Recensione - BattleBlock Theater
di
Roberto Vicario / Spr1ggan86
P
Il Gioco
In BattleBlock Theater tutto ruota intorno ad un concetto molto semplice: saltare ed evitare. Questa formula basilare, ma pilastro fondamentale di qualsiasi esperienza di platforming, è proprio quella su cui gli sviluppatori hanno deciso di fondare la giocabilità della loro ultima fatica videoludica.Nei panni di esseri dalla forma umanoide e personalizzabili in molti aspetti del loro look, la campagna in singolo di BattleBlock Theater ci vede prigionieri all’interno di un complesso di massima sicurezza gestito da gatti. Il nostro compito è quello di evadere dalla prigione e allo stesso tempo cercare di salvare i nostri compagni di cella. Ma come? Semplice: superando i diversi livelli di gioco, allestiti appositamente dagli astuti felini come una sorta di spettacolo teatrale per allietare altrettante sadiche palle di pelo. Ogni livello è composto da un punto di entrata ed un punto di uscita, con all’interno sei diamanti verdi e un gomitolo d’oro. Per aprire l’uscita servirà raccogliere almeno la metà dei diamanti e tutto il resto è facoltativo. Il compito sembra apparentemente semplice, ma a conti fatti, man mano che si prosegue nei diversi schemi, diventa sempre più complesso e ostico. Il level design, come sempre impeccabile da parte dello sviluppatore californiano, offre infatti tantissimi elementi in grado di portare il nostro personaggo alla morte. Raggi laser, blocchi di ghiaccio, rampe e piattaforme invisibili sono solamente alcune delle variabili con le quale dovremo confrontarci. A questo si aggiunge anche una componente logica data da una serie di puzzle che sfruttano principalmente leggi della fisica, semplici ma comunque in grado di stuzzicare la materia grigia di chi sta giocando.
Per non farsi mancare nulla, gli sviluppatori hanno anche inserito nei nemici che ostacoleranno ancor più veementemente la raccolta delle gemme. Fortunatamente dalla nostra abbiamo la possibilità di attaccarli sia con pugni e calci, ma sopratutto anche con una serie di gadget che potremo sbloccare spendendo i gomitoli d’oro raccolti all’interno del mercato nero. Il tutto è ovviamente stato condito dalla classico umorismo tipico dei giochi di The Behemoth, facendo sembrare sadico ma allo stesso tempo divertente tutto il contesto di gioco.
Completata la campagna a singolo giocatore, che porta via all’incirca 7/8 ore, ci si può cimentare in un nutrito numero di modalità multgiocatore oppure sperimentare la propria fantasia grazie all’editor di livelli che Behemoth ha messo a disposizione dell’utenza. Nel primo caso ci troviamo davanti ad una serie di modalità di gioco che spaziano da varianti competitive tutti contro tutti ad altre in cui si rivela fondamentale fare gruppo insieme ad altri giocatori per prevalere sugli avversari. Diverso il discorso che riguarda la possibilità di creare dei livelli da condividere successivamente sulla rete con la community. Grazie ad una interfaccia intuitiva e molto facile da assimilare, creare uno schema di gioco risulta un’esperienza rapida ed appagante, arricchita dalle tantissime possibilità che vengono offerte in termini di contenuti.
Sotto l’aspetto tecnico il titolo sfrutta l’ormai collaudato motore 2D già utilizzato nelle precedenti produzioni della casa di sviluppo. Questo significa una cura nei dettagli altissima, carisma da vendere per i personaggi e per i nemici, ma soprattutto uno stile estremamente umoristico che come da tradizione della software house vi farà sbellicare dal ridere in più di una occasione. A supporto di questa vena umoristica, in particolar modo per la campagna in singolo, vi è una voce narrante fuori campo che racconta con toni non proprio seriosi gli avvenimenti che si succedono mentre proseguiamo la storia. Una nota di colore in più che farà sicuramente piacere. Peccato purtroppo che il tutto sia relegato alla conoscenza della lingua inglese, anche se, per tranquillizzare i meno anglofoni, la presenza dei sottotitoli in lingua italiana non pregiudica la comprensione della trama.
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