Recensione - Laserlife
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Rez e Child of Eden, entrambi ad opera di Tetsuya Mizuguchi, erano degli astrattissimi sparatutto tridimensionali dove all'interno di mondi improbabili ma affascinanti bisognava colpire ondate di entità nemiche a ritmo di musica: seguire il beat della colonna sonora rendeva i colpi più efficaci o ci permetteva di ottenere più punti. Laserlife parte dallo stesso concetto, ma invece di combattere si va a controllare due laser mappati sulle levette analogiche del controller, cercando di completare una serie di obiettivi alla ricerca del fine ultimo: collezionare i ricordi perduti di un astronauta morto nello spazio. E così inizia la campagna, suddivisa in tre sequenze di ricordi su quattro livelli ciascuna, ognuno dei quali è a sua volta suddiviso in quattro fasi.La prima parte è senza dubbio la più complessa per quel che riguarda il lato gameplay. Bisogna muovere i laser all'interno del campo visivo, che va avanti a una velocità regolare in mezzo allo spazio profondo, circondati da pianeti, asteroidi, e strutture che sembrano aliene. In questa fase ci sono una serie di sfere di memorie perdute da raccogliere dirigendovi sopra i laser con i due stick analogici, premendo i grilletti al momento giusto per raccogliere le sfere e formare lunghe combo per moltiplicare il proprio punteggio. Il tutto avviene a ritmo di musica, e man mano che i livelli avanzano diventa anche più complicato raccogliere ogni ricordo disperso; se se ne perdono troppi si rischia di dover ripartire da capo. Nei livelli più avanzati incontriamo sfere di tipo diverso, ma la sostanza non cambia in quanto a giocabilità.
La fase due dei vari livelli semplifica i comandi, ma di fatto fa sbocciare il vero lato artistico dei programmatori. Il gameplay è simile alla fase precedente, ma stavolta dobbiamo far passare i laser attraverso dei dischi traslucidi fluttuanti, e man mano che si avanza nei livelli i mondi affrontati diventano sempre più surreali e visivamente spettacolari. Sempre a ritmo di musiche elettroniche ritmate, dobbiamo seguire il percorso fatto di dischi, questa volta circondato da sempre più ricordi che si vanno a materializzare. Giocattoli, scene di vita vissuta, oggetti a cui si legano ricordi particolari e molto altro, sembra quasi di vedere un sogno materializzarsi davanti ai nostri occhi. Anche qui si deve cercare di fare punteggi alti e cercare di sbagliare poco, altrimenti il fallimento è dietro l'angolo.
La terza fase è di fatto l'uscita dal percorso di recupero dei ricordi, e non è altro che un lungo tubo dove schivare ostacoli coi due laser. Questo mondo è visivamente semplice seppur rimanga astratto e colorato, ed è indispensabile far bene per cercare di mantenere il moltiplicatore alto dopo un auspicabile successo nella fase precedente. Questo perché dopo questa fase si finisce in un minigioco finale (la quarta ed ultima fase del livello) dove con la rotazione furiosa degli analogici si deve far materializzare l'oggetto chiave della sequenza di ricordi, qualunque esso sia, e se si riesce a mantenere il moltiplicatore alto è possibile ottenere punteggi impressionanti, utili a completare i vari livelli ottenenendo la valutazione più alta possibile (in stelle) nonché potendo confrontarci coi giocatori di tutto il mondo nelle classifiche.
Completare i 12 livelli presenti, per un totale di 48 fasi distinte, richiede ben poco tempo, meno di 2 ore; persino gli sviluppatori consigliano di giocare il titolo in un'unica seduta. In ogni caso, complici alcuni obiettivi piuttosto tosti, livelli avanzati complicati e la presenza di classifiche, rigiocare ai vari ricordi completati può risultare divertente e, vista l'atmosfera particolare del titolo, diventa assolutamente piacevole riaffrontare percorsi già finiti. Infine il titolo si basa molto sul racconto visivo, ma ci sono anche alcuni testi che sono fortunatamente localizzati in italiano, anche se alcune traduzioni sembrano fatte con Google.
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