Recensione - Far Cry: Primal
Il Gioco
Europa centrale, 10.000 A.C.: un gruppo di uomini preistorici è a caccia di mammut per procurare pelli e carne, e dopo aver identificato ed isolato un cucciolo lo attaccano finendolo con le loro lance. L'azione non è però passata inosservata, ed un'enorme tigre dai denti a sciabola emerge dalla vegetazione per reclamare la carcassa del piccolo mammut: gli uomini cercano di respingerla ma è troppo forte e li dilania uno dopo l'altro, finché uno solo tra loro riesce a sopravvivere grazie al sacrificio di un suo compagno. Il sopravvissuto si chiama Takkar e faceva parte di un gruppo di guerrieri diretti verso la mitica e fertile terra di Oros, nella quale avrebbero dovuto trovare altri membri della loro tribù, i Wenja, ormai dispersi. Questi si erano infatti recati ad Oros molto tempo fa, ma vi trovarono solo morte e distruzione per mano di due tribù rivali: i cannibali Udam ed i signori del fuoco Izila.Dopo questa disavventura, Takkar si mette quindi alla ricerca della terra di Oros riuscendo presto a trovarla insieme alla prima Wenja dispersa: Sayla, una ragazza che lui stesso salva dagli artigli di una tigre. Sayla gli spiega che, a causa degli attacchi delle due tribù nemiche, i Wenja si sono dispersi per tutta Oros e chiede gli suo aiuto sia per trovarli e riportarli al villaggio che per fronteggiare e sconfiggere gli Udam e gli Izila.
La nostra avventura nei panni del potente guerriero Takkar inizia quindi così: quanto descritto rappresenta infatti la prima ora del gioco, che funge da tutorial insegnandoci le meccaniche di base di combattimento, raccolta delle risorse e creazione degli oggetti, e lasciandoci poi liberi di esplorare e agire nella vasta terra di Oros. Far Cry: Primal ci ripropone molti degli elementi di base dei precedenti titoli della serie, prima tra tutte la struttura open world, ma adattando il tutto ad un'epoca in cui non esistevano armi da fuoco, veicoli e negozi per l'acquisto di armi e altro materiale: il gioco assume quindi dei contorni maggiormente survival rispetto al passato, con una grande importanza della raccolta di risorse tramite la caccia e la ricerca di risorse naturali.
La struttura del gioco è quella che chiunque conosca la serie Ubisoft si aspetterebbe: la mappa è inizialmente celata e, man mano che svolgiamo le diverse missioni, vengono rivelate nuove aree con nuove attività secondarie. Le attività disponibili sono divise tra missioni principali, non necessariamente legate alla storia ma comunque assegnate da diversi personaggi che ci richiedono di effettuare determinate attività, e missioni secondarie, più "leggere" e che ci vedono correre in aiuto di Wenja catturati o attaccati dalle tribù nemiche. La primissima missione principale affidataci da Sayla è la ricerca dello sciamano della tribù, rifugiatosi in una grotta lontana: una volta trovato, questo ci fa bere una miscela di sangue che, tramite uno psichedelico viaggio onirico, ci dona la capacità di domare molti dei predatori presenti sulla mappa, diventando a tutti gli effetti un "maestro di belve". Questa è una delle caratteristiche principali del gioco: cacciando e scuoiando gli animali otteniamo la loro carne, con la quale è poi possibile creare delle esche. Gettandole a terra vicino ad una "belva" domabile, questa andrà a mangiarle dandoci la possibilità di avvicinarci e, con la semplice pressione di un tasto del pad, domarla. Da quel momento in poi la belva sarà richiamabile in qualsiasi momento per combattere al nostro fianco (è possibile indicarle facilmente dove andare e chi attaccare), ma non solo. Ogni diverso animale ha infatti delle caratteristiche uniche: il dhole (una specie di cane), ad esempio, scuoia le prede abbattute e prende per noi carne e pelle, il lupo invece ringhia se avverte nemici nelle vicinanze mentre il giaguaro è abilissimo negli attacchi furtivi ed è capace di far fuori i nemici che gli indichiamo senza allertare i loro compagni. Si arriva poi alle belve più feroci, che necessitano di sbloccare determinate abilità per essere domate, e che sono talvolta addirittura cavalcabili. La capacità di domare e sfruttare al meglio le belve è una delle feature più importanti nell'economia di gioco, e potrà darvi grosse soddisfazioni.
