Recensione - Stranger of Sword City
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Stranger of Sword City ci mette nei panni di un personaggio (ampiamente personalizzabile nel sesso, look e caratteristiche) che sta viaggiando in aereo, quando questo precipita su un misterioso regno di stampo fantasy, una città di nome Escario. Lì scopre di essere uno "straniero", una persona esterna che date le sue origini ha più forza degli altri (anche grazie alla gravità ridotta del luogo) e dovrà affrontare labirinti pieni di mostri pericolosi per difendere gli abitanti della città, entità di ogni provenienza tra elfi, maghi, nani e molto altro. Una storia non certo profondissima, il cui scopo è più che altro fornire una premessa per introdurre personaggi simpatici e offrire una marea di combattimenti in pericolosi dungeon, pieni di insidie e potentissimi equipaggiamenti.Dopo aver personalizzato il proprio personaggio, si viene quasi subito lanciati in battaglia, ma non prima di incontrare i primi compagni di viaggio, con tanto di lunghi dialoghi ad accompagnarli. E' giusto sottolineare da subito che l'audio di gioco, presente per buona parte dei dialoghi, è interamente in giapponese, mentre i testi e i sottotitoli sono in inglese e offrono i classici sprite dei personaggi al centro dello schermo con testo e audio da far scorrere premendo il tasto A - tipico stile da JRPG classico, insomma. Anche il gameplay ricorda i grandi classici, come l'ormai leggendario Dungeon Master o i primi Elder Scrolls, con una visuale in prima persona dove il giocatore si muove di una casella alla volta in labirintici dungeon disposti su una griglia virtuale.
MX Video - Stranger of Sword City
Il gameplay offre una notevole profondità, in linea con i giochi di ruolo carta e penna. Il giocatore può gestire una squadra di un massimo di 6 membri tra maghi, spadaccini, medici e altri ruoli classici, disposti su due file: 3 davanti che attaccano e subiscono l'offensiva nemica, 3 dietro per gli attacchi a distanza e le magie, offensive e difensive che siano. I combattimenti poi vengono gestiti in un classico sistema a turni, dove i combattenti del giocatore si alternano ai nemici con la possibilità di scegliere attacco, difesa, magie, utilizzo di oggetti come pozioni o anche tentare la fuga in caso di difficoltà (anche questo elemento è gestito dal tiro di dadi virtuali, quindi ci vuole la fortuna). Ovviamente la specializzazione dei combattenti e l'equipaggiamento possono far pendere la fortuna dalla propria parte, e con la giusta strategia ogni combattimento diventa fattibile se si è abbastanza livellati. La difficoltà è comunque alta e non perdona.
Complice di ciò c'è anche un sistema simil-roguelike, dove i propri combattenti possono infatti svenire o addirittura morire in via definitiva. Ogni volta che perdono tutta la vita in combattimento infatti vanno fuori uso, e possono essere rianimati per un numero limitato di volte, per soldi o dopo lunghe attese anche di dozzine di ore in tempo reale. E' anche possibile perdere definitivamente i propri combattenti, ed è importante avere un piano B. Questa mortalità elevata costringe i giocatori a giocare con cautela, abbandonando anzitempo le dungeon per curarsi e potenziarsi prima di ributtarsi nella mischia, rallentando molto i progressi di un gioco già molto lungo che si aggira sulle 40 ore. Il tutto comunque è semplificabile impostando una difficoltà più bassa, ma anche così è facile morire già durante il tutorial persino per gli esperti di giochi di ruolo a turni, quindi fate molta attenzione.
L'avventura si svolge per buona parte in vari dungeon multipiano sparsi per il mondo di gioco, tutti pieni di trappole da schivare, nemici da battere (anche con un accenno di stealth) e loot di livello sempre superiore da ottenere, ma passerete anche tantissimo tempo in città, dove potrete curare i combattenti feriti, acquistare equipaggiamenti nuovi, assoldare nuovi compagni, chiedere informazioni sui mostri più rari e potenti e molto altro. Questo tra l'altro è l'unico posto in tutto il gioco dove è possibile salvare, quindi scordatevi di abbandonare il gioco durante una battaglia: qualsiasi cosa stiate facendo, dovrete forzatamente tornare in città (anche se siete in un punto avanzato di un dungeon) per salvare i vostri progressi, e con la possibilità di morte permanente del proprio gruppo di combattenti, si dovrà sempre valutare i rischi di ogni combattimento.
Se il gameplay del gioco si rifà ai classici dungeon crawler, il look del tutto sembra un mix tra i classici giochi di ruolo e visual novel di stampo nipponico, con menu stilizzati ed efficaci, sistema di gestione personaggi e inventario molto basilari e comodi ma soprattutto due stili di disegno tra cui scegliere per i personaggi: uno più realistico e cupo, l'altro più allegro e stilizzato, anche se entrambi in salsa manga/anime. Gli ottimi disegni di entrambi i stili sono accompagnati da un buon doppiaggio in giapponese, che sa rendere fin da subito i personaggi amabili, anche quando non hanno molto da dire. Il giocatore può scegliere tra varie risposte quando parla con loro, ma questo è puramente un fatto di reazioni e di immersione, visto che non ha particolari effetti sulla giocabilità.
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