Recensione - Ironcast
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Ironcast si svolge in un passato alternativo alla fine del diciannovesimo secolo, dove Francia e Inghilterra svolgono una lunghissima guerra per accaparrarsi una nuova forma di energia che potrebbe fargli dominare la battaglia. Ma si crea una situazione di stallo per le tecnologie poco avanzate che non gli permettono di affondare il colpo decisivo, e allora parte la gara agli armamenti, con entrambe le fazioni che iniziano a costruire dei veri e propri mech, chiamati Ironcast per l'appunto, in salsa steampunk vista l'era storica. Ed è qui che entra il giocatore, che con il suo mech dotato di sistemi di movimento, scudi, ma anche due armi diverse, dovrà sfidare altri robot e veicoli mentre completa missioni di importanza vitale per l'Inghilterra.Sembra quasi la premessa di un nuovo gioco di mech ricco d'azione, ma in Ironcast i combattimenti non avvengono con scazzottate e furiose pressioni di tasti, né tantomeno in arene dove mirare precisamente ai nemici, ma su un campo di gioco match 3 dove dobbiamo collegare le gemme di vari colori, ognuno dei quali rappresenta una risorsa indispensabile per il robot del giocatore. Il viola ricarica i proiettili che servono per usare le due armi del robot, il giallo serve per i movimenti e lo scudo, il verde per riparare i vari elementi del mezzo e l'azzurro per il raffreddamento, poiché ogni azione comporta un riscaldamento del mech. Gli attacchi ovviamente danneggiano il nemico e possono essere di diversi tipi: mitra, missili, laser, ognuno con i propri pregi e difetti. Gli scudi vanno a bloccare o abbassare il numero di danni subiti, mentre il sistema di movimenti serve per avere più chance di schivare i colpi nemici. Infine, la riparazione tramite elementi verdi può essere applicata a ognuno dei 4 sistemi presenti sul mech, andando a bilanciare il fatto che l'avversario può attaccare parti specifiche del mezzo, per esempio per disattivare prima l'arma più pericolosa o per rendere inutilizzabili gli scudi.
MX Video - Ironcast
Il giocatore ha poi 3 turni per volta sul campo da gioco per raccogliere gli elementi, e nel frattempo usare i vari sistemi sul proprio robot a proprio piacimento, scorte permettendo. Finito il turno, lo stesso fa il nemico (gestito dall'IA) su un proprio campo da gioco invisibile al giocatore. In mezzo ai vari colori possono apparire altre cose utili, come per esempio alcuni oggetti specifici per le missioni, ma anche delle catene che permettono di concatenare più colori alla volta, ma anche delle sfere overdrive, capaci di aumentare gli effetti di un determinato attacco. Non tutte le missioni però richiedono semplicemente l'abbattimento di uno o più avversari: alcune richiedono obiettivi specifici come il raccoglimento di determinati oggetti sul campo da gioco o la sopravvivenza per un certo numero di turni. Ogni missione ha un numero di turni massimo oltre il quale si fallisce automaticamente (tranne nelle missioni di sopravvivenza, ovviamente), andando a penalizzare il gioco passivo dove si punta alla difesa e all'evasione sfrenata.
In caso di successo, la ricchezza sarà vostra: tornerete infatti alla base con premi in punti esperienza, soldi da spendere, ma anche progetti per migliorie di ogni tipo. L'esperienza serve per salire di livello aumentando alcune statistiche, e permette ogni volta al giocatore di scegliere tra 3 potenziamenti casuali per il mech. I progetti servono per avere la possibilità di comprare nuove armi, nuovi scudi e nuovi sistemi di movimento sempre più forti, naturalmente acquistabili coi soldi, utili anche per riparare il robot dopo ogni battaglia; passo fondamentale, perché la morte è permanente essendo un roguelike. Se il robot viene distrutto, infatti, si ricomincia il gioco da capo, ma non disperate: per ogni 5000 punti esperienza (che farete tranquillamente a ogni missione) guadagnate un punto da spendere in potenziamenti permanenti che rimarranno vostri a ogni partita, nonché mech e personaggi nuovi o bonus di guadagno per facilitarvi sempre più il compito di partita in partita.
