Recensione - Bedlam
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
La protagonista del titolo, una giovane donna di nome Heather Quinn, sembra trovarsi in mezzo a qualche tipo di esperimento e ben presto si ritrova all'interno di un videogioco di nome Starfire, che per grafica, ambientazioni, stile e gameplay pare omaggiare palesemente quel grandioso classico che è Quake 2. Ben presto Heather si renderà conto di essere diventata a tutti gli effetti la protagonista virtuale della storia del gioco, ma delle interferenze stanno distruggendo il tutto e lei dovrà superare i vari livelli seguendo le regole del gioco.Inizia qui il vero mordente di Bedlam: la riproduzione fedele dei limiti tecnici, dei design dei livelli, del feeling delle armi, della velocità, e così via di molti titoli del passato. La prima parte del gioco infatti richiama palesemente Quake 2 e altri FPS usciti in quel periodo, mimandone design e concetti di base: movimenti velocissimi, nemici umanoidi che si disintegrano sotto i colpi di armi laser, ambienti industriali e così via. Ma a un certo punto il tutto si stravolge e la protagonista si ritrova in un altro mondo: questa volta all'interno di uno sparatutto di guerra di inizio millennio, con citazioni di titoli come Medal Of Honor e il primo Call of Duty. Questo cambio di mondo va a stravolgere anche le regole di gioco: grafica migliorata, armi diverse (ma con la possibilità di usare anche quelle già ottenute in precedenza), nuovi nemici, ambientazioni e design dei livelli completamente rinnovate... Bedlam è capace di aggiornarsi di volta in volta, andando a disfare tutte le certezze che il giocatore ha acquisito nel mondo precedente.
Ed è in questo modo che il titolo di RedBedlam va avanti, proponendoci continuamente nuovi cloni di videogiochi del passato. Ma perché? Che sta succedendo alla protagonista? Perché si ritrova improvvisamente in mondi virtuali apparentemente scollegati, e cosa dovrà fare per uscirne? E cosa sono i misteriosi varchi che incontra in giro per i mondi? Tutti questi misteri e molti altri vengono svelati nel corso della campagna di 6 ore circa, il tutto affrontato con una sottile ironia e tanto, tanto stile.
Tra accenti scozzesi marcati, un forte senso dell'umorismo di stampo nerd, una miriade di citazioni a videogiochi reali, FPS e non come Quake 2, Minecraft, Halo, Call of Duty, Unreal Tournament, Pac-Man, Space Invaders, Duke Nukem 3D e molto altro ancora... Bedlam è a tutti gli effetti il sogno nascosto di chi è nato, cresciuto e vissuto tra i capolavori degli sparatutto anni '90 come il sottoscritto - infatti chi non conosce molto quel tipo di giochi perderà senz'altro buona parte dell'appeal di Bedlam. E chi è a suo agio in questo mondo sarà contento del fatto che può salvare liberamente, altro aspetto chiave della maggior parte dei primi FPS su PC.
Tra una battuta esilarante e l'altra, dopo una serie di livelli che vanno a richiamare una decina di giochi di stampo totalmente diverso (persino cose inattese come un clone di Space Invaders e un gioco di strategia alla Command & Conquer!), parti che sbeffeggiano la community online degli FPS degli anni '90 e soprattutto tanta, tanta violenza, si vanno a completare i vari livelli del titolo, giocabili in 3 livelli di difficoltà. Gli obiettivi sono tutti piuttosto semplici e danno un ulteriore motivo per andare avanti, anche perché finita la storia non ci sono modalità ulteriori se non la possibilità di rigiocare (rigorosamente in single player) qualunque livello della campagna. Infine Bedlam è localizzato in italiano per quel che riguarda i testi, mentre l'audio dei dialoghi rimane in inglese coi sottotitoli - utili anche per chi se la cava bene con la lingua anglosassone, visto il fortissimo accento scozzese di molti personaggi.
