Recensione - Lumo
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Dopo un'introduzione stile anni 80 direttamente giocabile in cui per pochi secondi impersoniamo un ragazzino prima che venga digitalizzato e catapultato dentro un videogioco, Lumo ci fa entrare subito nel vivo del suo mondo composto da stanze singole rappresentate in visuale isometrica, collegate l'una all'altra da corridoi, porte, ascensori. Ogni stanza ha le sue sfide che possono essere trappole, enigmi, nemici o semplicemente qualche oggetto da raccogliere, e il giocatore è chiamato a trovare l'uscita andando avanti (o indietro per il backtracking presente in certi enigmi) stanza per stanza, passando per oltre 400 aree.Detto così Lumo sembra un gioco molto lineare e semplice, ma fortunatamente c'è molto altro. La prima cosa che si nota è, per l'appunto, l'elemento retrò: pur usando una grafica piuttosto dettagliata con colori e luci accattivanti, è presente uno stile visivo d'altri tempi con stanze disegnate singolarmente in mezzo al nulla e che vengono caricate una alla volta. Questo va ad applicarsi anche al gameplay, dato che per la quasi totalità del gioco il giocatore non può far altro che camminare, saltare e interagire con gli oggetti nella lunga serie di stanze.
MX Video - Lumo
Il gameplay non risulta comunque ripetitivo, dato che la varietà di situazioni che si vanno ad incontrare è davvero elevata tra trappole inedite, nemici (o amici) nuovi ogni pochi stanze ed enigmi totalmente diversi tra loro, che variano dallo spostamento di scatole alla gestione di piattaforme in movimento testando sempre ingegno e creatività del giocatore. Pochi enigmi o trappole si ripetono più di un paio di volte, e pertanto si scoprono sempre situazioni nuove.
A tutto questo si aggiunge una forte componente di esplorazione, presente sia negli enigmi che ci vedono spesso andare in cerca - anche nelle stanze già visitate - di oggetti specifici, che anche e soprattutto nella ricerca degli oggetti secondari. Il gioco presenta infatti una lunga serie di oggetti collezionabili, alcuni totalmente inutili se non per il completamento degli obiettivi, altri invece davvero importanti come le mappe, utilissime per capire dove ci si trova e dove si deve andare nelle aree labirintiche fatte di stanze e corridoio. Anche perché col pesante backtracking che c'è, perdersi è un attimo.
Il gioco scorre a difficoltà sempre crescendo, raggiungendo livelli di sfida davvero notevoli verso la fine, per circa 5-6 ore; una volta completato è possibile rigiocarlo per scovare i segreti mancati, anche nella difficoltà old-school che prevede vite e tempo limitato. Presenta anche la traduzione in italiano del testo, anche se piuttosto mediocre. Un esempio lampante arriva già nel menu, dove "account" è tradotto con "conto" invece di "profilo". Nulla di grave comunque, perché nel gioco il testo è quasi inesistente.
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