Recensione - Slender: The Arrival (Xbox 360)
di
Marco Zanella
P
Il Gioco
Un po' tutti conosciamo il “babau”, colui che terrorizzò la nostra infanzia e quella di molti altri bambini. L'angosciante creatura che affronterete (scappando) in Slender: The Arrival non è da meno: diamo uno sguardo più ravvicinato (ma non troppo) a Slender Man. Il disegno originale risale al 2009 ed è di Eric Knudsen, che partecipando ad un contest sul forum Something Awful lo raffigurò in due foto assieme ad una decina di bambini, poi scomparsi. Un uomo alto e snello, vestito in nero con una cravatta rossa e senza volto, alle cui spalle fuoriescono dei lunghi tentacoli. La minacciosa e imprevedibile natura di Slender Man si diffuse a macchia d'olio, generando innumerevoli storie e leggende legate a questo personaggio. Il conseguente risultato è visibile dall'ondata di fotomontaggi e riprese video amatoriali che mostrano l'oscura presenza intenta a cacciare la sua prossima vittima.Fu così che il game designer Mark Hadley portò con sé questa “moda” nel mondo videoludico realizzando Slender: The Eight Pages, un videogioco per PC uscito nel 2012, di genere horror e scaricabile gratuitamente. Questo titolo reggeva l'interesse del pubblico grazie ad una formula assai efficace: la paura. Il gioco infatti ci vedeva scappare braccati da Slender Man, mentre cercavamo di raccogliere otto pagine di un diario sparse all'interno della mappa. Impugnando gelosamente una torcia elettrica, osservavamo il sentiero di quel bosco illuminarsi, riprendendo ogni attimo di pura angoscia dalla visuale di registrazione di una videocamera. Gli ingredienti sono quelli giusti per garantire una breve ma intensa esperienza, scendendo a patti con molti difetti che gravano su un prodotto così spoglio rispetto alla concorrenza. Tuttavia Slender: The Eight Pages riscosse un discreto successo, tanto che l'anno successivo Mark Hadley ne annunciò il sequel: Slender: The Arrival. Il team di sviluppo che lavorò sul primo titolo, ovvero Parsec Production, si appoggiò a Blue Isle Studios al fine di concepire un prodotto più articolato del predecessore. Promettendoci notti insonni, l'esile uomo in smoking ha ora fatto la sua apparizione come titolo scaricabile per Xbox 360. Vediamo quindi se l'esperimento originale di Mark Hadley si sia concretizzato in un titolo horror degno della fama di Slender Man.
Percorrendo - con visuale rigorosamente in prima persona - una strada ricoperta dalle foglie cadute del periodo autunnale, ci incamminiamo verso l'abitazione di una nostra amica, Kate, la malcapitata protagonista di The Eight Pages. Entrati in casa notiamo dei strani disegni attaccati al muro, raffiguranti degli alberi e lo Slender Man. Il tempo di raccogliere la torcia e udiamo delle urla provenire dal bosco. Così, uscendo dal retro, ci precipitiamo in territorio nemico alla ricerca (di nuovo) delle fatidiche otto pagine prima di essere attaccati dall'inquietante essere. Durante la “caccia”, questo si teletrasporterà all'improvviso dinanzi a noi provocando disturbi sempre più forti all'inquadratura, sino al Game Over. L'unica cosa che potrete fare per evitare la morte è scappare, scattando nella direzione opposta a lui perdendolo di vista. Un'ulteriore complicazione è data dal fatto che, ogni volta che riaffronterete il livello, non troverete le pagine sempre nelle stesse locazioni. Queste vengono infatti distribuite casualmente in precisi punti della mappa rendendo impossibile così seguire una guida per poterle raccogliere in totale serenità. I capitoli successivi corrono sullo stesso filo conduttore: Slender Man vi metterà alle calcagna un Proxy (entità/persona che agisce sotto controllo mentale) che inizierà a correre verso di voi. Attivando dei generatori che alimentano un ascensore, dovrete accecarlo con la torcia così da fermarlo temporaneamente. La trama non sarà certo ciò che ricorderete da questo incubo, ma perlomeno ha un suo filo logico e non si dimostra il tallone di Achille solito di alcune produzioni. Leggendo i vari documenti sparsi nell'ambiente potrete farvi un'idea più chiara sull'intera vicenda anche se, come già accennato, la trama è un “optional” per un titolo come questo, che punta essenzialmente ad iniettarvi una tensione costante.
Le aggiunte rispetto al predecessore sono davvero poche e, a parte un netto miglioramento grafico, nessuna degna di nota. E' vero che l'occhio vuol la sua parte ma, joystick alla mano, a condurre il gioco sono pur sempre i contenuti. Il gameplay è rimasto praticamente invariato e l'unica cosa che farete sarà fuggire senza meta dal vostro inseguitore evitandolo ogni qual volta si manifestasse nei paraggi. Nessun enigma, nessuna sezione che vi bloccherà. Slender: The Arrival richiede solo un discreto senso dell'orientamento e una buona dose di fortuna. Parlando di longevità, potremmo definirlo come un vero e proprio sprint. Se manterrete i nervi saldi, completare tutti i cinque capitoli che compongono il gioco potrebbe anche richiedervi una sola ora. Tuttavia, se vi capitasse di andare nel panico perdendo di vista l'obiettivo, potreste decisamente impiegarci molto di più.
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