Amore
Leggende degli FPS (e non solo)
- Se c'è una cosa che sprizza da tutti i pixel di Bedlam è la passione per gli sparatutto degli anni '90. Con le loro grafiche fatte di poligoni enormi (dall'avvento del 3D in poi, quantomeno), i loro livelli enormi e complessi, le loro armi gigantesche, la loro ultraviolenza e tutti i limiti dati dall'hardware di allora. Questo e molto altro viene affrontato con stima e ironia dai ragazzi di RedBedlam, che non solo vanno a citare titoli lontani dal tempo ma in molti casi ne sanno anche riprodurre fedelmente il feeling, specie per quel che riguarda il mondo iniziale che si rifà a Quake 2.Umorismo da videogiocatori
- Non solo Bedlam riesce a replicare alla grande grafica, level design e meccaniche di classici della storia dei videogames, ma sa anche ironizzare su argomenti che solo coloro che ci hanno giocato possono apprezzare. Citazioni a personaggi videoloudici storici, riferimenti a meme più o meno noti, addirittura un livello che simula un incontro online dove ogni giocatore si lamenta costantemente degli spawn, del lag e del gioco che fa schifo. Si vede chiaramente che gli sviluppatori hanno vissuto sulla loro pelle pregi e difetti di decenni di videogiochi, e ora si divertono a ridicolizzare tanti cliché.Odio
Enormi limiti tecnici
- Quando si va a riprodurre fedelmente un videogioco di vent'anni fa, ovviamente la grafica non può risultare moderna e questo va bene. Ma proprio per questo è assolutamente imperdonabile vedere la miriade di problemi tecnici che affliggono Bedlam: vistosi cali di frame-rate, una marea di problemi con la fisica, compenetrazioni costanti e molto altro. E se questi aspetti sono per lo più visivi, anche il gameplay ha le sue pecche: un'IA che alterna momenti di stupidità totale a mire infallibili (anche attraverso i muri!), level design spesso confuso che non presenta mappe o indicazioni particolari, nonché frequenti caricamenti errati e qualche crash. Bedlam urge di qualche patch di grosse dimensioni, perché in certe situazioni ci porta facilmante a perdere la pazienza.Si poteva puntare più in alto
- Bedlam osa costantemente nel volersi stravolgere di mondo in mondo, cambiando ambientazione, armi, stile grafico e molto altro. E' quindi un peccato constatare che il gameplay di base rimanga davvero molto simile, e nonostante qualche accenno di evoluzione iniziale (come l'apparizione dell'iron sight negli FPS più moderni), fin troppo presto il gioco sembra dimenticarsi che i videogiochi col passare degli anni hanno subito cambiamenti molto più profondi. Inoltre, dopo aver assistito a una carrellata di mondi diversi tra loro, è un po' deludente arrivare alle fasi finali del titolo dove per diverse ore il gioco decide di riciclare elementi già visti nei livelli precedenti. Qualche altra ambientazione di certo non avrebbe guastato, e con l'assenza di altre modalità e del multiplayer questo aspetto va inevitabilmente a pesare non poco.Tiriamo le somme
Se avete già sbirciato il voto, vi posso già dire che potete tranquillamente alzarlo di mezzo punto se vivete di pane e sparatutto in soggettiva, e abbassarlo di altrettanto se non avete quasi mai giocato a questo genere. Il motivo è palese: questo gioco è una vera e propria lettera d'amore al periodo d'oro degli FPS, quando titoli pazzeschi come Quake 2, Unreal Tournament e Duke Nukem 3D facevano salire l'adrenalina a giocatori di mezzo mondo. La magia di tutto si regge su citazioni a non finire, battute autoreferenziali e situazioni che solo i videogiocatori di quel periodo possono capire, ma inevitabilmente anche il gameplay è rimasto attaccato al passato. Se a questo aggiungiamo un design datato e massicci problemi tecnici, nonché la mancanza di contenuti oltre le 6 ore di campagna, diventa difficile raccomandare senza riserve il titolo. Chi ama gli FPS degli anni '90 passerà qualche ora tra sparatorie old school e risate a crepapelle, ma la buona volontà può coprire solo fino a un certo punto i problemi fondamentali. 7.3Recensione realizzata grazie al supporto di RedBedlam e Xbox.
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