Recensione - Max: The Curse of Brotherhood
Il Gioco
Max e suo fratello minore Felix hanno caratteri diversi. Di regola vanno d’accordo ma Max odia tornare da scuola e sorprendere Felix a giocare con troppa foga con i suoi giocattoli fino a distruggerli. La nostra avventura comincia proprio quando il povero Max, esasperato, cerca su Giggle una formula magica per far sparire il fratellino pestifero. Neppure il tempo di finire di recitarla che nella cameretta dei due fratelli appare un passaggio dimensionale da cui fuoriesce una grossa zampa pelosa che afferra il piccolo Felix portandolo via con sé. Max, attanagliato dai sensi di colpa, decide di tuffarsi nella breccia per salvare suo fratello. E’ qui che comincia la nostra avventura, nelle piane di Diversalandia, terra abitata da buffe creature e il cui equilibrio è dettato dalle forze del bene e del male perennemente in contrasto tra loro. Le peripezie di Max lo condurranno in cima ad un albero gigantesco dove vive un’anziana e benevola signora che infonderà nel suo pennarello magico la forza degli elementi e metterà in guardia il piccolo sugli intenti del perfido Mustacho, il rapitore di Felix. Mustacho è l’oscuro tiranno di Diversalandia e ha rapito il bambino perché gli serve un nuovo corpo in cui albergare, dato che quello attuale è diventato troppo vecchio. Ma per riuscire a raggiungere e fronteggiare Mustacho, Max avrà bisogno di raccogliere ed utilizzare tutti i poteri elementali sparsi nei cinque templi sacri di Diversalandia e la cosa non sarà certo una passeggiata.Max: The Curse of Brotherhood è un puzzle-platform game 3D a scorrimento orizzontale, secondo esperimento dei ragazzi di Press Play che, giusto in tempo per Natale ci sorprendono con un’opera coloratissima e tecnicamene impressionante, dal sapore next-gen. Il titolo sfoggia un’ironia e un comparto grafico in linea con le recenti produzioni del cinema d'animazione americano, proponendo un mondo di gioco che per quanto non prenda le distanze dai canoni del genere platform gode comunque di un ottimo level design e un'altrettanto ottima gestione della fisica. Infatti proprio parlando di fisica, si capisce benissimo fin dalle prime battute di gioco quanto questo elemento sia alla base di tutta esperienza che richiede prontezza di riflessi da parte del giocatore e più di un pizzico d’ingegno necessario alla risoluzione di puzzle ambientali proposti nell’avventura. Il piccolo Max ha disposizione il suo pennarello magico ricolmo di poteri elementali (terra, acqua, fuoco, ecc) che potrà collezionare ed utilizzare per disegnare sempre più creative vie di fuga nel corso degli stage. L’utilizzo del pennarello è assegnato allo stick destro ed è possibile utilizzarlo su apposite zone colorate presenti sullo schermo. Grazie ai poteri magici elementali potremo far sorgere ad esempio piloni di terra da sfruttare come degli ascensori, creare dei rami o stendere delle liane per aggrapparci e oscillare, oppure creare delle palle di fuoco da utilizzare come armi. Il bello è che i singoli poteri possono essere anche concatenati tra loro in modo ingegnoso per risolvere i numerosi enigmi durante l’avventura: ad esempio potremo creare una liana e un ramo e collegarli tra loro per creare un contrappeso oppure potremo raggiungere un pilone distante disegnando un getto d’acqua che ci porti fin lì. E alla base c’è il motore fisico che gestisce il tutto in modo eccellente regalando una sensazione verosimile del peso degli oggetti. Il rovescio della medaglia purtroppo si manifesta nei controlli che a volte mancano di precisione, specie nelle scene in cui la prontezza o il tempismo di un salto sono imprescindibili. Anche la stessa gestione del pennarello magico, presa di peso dal primo capitolo della saga, talvolta si rivela infelice in quanto figlia di un gameplay basato sull’utilizzo di touchscreen o motion controller e che prevede l’impossibilità di muovere il protagonista contemporaneamente alle fasi di utilizzo del pennarello. Nonostante l’ottimizzazione del sistema di controllo realizzata dal team di sviluppo per venire incontro a queste imprecisioni, di tanto in tanto si rischia di entrare nel fastidioso dedalo del trial and error e l’esperienza può diventare frustrante.
Tra gli altri punti di forza del titolo, che vi terrà occupati complessivamente per circa 8-10 ore, vanno menzionati l’ottimo comparto sonoro e il doppiaggio, presente solo in lingua originale con sottotitoli in italiano, che impreziosisce moltissimo l’esperienza generale di gioco. Max: The Curse of Brotherhood è disponibile su Xbox Games Store al prezzo di 15 euro per ora unicamente per Xbox One, mentre la versione Xbox 360 arriverà a gennaio 2014.
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