Recensione - The Park
Il Gioco
L’Inferno è stato descritto in molteplici modi. C’è chi lo rappresenta come un carnaio rigonfio di sangue, brulicante di esseri deformi e dannati, altri invece lo descrivono come un posto asettico, remoto e isolato da cui non c’è via di scampo. La visione dei ragazzi del team Funcom invece è più intimista e per certi versi fuori dal coro, perché sostengono che l’inferno si celi dietro la facciata gioiosa e spensierata di un parco di divertimenti. L’angosciante storia di The Park prende vita dopo il monito iniziale del team di sviluppo, che ci raccomanda di giocare al titolo utilizzando l’ascolto in cuffia e rigorosamente a luci spente. Dopo aver assecondato il consiglio, ci ritroviamo nei panni di Lorraine Maillard al’interno del parcheggio ormai deserto del parco di divertimenti Atlantic Island Park, poco prima dell’orario di chiusura della biglietteria. Lorraine è una giovane madre single in viaggio assieme al suo bambino Callum, in cerca di un po’ di tranquillità dopo la morte di Donald, suo partner e padre di Callum. Una volta tornati in auto, il piccolo si accorge di aver dimenticato il suo orsacchiotto all’interno del luna park per cui, sfruttando un momento di disattenzione di Lorraine, decide di sgattaiolare di nuovo nel parco alla ricerca disperata del pelouche. Grazie alla comprensione dell’unico custode rimasto a guardia all’ingresso, nei panni di Lorrain ci faremo quindi strada da soli alla ricerca di Callum nell’ormai desolato Atlantic Island Park.Una volta superate le interminabili scale mobili all’ingresso, cercando inutilmente di richiamare a noi il disobbediente Callum ci troviamo all’interno del parco di divertimenti quando il sole è ormai tramontato. Quello che poco prima era un fiabesco regno incantato dei bambini, ricco di luci, suoni e colori, è ora un luogo tetro e buio, in cui svettano strutture rugginose che proiettano ombre inquietanti. Nonostante i nostri tentativi di far ragionare Callum, il piccolo continuerà a farci mangiare la polvere, correndo come un ossesso a destra e a manca per il parco e l’unico modo che avremo per localizzare la sua posizione approssimativa, sarà quello di continuare a chiamarlo a gran voce attendendo la sua risposta.
MX Video - The Park
Fin dai nostri primi passi all’interno dell’Atlantic Island Park, capiamo che qualcosa non va. Il parco infatti, un tempo florido baluardo dell’intrattenimento per famiglie, nato dalla visione del coraggioso imprenditore Nathaniel Winter, ora è un luogo in rovina, un ammasso di ferraglia d’altri tempi, consunto dal passare degli anni e divorato dall’incuria dell’uomo. Durante la nostra disattesa gita nel parco di divertimenti, abbiamo modo di imbatterci in targhe commemorative e manifesti che ci daranno la possibilità di approfondire le gesta del ricco magnate dell’Atlantic Island Park, caduto anch’egli in rovina assieme al suo gioiello. La ragione alla base della crisi del parco è rivelata dalle note scritte dagli inservienti e abbandonate sulle panchine o lasciate in giro tra gli stand, e dai rapporti di polizia che raccolgono spaventose testimonianze di attrazioni sabotate che hanno causato la morte di diverse persone. Dulcis in fundo, il parco è stato anche teatro di inspiegabili brutali omicidi, avvenuti per mano di uno degli animatori travestito da scoiattolo, la mascotte dell’Atlantic Island Park.
La ricerca del piccolo Callum diventa quindi per Lorraine un’esperienza sempre più ansiogena, che spesso sfocerà anche nell’aggressività di sproloqui ad alta voce sull’avidità dei bambini e più nello specifico di suo figlio, che fin dalla nascita l’ha privata della libertà e della tranquillità. Ma ben presto capiremo che l’ansia di ritrovare il piccolo non sarà il nostro unico avversario, perché all’interno del parco cominceremo ad assistere a visioni e apparizioni sempre più disturbanti che metteranno a dura prova la nostra lucidità mentale e che si intensificano una volta a bordo delle attrazioni del parco, perfettamente funzionanti e utilizzabili a piacimento. La ricerca di Callum procede così con Lorraine che si trova a fronteggiare il suo personale inferno, mentre scopriamo particolari sempre più inquietanti sulla sua vita dopo la perdita del compagno, addentrandoci negli spaventosi corridoi di una psiche devastata dagli eventi passati e preda di allucinazioni sempre più sconvolgenti.
The Park non è un’avventura grafica né un titolo di genere horror come gli altri. Non ambisce a spaventare il giocatore a suon di salti dalla sedia, tecnica comunque presente nel gioco ma mai abusata, bensì a renderlo uno spettatore inerme e impotente, facendogli vivere in prima persona le visioni e gli stati d’animo distruttivi della protagonista. Potenzialmente il vero elemento terrificante non è il fatiscente parco giochi buio e desolato, né i brutali omicidi sullo sfondo, tantomeno le apparizioni che ci accompagneranno. Il vero spauracchio è la paura stessa, una sorta di brivido angosciante sottopelle che ci pervade fin dall’inizio del gioco e che ci lascia liberi di scappare soltanto poco prima dei titoli di coda, quando ormai non abbiamo più le forze per fuggire. Quindi come possiamo definire in poche parole The Park? Probabilmente come un’esperienza videoludica crudele e malsana, in bilico tra la veglia e il sonno, sospesa sulla lama di un rasoio che taglia il velo tra la lucidità mentale dalla follia di una persona malata.
Nonostante l’aspetto tecnico non sia il suo fiore all’occhiello, il titolo si difende complice l’ottimo utilizzo dell’Unreal Engine 4 che offre interessanti stacchi visivi e dosa ottimamente gli elementi particellari, come l’inquietante nebbia volumetrica che avvolge costantemente il parco in un sadico abbraccio. Buona la realizzazione delle ambientazioni, ma la stessa considerazione non si può fare sui modelli poligonali dei personaggi che risultano piuttosto bruttini. Ma in The Park il vero padrone di casa è l’atmosfera: riuscitissima sotto tutti gli aspetti, in particolare quello sonoro. Infatti la cura riposta nel comparto audio è eccezionale ed è stato un piacere seguire il consiglio del team di sviluppo sul giocare munito di cuffie surround. Gli ambienti sonori che ci accompagnano all’interno del parco desolato sono finemente realizzati, così come le sonorità extra-diegetiche disturbanti che troviamo nelle visioni di Lorraine. A fronte di un comparto visivo non sempre all’altezza, il risultato raggiunto grazie a quello sonoro risulta a conti fatti un valore aggiunto all’esperienza di gioco in The Park.
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