Recensione - ABZÛ
Il Gioco
ABZÛ è l’opera prima della software house Giant Squid di Santa Monica, fondata da Matt Nava, ex art director del team Thatgamecompany ben noto per aver sfornato piccoli capolavori come Flower e Journey. ABZÛ ci mette ai comandi di una misteriosa creatura subacquea, avviluppata da un’avveniristica muta da sub e dandoci piena libertà di vagare nelle profondità di un lussureggiante oceano variopinto e ricco di vita marina. Fin dalle sue prime battute, il senso di smarrimento e malinconia che si avvertono in ABZÛ sono tangibili, complici la totale assenza di interfaccia e di punti di riferimento su schermo. L’oceano raffigurato nel gioco è un luogo meraviglioso e ricolmo di colori, popolato da creature marine di ogni forma e dimensione che vagano liberamente. I fondali sono delle vere e proprie praterie di alghe e anemoni che ondeggiano sinuosi accarezzati dalla corrente, mentre dinnanzi a noi prende vita lo spettacolo della catena alimentare, con pesci di ogni specie intenti a cacciare, a nuotare in solitaria o all’interno di fitti banchi, dando vita a vortici ipnotici che danzano senza fine. Bastano solo i pochi suggerimenti iniziali del gioco per cominciare a compiere le prime bracciate e prendere dimestichezza con il sistema di controllo, a dir poco minimalista, che ci consente di nuotare tenendo premuto il grilletto destro e di aumentare la velocità, intervenendo sul tasto X.Il nostro misterioso alter ego ha un’invidiabile silhouette idrodinamica che lo rende flessuoso e elegante, e guardarlo nuotare con tale naturalezza trasmette un senso di pace quasi primordiale. Le creature marine non lo temono, anzi, lo considerano parte del gruppo, fattore che nel gioco ci tornerà utile quando avremo bisogno di scroccare un passaggio aggrappandoci alle pinne di qualche specie particolarmente veloce, come le mante, gli squali o i deflini, tenendo premuto il grilletto sinistro del pad. Ben presto capiremo che l’oceano di ABZÛ è suddiviso in gigantesche camere comunicanti tra loro ma delimitate da passaggi bloccati, che dovremo ovviamente superare per proseguire la nostra epopea subacquea, suddivisa in sette capitoli (otto a dirla tutta, se consideriamo anche l’epilogo). La creatura subacquea ai nostri comandi, oltre ad essere un nuotatore provetto, ha anche la possibilità di attivare un particolare sonar che gli permette di interagire con determinati elementi del fondale, come ad esempio delle particolari fonti da cui potremo evocare pesci o mammiferi marini, oppure delle misteriose piattaforme che ci permetteranno di attivare dei piccoli droni che ci accompagneranno durante il nostro viaggio, nuotando in circolo attorno al protagonista come fossero dei satelliti, e che potranno aprire i passaggi sbarrati con le loro piccole pale meccaniche.
MX Video - ABZÛ
Ma se pensate che ABZÛ sia soltanto una pacifica nuotatina nell’oceano per contemplare i pesci, sappiate che vi sbagliate di grosso. Il titolo infatti comincerà a proporvi ben presto la sua matrice misteriosa e per certi versi incomprensibile, frutto di leggende provenienti dalla mitologia sumera e babilonese, e da cui trae palesemente spunto anche il titolo stesso del gioco (“Ab”, ovvero “oceano” e “Zû” ovvero “profondo/conoscenza” in lingua sumera) che vi farà visitare imponenti templi, testimonianze di un’antica civiltà ormai scomparsa che ha tramandato il suo sapere, imprimendolo nelle raffigurazioni e nei geroglifici presenti sulle pareti.
Si ok, ma in pratica che cosa c’è da fare in ABZÛ? Già m’immagino le vostre facce perplesse perché siete arrivati a leggere fin qui e ancora non si parla di malvagi pesci-drago da sconfiggere a colpi di fucile spara-sarago.
Beh, in questo titolo non c’è un vero cattivo o per lo meno non c’è un’entità antagonista tangibile da abbattere, se non l’oscuro e mostruoso progresso che inquina l’oceano e ne consuma lentamente la vita. Questa sorta di entità aliena è raffigurata da mastodontiche e labirintiche strutture tecnologiche, al cui interno lavorano senza tregua tentacolari catene di montaggio che riversano incessantemente in mare fumi e liquami tossici: fortezze ben protette da mine di prossimità, pronte a esplodere non appena ci saremo avvicinati troppo. In sostanza, proprio come ha saputo fare Journey, ABZÛ cela nel compimento del viaggio del subacqueo protagonista la sua matrice onirica e surreale, e come ha fatto invece Flower, ci rende partecipi di quanto l’uomo spesso non abbia a cuore le sorti della natura, violandola e distruggendola deliberatamente, dandoci quindi la possibilità di cambiare le cose.
Il nostro scopo è quindi quello di neutralizzare la minaccia tecnologica e di salvare l’ecosistema marino, raggiungendo dei particolari portali che ci condurranno a delle camere sospese tra il tempo e lo spazio in cui potremo evocare di volta in volta una nuova zona da esplorare. Tutte le aree che visiteremo in ABZÛ hanno un aspetto e una colorazione che le rendono uniche e spettacolari, finemente tinteggiate da effetti luce che vengono riflessi e rifratti dalle superfici rocciose e dal viavai incessante delle creature marine, sempre diverse per ogni zona del gioco. Parlando proprio di queste ultime, va detto che sono caratterizzate in modo verosimile, tanto che il gioco permette anche di fermarsi a osservarle come in un documentario, raggiungendo determinate piattaforme dov’è possibile far meditare il nostro alterego subacqueo e utilizzare il grilletto sinistro per scorrere la visuale in terza persona sui vari abitanti dell’oceano che popolano l’area in cui ci siamo fermati. Inutile dire che, al di là dell’imponente lavoro svolto dai ragazzi di Giant Squid sull’ambiente di gioco, il cuore pulsante dell’esperienza è composto proprio dalle creature marine, che durante la nostra avventura danno vita a momenti emozionanti, se non addirittura commoventi, passando dalle corse a perdifiato attaccati alle pinne dei delfini, al senso di pace del nuotare lentamente al fianco di giganteschi cetacei.
L’intera avventura di ABZÛ è accompagnata da una colonna sonora emozionante composta da Austin Wintory, che se sulle prime battute del gioco è composta soltanto da timide sonorità strumentali, all’approssimarsi dell’epilogo dell’avventura esplode in sinfonie orchestrali di epicità straordinaria, accompagnate da canti gregoriani che esaltano l’incessante bailamme di avvenimenti sullo schermo e che allo scoccare delle circa 3-4 ore di durata del gioco, ci condurranno all’emozionante finale.
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