MX Video - Far Cry: Primal
Dopo aver appreso l'abilità di domare gli animali, lo sciamano si reca al villaggio dei Wenja dove possiamo far ritorno ogni volta che vogliamo: qui troveremo tutti i membri della tribù che abbiamo salvato nelle nostre avventure, alcuni dei quali particolarmente importanti. Si tratta di una sorta di "specialisti", personaggi esperti in attività specifiche come la caccia, il crafting di armi o il combattimento, che dopo essere stati trovati e inviati al villaggio ci metteranno a disposizione le loro conoscenze sotto forma di nuove aree sbloccabili nell'albero delle abilità di Takkar. Man mano che combattiamo e completiamo missioni guadagniamo infatti punti XP che, accumulandosi, ci danno punti abilità da spendere sulle molte abilità disponibili. Ce ne sono di tutti i tipi: oltre alle già citate abilità di maestro di belve, troviamo quelle che ci permettono di creare armi più potenti, quelle che ci danno dei vantaggi in battaglia (ad esempio la possibilità di curarci mentre corriamo), quelle dedicate alla caccia e così via. Sta a noi decidere come spendere i punti in base a quello che riteniamo più importante. Non basta però portare al villaggio gli "specialisti" per sbloccare tutte le abilità che possono insegnarci: dobbiamo anche svolgere missioni per loro e metterli a loro agio creandogli una capanna e potenziandola per sbloccare nuove abilità: questo è fattibile recuperando le risorse adeguate tramite caccia e ricerca di vegetali e minerali.
Come già accennato, infatti, tali attività sono importantissime nel gioco; le pelli o ossa dei diversi animali uccisi, così come i molti tipi di piante e minerali reperibili in giro per la mappa, non solo ci permettono di potenziare il villaggio per sbloccare nuove abilità ma ci danno anche la possibilità di creare nuove armi, potenziare quelle esistenti o, mentre siamo in combattimento, di ricostruire quelle usurate o le frecce, lance e altre "munizioni" esaurite. E' possibile anche creare particolari misture guaritive che possono darci resistenza a veleni o a fuoco, ovviamente da sbloccare nel corso della storia. Man mano che riveliamo nuove aree della mappa, questa ci rivela i tipi di bestie e risorse presenti, ed alcune di queste saranno disponibili solo in determinati luoghi. Ci sono poi animali o risorse rari, necessari per i potenziamenti più elevati, che dovremo impegnarci molto per trovare.
I combattimenti, sia contro gli animali che i nemici delle altre tribù, avvengono utilizzando principalmente frecce e lance come armi da lancio (ma sarà possibile creare anche bombe di tipi diversi come quelle pungenti ricavate dai nidi d'api), mentre è possibile costruire diversi tipi di clave per il corpo a corpo. Le maggiori soddisfazioni, e minori rischi di finire sopraffatti dai nemici, si hanno però utilizzando un approccio stealth, già punto di forza della serie negli episodi precedenti. Ritornano così la possibilità di marcare i nemici (previo sblocco di apposita abilità) per seguirne le mosse e vedere di che tipo sono, quella di tirare sassi per distrarli e gli abbattimenti silenziosi tramite frecce o lame di selce, anche concatenabili in più abbattimenti consecutivi. Ma nessun'azione furtiva che si rispetti può essere condotta senza un'opportuna pianificazione, ed ecco quindi che ci viene in aiuto il nostro amico gufo.
