Recensione - Lost Planet 3
di
Diego M. Martini / pipco
P
Il Gioco
Lost Planet 3 è un prequel che ci riporta 30 anni indietro rispetto al primo episodio, LP: Extreme Contidion, quando E.D.N. III era ancora completamente coperto dai ghiacci. Nello specifico impersoniamo il colono Jim Peyton, che arriva sul pianeta come minatore per raccogliere minerali da sotto il ghiaccio che gli permetteranno di guadagnare soldi da inviare a casa per mantenere la moglie e il neonato figlio. Il tutto sarebbe una passeggiata se il lavoro non fosse disturbato continuamente dagli Akrid, creature aliene di diverse dimensioni e soprattutto se il povero Jim non venisse coinvolto in una battaglia per il futuro del pianeta. La storia del gioco si basa sulla narrazione di Jim stesso che, invecchiato e in fin di vita, racconta le sue avventure alla nipote. Da subito si nota il grande sforzo fatto da Spark Unlimited per sviluppare il gioco su una grande storia disegnata intorno al protagonista ed alla sua umanità: ci troviamo coinvolti nella vita personale di Jim fino a farci immedesimare nella realtà dell’uomo alla prese con i suoi problemi quotidiani e alla lontananza dai propri cari. Toccanti ed emozionanti i messaggi che si scambia con la moglie sulla Terra, che costituiscono una specie di colonna sonora per tutto il gioco con l’obiettivo sia di spezzare il ritmo del gioco (a volte troppo) ma in particolare di farci immedesimare con il protagonista.La maggior parte del gioco si svolge in terza personam, tranne quando ci muoviamo con l’Utility Rig, un grosso mech minerario utilizzato come veicolo per le nostre missioni nelle lande desolate del pianeta, una volta saliti in cabina, la visuale passa alla prima persona. Il Rig è dotato di due braccia con cui lavorare ma saranno più le volte che le useremo per aprirci dei varchi nelle caverne di ghiaccio e soprattutto difenderci dagli Akrid. Via via che si procede nella storia il Rig ricopre un ruolo sempre più importante, non solo perché è lo strumento di lavoro e di combattimento dove passiamo gran parte del gioco, ma diventerà per Jim il suo contatto diretto con la famiglia, il suo rifugio, il luogo dove sognare ad occhi aperti e, perché no, anche il luogo in cui ascoltare tranquillamente la compilation musicale inviatagli dalla moglie.
La storia di dipana inizialmente attorno alle missioni lavorative standard che completeremo soprattutto con il Rig muovendoci in meravigliosi scenari esterni. Il gameplay è molto lineare, i pochi spazi semi-liberi sono lasciati ad alcuni spostamenti esterni con il Rig. La maggior parte delle missioni si svolgono nel deserto di ghiaccio di E.D.N. III, in grandi aree che si diramano da un hub centrale; ci saranno riparazioni, attivazioni di interruttori e sparatorie con Akrid che diventano dopo un po’ ripetitive perché molto simili ed a volte anche fastidiose a causa del mirino che con i piccoli e veloci Akrid non è precisissimo. Gli alieni importanti, come nei giochi precedenti, hanno le solite zone arancioni che ne indicano i punti deboli.Gli scontri con i grossi Akrid si riducono a sequenze di attacco sempre molto simili: si spara alle zone arancioni e si schiva, intercalate da QTE, concludendosi a volte con uno scontro finale a bordo del Rig..
In Lost Planet 3 c’è il grande ritorno del rampino, limitato però a zone scriptate dove ci serve come teleferica per salire e scendere da grossi massi o strutture: non è possibile quindi usarlo ovunque. Oltre alle missioni primarie vi sono poi molte missioni secondarie che ci danno la possibilità di recuperare l’energia termica che, utilizzata come valuta, ci permette di acquisire nuovi potenziamenti per le nostre armi o per il Rig. Bisogna superare almeno la metà del gioco per trovarsi di fronte alla svolta nella trama, con il colpo di scena che ci spiazzerà un po’ portandoci ad affrontare nuovi obiettivi e nuovi nemici. Finalmente, dopo aver passato la maggior parte del gioco con armi standard, qui avremo anche la possibilità di migliorare il nostro equipaggiamento con il quale saremo in grado di dar vita a scontri più elettrizzanti. Nelle ultime due ore di gioco il ritmo riparte decisamente e si ha l’impressione di vivere una storia diversa. Forse l’entrata in gioco di certe componenti andava anticipata.
Fin qui vi ho parlato della campagna a giocatore singolo: la modalità multigiocatore online è tutt’altra storia, sembra un altro gioco. Qui troviamo la Modalità Scenario, un match standard 5 contro 5 dove il Team Nevec e gli Snow Pirates si affrontano per portare a termine un obiettivo e cercare di farsi fuori a vicend, poi c'è Akrid Survival dove i team combattono contro orde di alieni per poi combattere tra loro per il controllo di un punto centrale. Nel multiplayer fanno la comparsa nuove possibilità di personalizzazione del personaggio, slegandolo dalla classe che riveste. Il percorso di upgrade è rappresentato da una sfera e, selezionando gli aggiornamenti in una sola direzione, ci si specializzerà in ruoli come cecchino piuttosto che tecnico. Se invece si selezionano aggiornamenti in più direzioni avremo un personaggio con caratteristiche versatili. In alcune mappe appaiono poi piccoli mech armati di mitragliatrice e lanciarazzi, ma soprattutto il nostro rampino è libero di agganciarsi ovunque per scappare o rincorrere nemici. Molto divertente!
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