Recensione - Toy Odyssey: The Lost and Found
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Una felice famigliola composta da padre, madre e figlio maschio si trasferiscono in una nuova casa, che sin dalla prima occhiata sembra decisamente surreale, inquietante: il tipico set per i film horror, insomma. Per fortuna però tutto sembra andare bene, e la nuova stanza del giovanotto è piena di giocattoli affascinanti. L'action figure Brand, una sorta di versione steampunk de Il Piccolo Principe, diventa immediatamente il suo giocattolo preferito: il ragazzo lo elegge addirittura a suo difensore notturno contro i suoi peggiori incubi.E la cosa non è solo metaforica, perché la notte la casa viene invasa dai giocattoli cattivi che possono addirittura attaccare la stanza del giovane! Nei panni di Brand dobbiamo quindi perlustrare la casa, la cui conformazione cambia di notte in notte grazie ad un algoritmo di generazione casuale, cercando di non farci eliminare dai numerosi nemici giocattolo e dalle varie trappole sparse per l'ambiente, cercando nel frattempo di raccogliere materiali, oggetti e potenziamenti di vario tipo. Il tutto con una visuale a scorrimento 2D ed un gameplay action che fonde sia elementi roguelike che metroidvania.
MX Video - Toy Odyssey: The Lost and Found
La giocabilità, sulla carta, è molto semplice. Il protagonista può saltare (inizialmente una sola volta, più in là anche tramite doppio salto), fare schivate e alternare due tipi di attacchi: uno corpo a corpo e uno a distanza che consuma stamina. La semplicità di gameplay non si traduce però in un gioco facile, anzi: la difficoltà si dimostra subito alta, con nemici numerosi e che tolgono tanta vita, spesso molto coriacei e dotati di molteplici schemi d'attacco che li rendono difficilmente prevedibili. E così le primissime partite finiscono con la morte dopo pochi minuti, con al massimo una manciata di stanze esplorate prima che si debba ricominciare dal lettone del bimbo con una nuova area generata casualmente.
Ed è proprio qui che entra in gioco la pesante componente roguelike del titolo, perché in ogni partita il giocatore trova bulloni da spendere come monete per i vari potenziamenti, loot da usare sul proprio personaggio come fosse un gioco di ruolo, nonché componenti (tutti di stampo "giocoso" come blocchi Lego, elastici, e così via) utili a potenziarsi per le partite future. Non solo si può aumentare vita comprando potenziamenti, ma è possibile usare quanto trovato per fabbricare nuovi equipaggiamenti di ogni genere, da armature ad armi, per dar vita anche stili di gioco molto diversi tra loro, puntando per esempio su spadoni potenti ma lenti o lame più piccole e meno efficaci, ma nettamente agili nell'utilizzo.
A questo si aggiunge anche un elemento tower defense che stravolge un po' le cose. Quando siamo in giro per la casa, infatti, la stanza del bambino potrebbe venire assalita dai nemici. Nulla di troppo grave a livello di danni, i nostri amici giocattolo si sanno difendere, ma se non abbiamo preso adeguate misure di sicurezza rischiamo di perdere una fetta importante dei materiali trovati nelle partite precedenti. Per evitare questo, è quindi possibile costruire rinforzi, torri di difesa e muri aggiuntivi per prevenire i danni in nostra assenza.
Le meccaniche di gioco da scoprire sono numerosissime grazie ad un sistema roguelike davvero profondo e dettagliato, ma lo scopo finale è sempre lo stesso: battere i vari boss fino a arrivare al boss finale. Visto che a tale scopo servono tanta abilità, potenziamenti e tanta fortuna (è tutto generato casualmente, ricordate?), la durata del gioco può variare da persona a persona ma troviamo tranquillamente dozzine di ore di contenuti. Un'assenza importante è invece la localizzazione italiana: sia le poche parti doppiate che tutti i testi del gioco sono interamente in inglese, ed essendoci nel gioco ben 30,000 e passa righe di dialogo (quasi tutte opzionali e non indispensabili, ma comunque utili per capire il mistero del titolo), può tagliare le gambe a tutti quelli che non sanno una parola d'inglese.
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