Sbloccato all'inizio del gioco quando troviamo lo sciamano, il gufo non è altro che la versione preistorica dei droni da ricognizione visti in giochi dall'ambientazione più moderna: è infatti possibile chiamarlo in qualsiasi momento per librarci nei suoi panni sugli accampamenti nemici per scoprire quanti sono, marcarli e, previo sblocco delle relative abilità, anche attaccare con gli artigli o sganciare bombe. Insomma, il ricognitore perfetto per il nostro Ghost Recon: Paleolithic Warfare!
A queste caratteristiche principali del gioco si affiancano ovviamente tutta quella serie di feature e attività che formano il tessuto del gameplay di Far Cry: Primal: l'esplorazione vera e propria, facilitata da strumenti come il rampino (certamente anacronistico, ma utile) per scalare pareti rocciose, la vista del cacciatore che ci permette di individuare animali e nemici, seguire le tracce delle prede ferite e individuare le belve rare tramite la scia olfattiva che si lasciano dietro, la possibilità di reclamare pire (l'equivalente delle torri radio/d'avvistamento nei giochi precedenti) che fungono anche da punti di viaggio rapido e la cattura di accampamenti nemici nei quali sistemare i nostri amati Wenja. Torna anche il premiato motore pirico inaugurato con Far Cry 2, che ci permette di dare fuoco alle nostre armi, frecce e lance comprese, per poi incendiare tutti i materiali infiammabili con una propagazione realistica delle fiamme, così come ritroviamo un ciclo giorno/notte completo che cambia anche il comportamento dei nemici, meno guardinghi di notte, e predatori, più attivi al calare dell'oscurità.
Le attività da svolgere sono davvero tante e, mentre seguire unicamente la storia principale (ossia arrivare alla sconfitta di entrambe le tribù nemiche) vi porterà via sulle 14 ore di gioco, svolgere tutte le missioni principali, secondarie e potenziare al massimo villaggio e Takkar vi consentirà di portare il tempo di gioco ben oltre le 20 ore, senza contare i moltissimi collezionabili di vario tipo sparsi per la terra di Oros. Vale la pena di citare infine il fatto che il gioco non ha doppiaggio italiano, semplicemente perché tutti i personaggi parlano una lingua "preistorica", ricreata da Ubisoft con l'aiuto di paleolinguisti; di conseguenza tutti i dialoghi sono comprensibili unicamente tramite l'uso dei sottotitoli in italiano.
Amore
Maestro di belve
- La feature più interessante e riuscita di Far Cry: Primal è indubbiamente la possibilità di domare molte delle belve che popolano il mondo di gioco, per sfruttarne poi le caratteristiche peculiari sia in battaglia che in altre situazioni. Utilizzare il giaguaro come arma d'attacco stealth, mentre siamo nascosti al riparo e magari dopo aver fatto una ricognizione col nostro gufo, è estremamente soddisfacente, mentre è divertentissimo vedere come, quando giriamo col nostro fido orso bruno, i predatori che ci avvistano si avventino verso di noi solo per poi scappare con la coda tra le gambe quando vedono il bestione che ci accompagna. Senza contare poi che cavalcare le belve più veloci, come la tigre dai denti a sciabola (che qui è stata tradotta in maniera piuttosto discutibile come tigre dai denti lunghi), aiuta molto nell'esplorazione delle lande di Oros. Il mio consiglio è di sbloccare il più velocemente possibile le abilità di Maestro di belve e quelle di cavalcatura: vi darà accesso ad un gioco molto più avvincente.Carri armati a quattro zampe
- Anche se non sono domabili e richiamabili quando vogliamo come le altre belve, i cuccioli di Mammut sono cavalcabili non appena appresa l'apposita abilità: anche questo apre nuove possibilità sia tattiche che di combattimento, permettendoci di sgominare interi gruppi di nemici in pochi secondi semplicemente travolgendoli o afferrandoli con la proboscide. Vi ritroverete spesso a voler cercare un gruppo di Mammut prima di affrontare l'assalto ad un accampamento nemico, per facilitarvi il compito e distribuire parche dosi di distruzione.Approccio stealth
