Recensione - Thomas Was Alone
Il Gioco
Thomas Was Alone ci racconta di una software house, la Artificial Life Solutions e del suo progetto di creare l’intelligenza artificiale perfetta. Inspiegabilmente durante il processo di programmazione, alcuni glitch modificano le routine di sistema dotandole di una personalità propria. Nello specifico, il piccolo rettangolo rosso Thomas è proprio una di queste routine senzienti che assieme ad altri 14 compagni di varie forme e colori, cerca di scappare via dalle righe di codice del mainframe in cui si riscopre imprigionato. Il gioco all’inizio ci mette ai comandi del solo Thomas, proponendoci alcuni schemi piuttosto semplici in cui dovremo spostare il rettangolo verso l’uscita del livello di turno, saltando e superando ostacoli di varia natura che ci troveremo davanti. Le cose cambiano quando non saremo più soli ma incontremo gli altri compagni di sventura di Thomas, ovvero il lungo rettangolo giallo Jonh, il piccolo quadrato arancione Chris e il grosso rettangolo azzurro Claire. Ad ogni forma geometrica, oltre ad un colore ben definito, corrisponde un’abilità ed un carattere propri. Ad esempio Chris non è un gran saltatore ma può sgattaiolare attraverso gli spazi angusti mentre Claire riesce a galleggiare nelle pozze di liquido dove invece gli altri personaggi non sopravvivono, sciolgliendosi come delle aspirine. John invece è un acrobata nato e riesce a compiere balzi molto lunghi rispetto ai suoi compagni, ma essendo anche uno spilungone non se la cava bene negli spazi ristretti. Insomma, l’elemento cruciale di Thomas Was Alone è il gioco di squadra, aspetto fondamentale per risolvere i rompicapo ambientali proposti dal curatissimo level design e proseguire nell’avventura, conducendo di livello in livello tutte le forme geometriche nei loro relativi alloggiamenti vuoti, proprio come accadrebbe in un gioco di logica per bambini in cui bisogna incastrare i mattoncini di legno colorati nei fori corretti. Ci troveremo quindi di volta in volta ad utilizzare e condividere col gruppo le capacità dei singoli personaggi per superare gli ostacoli creando per esempio dei gradini di fortuna accostando tra loro Thomas e John per permettere il piccolo Chris di raggiungere delle sporgenze irragiungibili per le sue scarse doti di saltatore, o ci troveremo ad utilizzare Claire come zattera improvvisata per permettere a tutto il gruppo di guadare una pozza di liquido. Il layout dei tasti a disposizione è veramente minimale: con il tasto A si salta, mentre con i grilletti dorsali è possibile passare da un personaggio all’altro per assumerne il controllo.La vera forza di Thomas Was Alone risiede nella sua trama, interamente raccontata dalla voce di Danny Wallace, autore e attore britannico, la cui ottima performace di narratore è stata premiata al BAFTA dello scorso anno. La storia, intrisa del tipico umorismo british, è simpatica e surreale nel descrivere i caratteri peculiari e i sentimenti di Thomas e dei suoi compari, che sfociano anche in relazioni amorose, come nel caso del quadratino Chris che si innamora perdutamente di Claire o nei dissapori tra John e lo stesso Chris. Il titolo non è provvisto di doppiaggio italiano, ma niente paura: anche se non siete anglofoni, potrete comodamente leggere la trama attraverso le didascalie tradotte su schermo. Un altro aspetto fondamentale del gioco è la sua colonna sonora, firmata dal grandissimo compositore David Housden che in Thomas Was Alone ha realizzato dei temi musicali davvero ipnotici che enfatizzano tutta la natura surreale del titolo.
Thomas Was Alone è quindi caratterizzato da un level design molto elaborato e da enigmi ambientali di logica ben costruiti. Il tutto è accompagnato da una narrazione intrisa di umorismo e freddure, che ci racconta una storia surreale di amicizia, di amore e di cooperazione di gruppo, che ci terrà compagnia per i 120 livelli di gioco.
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