Il giocatore infatti può sempre scegliere le missioni che vuole tra 3 opzioni casuali, ma dopo un certo numero dovrà forzatamente affrontare un boss potentissimo che quasi sicuramente vi farà le penne la prima volta, ma man mano che si vanno a capire le meccaniche di gioco e si applicano aggiornamenti permanenti, gli scontri diventeranno sempre più facili, anche se ovviamente rimane una componente di casualità che decide con quali armamenti, effetti e poteri arriverete a questi "sconti finali". La longevità del gioco è quindi decisamente soggettiva, perché ci sono numerosi boss e il gioco può essere continuato anche una volta battuti tutti, e la quantità di tempo che ci si mette a superare tutte le insidie dipende dalla bravura e dalla fortuna. E non essendoci un finale vero e proprio è sempre possibile potenziarsi; un endgame infinito insomma, che va a compensare alla totale assenza di componenti online o classifiche. Ironcast è interamente tradotto in italiano, con tutti i dialoghi che sotto forma di testo senza alcun doppiaggio, anche se c'è stata qualche lieve svista con qualche parola sparsa rimasta in inglese.
Amore
Robottoni alla Jules Verne
- Le ispirazioni letterarie e storiche di Ironcast sono notevoli ed immerse in un'ambientazione di fine ottocento molto credibile, seppur troviamo robottoni in salsa steampunk a darsi battaglia all'ultimo sangue. La trama, oltre alla premessa iniziale ben spiegata, non è particolarmente dettagliata o imprevedibile, ma ci sono comunque diversi personaggi godibili e un umorismo azzeccato, come per esempio in una missione ricorrente dove bisogna recuperare delle scorte di tè e dove il protagonista si becca una ramanzina quando si fa domande sull'importanza di tale bevanda, visto che è inglese. Tutto molto azzeccato devo dire.Gameplay sorprendentemente profondo
- L'idea di combinare un match 3 con elementi di giochi di ruolo o combattimento non è certo una novità: dai classici come Puzzle Quest fino a più recenti titoli mobile come Best Fiends, il concetto è stato già ampiamente provato e riprovato. Ma Ironcast riesce a combinare il tutto con una componente roguelike davvero piacevole dove si muore tanto per via della difficoltà alta, ma ogni partita serve a migliorare le prossime run che diventeranno quindi sempre più facili e godibili, facendoci avvicinare sempre un po' di più alla vittoria finale. A questo si aggiunge la gestione delle battaglie, basate su un sistema di gioco fresco, profondo, divertente ma soprattutto appassionante.Verso l'infinito e oltre
- Ironcast è dotato di un endgame invidiabile, poiché di fatto non esiste una fine vera e propria. Le battaglie e i boss dopo un po' finiscono e la loro ripetizione potrebbe non piacere a tutti, ma già arrivare alle battaglie finali può richiedere molte, e a quel punto si può sempre riprovare tutto con build diverse di mech, personaggi, aggiornamenti e abilità tra cui è possibile scegliere. Non ci sono classifiche o multiplayer, ma gli amanti del genere potrebbero comunque avere un titolo davvero duraturo tra le mani.Odio
Eccessiva casualità
- Il sistema di progresso di Ironcast è davvero ben fatto e fa sì che ogni partita sia utile a potenziarci e velocizzare le run future. Lo stesso però non si può sempre dire dello svolgimento di certe partite. Già nei combattimenti se alcuni colori non arrivano (la griglia è pur sempre casuale) ci si ritrova nei guai, magari incapaci di fare nulla perché mancano le sfere azzurre e il robot si surriscalda. Lo stesso però vale anche per gli sblocchi, visto che sia le abilità e le armi che si vanno a guadagnare vengono sbloccati casualmente, pertanto è possibile beccarsi armi rare e potenti dopo la prima missione, così come può capitare di non avere nessun upgrade importante prima di un boss e morire malamente. Ci vuole pazienza, forse un po' troppa a volte.Tiriamo le somme
Ironcast è un gioco che si rifà molto a titoli come Puzzle Quest, ma nonostante ciò riesce ad essere unico ed appassionante. Il tutto grazie a un'ambientazione steampunk molto interessante con una trama non dettagliatissima ma decisamente affascinante, un gameplay molto tattico e variegato, nonché una componente roguelike con un massiccio senso di progresso continuo che fa in modo che ogni fallimento sia poi utile per potenziarsi nelle partite successive. Non è un gioco facile e c'è una componente di casualità che forse scoraggerà alcuni, ma con una longevità e una rigiocabilità potenzialmente infinite e un gameplay contagioso, Ironcast potrebbe dimostrarsi anche per voi una vera sorpresa, capace di intrattenervi per settimane. 8.2Recensione realizzata grazie al supporto di Ripstone Games e Xbox.
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