Recensione - In Between
Il Gioco
Cercando la parola cancro sul dizionario, è possibile trovare la seguente definizione: “tumore maligno derivato da tessuti epiteliali”. Ma cosa significhi veramente questa parola lo sa solo chi con il cancro ci convive. Il tumore è un ospite indesiderato che serpeggia e prende il sopravvento sul tuo corpo fino ad annientarti fisicamente e psicologicamente. E’ subdolo e metodico e non ha quasi mai troppa fretta di compiere la sua opera letale, proteggendosi e rigenerandosi spesso in modo sorprendente dai rimedi farmacologici e prosperando nelle debolezze e nelle paure del malcapitato ospite.Quella che ci raccontano i ragazzi del team Gentlymad è una storia tragica e autentica. E’ anche una storia comune, di una persona comune, alle prese con la diagnosi di un tumore maligno ai polmoni che raggiunge a grandi passi il suo stadio terminale, il punto di non ritorno. Il protagonista di In Between è un uomo qualsiasi, un padre e un marito che tira le somme della sua esistenza ricordando con nostalgia i traguardi raggiunti nella vita. I suoi primi pensieri vanno ai suoi genitori, alla sua infanzia e infine a Linda, la donna della sua vita con cui ha generato Clarissa, l’amore della sua vita. In Between ci mette quindi nei panni di quest’uomo comune, conducendoci in un viaggio onirico sospeso tra la vita e la morte che assume le improbabili sembianze di un videogioco di genere puzzle-platform, in cui sostanzialmente dobbiamo condurre il protagonista da un punto A a un punto B dello schermo, superando determinati ostacoli e modificando a nostro vantaggio la gravità della stanza in cui ci troviamo.
MX Video - In Between
Il nostro viaggio inizia varcando dei portali, ognuno dei quali contiene delle stanze da superare in cui sono presenti dei puzzle ambientali via via sempre più complessi. Il protagonista non è in grado né di saltare, né di interagire con gli elementi presenti negli scenari, per cui può solo spostarsi avanti e indietro mediante la levetta analogica sinistra e direzionare la gravità della stanza in quattro direzioni mediante l’analogico destro. Gli ostacoli incontrati all’interno delle stanze diventano via via sempre più numerosi richiedendo sempre più manualità e tempismo al giocatore, che fin dai primi livelli capirà che In Between, proprio come il tumore da cui è affetto il protagonista, non regala niente, neppure un checkpoint. Se si fallisce, lo schermo finisce in frantumi e si ricomincia da capo, non si fanno eccezioni.
E purtroppo il fallimento in questo titolo è davvero sempre dietro l’angolo, vista la complessità di alcuni scenari che per essere superati richiedono un discreto numero di tentativi e un altrettanto discreto numero di santi da tirar giù dal calendario. I vari stage dall’eccellente level design e dalle complesse meccaniche che fanno tornare alla memoria Braid, altra perla autoriale dello stesso genere, sono intervallati da vignette interattive che narrano la vita del protagonista, attraverso la voce di quest’ultimo che ci tiene compagnia per tutto il viaggio (completa di sottotitoli in italiano), riflettendo sulla sua esistenza e ripensando alle sue persone care.
I portali da varcare per accedere alle diaboliche stanze sono in tutto quattro, come gli stadi della terapia affrontata dal protagonista: negazione, rabbia, negoziazione e depressione. Ognuno di questi portali ci propone degli enigmi peculiari e differenti. Ad esempio, affrontando il portale della Rabbia, oltre ai vari ostacoli composti di pareti dentate, piattaforme mobili e altri elementi nocivi da evitare, dobbiamo anche tenerci alla larga da delle grosse sfere pulsanti che rappresentano l’angoscia e il livore del povero protagonista. Così come all’interno del portale Negoziazione dobbiamo condurre quest’ultimo verso il suo corrispettivo fatto di luce, attraverso un perverso percorso in cui troviamo lo stage diviso a metà e dove dobbiamo comandare ben due personaggi contemporaneamente. Il titolo propone anche dei percorsi a tempo, in cui guidare il protagonista verso il traguardo con un tempismo assoluto, scappando dall’oscurità che divora gradualmente lo schermo.
Insomma, il livello di sfida proposto da In Between è davvero alto, tanto quanto la genialità riposta dal team di sviluppo nell’architettura dei singoli scenari. Il titolo vi terrà occupati con i suoi sessanta livelli all’incirca per quattro ore, fino al suo triste e prevedibile epilogo che vi lascerà però un’insolita sensazione di speranza e leggerezza, come un battito d’ali nel cuore che prende vita dalle parole sagge di un uomo che, ormai stremato da un lungo e faticosissimo viaggio costellato da mille ostacoli, accetta la morte come parte della vita stessa.
Esperimenti di questo genere fanno molto riflettere sull’industria videoludica e su come questa possa essere sfruttata talvolta per creare ben più che semplice intrattenimento scacciapensieri. Nel caso di In Between, il merito degli sviluppatori è di aver creato un prodotto che potremmo definire addirittura sperimentale, il cui unico difetto risiede forse nell’estrema difficoltà, figlia di un sistema di controllo non sempre all’altezza del livello di sfida richiesto. Questo fattore non rende il prodotto particolarmente fruibile al grande pubblico il quale invece meriterebbe per primo di vivere questa esperienza: di fronte ad una storia come questa, raccontata con incredibile rispetto e sensibilità, è inevitabile mettere in seria discussione una volta per tutte i soliti luoghi comuni sulla violenza nei videogiochi.
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