornare a casa.
MX Video - A Pixel Story
Ed il viaggio verso casa, che è molto più moderna dell'area 8-bit iniziale, passa per una serie di livelli dal look sempre più dettagliato, attrsaversando l'era 16-bit fino ad arrivare al moderno look disegnato a mano. Sempre più cupo, sempre più dettagliato: una panoramica su stili e tecnologie che sono cambiate negli anni. Durante il percorso capita inoltre di trovare personaggi che ci affidano diverse missioni, come ad esempio il ritrovamento di oggetti specifici. Spesso completando queste missioni si apre il percorso per andare avanti, ma molte altre sono opzionali.
Quasi ogni area di A Pixel Story offre elementi metroidvania, con livelli molto aperti pieni di passaggi e strade alternative, consultabili poi comodamente grazie alla mappa che pian piano si espande. Ma completando i livelli e tornandoci è spesso possibile sbloccare ulteriori zone, raggiungibili con i nuovi poteri o la semplice apertura di alcune zone prima inaccessibili. Qui tra obiettivi secondari, collezionabili a non finire e parti platform a difficoltà aumentata, i collezionisti e i giocatori più bravi troveranno decisamente pane per i propri denti.
Proprio per questa struttura aperta e la quantità di cose secondarie da fare, la longevità potenziale di A Pixel Story si protrae addirittura verso le dozzine di ore. E' possibile completare il gioco "al risparmio" puntando solo all'indispensabile per finirlo in 4-5 ore, ma chi si è divertito potrà sbizzarrirsi per numerose altre ore aggiuntive grazie anche a dei curiosi minigiochi sparsi per i livelli. A Pixel Story è comunque interamente in inglese ed è anche piuttosto verboso nei dialoghi a testo, quindi una buona conoscenza della lingua anglosassone è consigliata per godersi appieno il titolo.
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