- Come nei precedenti giochi della serie, anche in Far Cry: Primal l'approccio furtivo è quello che paga di più in termini di risultati e soddisfazione. E gli sviluppatori si sono assicurati che i giocatori avessero tutti gli strumenti adatti per portare avanti questo tipo di approccio, dagli abbattimenti furtivi, anche multipli, alle ricognizioni con il gufo fino all'uso di belve specificamente pensate per l'approccio stealth. Probabilmente gli uomini delle caverne non combattevano in questo modo, ma è comunque divertente.Le notti di Oros
- Dal punto di vista grafico Far Cry: Primal svolge in maniera più che decente il suo lavoro senza stupire particolarmente, ma è di notte che il motore ed il design artistico del titolo danno il loro meglio. Vi troverete con splendidi scenari con la luna alta nel cielo ed i raggi che filtrano tra gli alberi in una leggera nebbiolina, e vorrete immortalarli con un bello screenshot.Odio
Troppo poco, poco vario
- Nonostante le novità citate nell'articolo, giocando a Far Cry: Primal si ha troppo l'impressione di un gioco limitato rispetto ai precedenti episodi, sia per varietà di gameplay che di ambientazioni. Le lande della terra di Oros sono fin troppo simili tra loro, a parte un'area a nord coperta dalle nevi (e nella quale è necessario ricorrere al fuoco per non congelare), e si sente il bisogno in una maggior varietà. Certo, in un gioco in cui si gira esclusivamente a piedi è impossibile aspettarsi grandi variazioni ambientali, ma magari un escamotage narrativo lo si trovava. Ed anche sul fronte gameplay ho avuto l'impressione che si sia un po' troppo riciclato quanto fatto in passato con l'unica novità interessante del Maestro di belve. Ad esempio, sappiamo che gli uomini delle caverne si spostavano e cacciavano in branco: perché non sfruttare questo elemento per darci la possibilità di portare con noi e comandare in battaglia un gruppo di guerrieri?Storia insipida
- Sarà che è sicuramente difficile caratterizzare in maniera convincente degli uomini preistorici (eppure alcuni come lo sciamano, o anche un folle "pensatore" che vi capiterà di incontrare, sono molto ben fatti), ma ho trovato la storia del gioco priva di mordente e poco interessante. Dobbiamo salvare la tribù e sconfiggere i nemici… ma questi non risultano né troppo terrificanti, né particolarmente interessanti.Sbavature nell'interfaccia
- Giocando ho notato che l'esperienza generale avrebbe potuto giovare di una serie di aiuti nell'interfaccia. Ad esempio quando raccogliamo le risorse, queste vanno ad esaurire gli slot della nostra sacca fino a non essere più conservabili, ma il gioco continua a segnalarci sulla mappa e nella vista del cacciatore le piante come raccoglibili. Se sparissero quando non si possono più prendere a causa dell'inventario pieno, ci farebbe risparmiare tempo; e non sarebbe stato male se avessimo potuto marcare le risorse che ci servono per determinate attività o potenziamenti, così che risaltassero di più nell'ambiente. Allo stesso modo, spesso può capitare di domare belve che avevamo già domato in passato: un'indicazione più chiara, quando ci troviamo davanti una di esse, del fatto che sia stata già domata o meno, sarebbe stata utile anche perché ci sono diverse varietà delle varie belve e a volte è facile confondersi sprecando esche.Tiriamo le somme
Far Cry: Primal aggiunge al franchise alcune interessanti novità che ne fanno meritare l'acquisto da parte degli amanti dell'azione open world, ma allo stesso tempo l'ambientazione preistorica introduce inevitabili limiti a livello di varietà di gameplay e ambientazioni e carisma della storia, che impediscono al gioco di brillare come i fan avrebbero voluto. Quel che rimane è comunque un titolo dal buon gameplay e pienamente godibile, che vi terrà impegnati molte ore tra belve fameliche e sanguinari uomini delle caverne. 8.0Recensione realizzata grazie al supporto di Ubisoft e Xbox.
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