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Kingdom Under Fire: The Crusaders
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Recensione - Kingdom Under Fire: The CrusadersXboxGame

Da sempre i giochi di strategia in tempo reale rappresentano il tallone di Achille nel panorama dei giochi per console: gli sviluppatori non sono mai riusciti a sviluppare un titolo che riuscisse soltanto ad avvicinarsi a capolavori del calibro di Warcraft. Con il suo Kingdom under Fire: The Crusaders, Phanthagram si propone di rinfoltire le fila di questo genere proponendo un approccio profondamente differente rispetto al citato titolo Blizzard.


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Kingdom under Fire è ambientato in un mondo di ispirazione fantasy dove umani ed orchi combattono tra loro per la conquista di un artefatto magico di immane potere, l’ Antico Cuore. La trama è molto ben realizzata e invoglia il giocatore a proseguire nella sua avventura, grazie a colpi di scena di grande effetto.

Dopo aver selezionato l’ eroe con il quale abbiamo intenzione di intraprendere la campagna, sia esso umano o appartenente alla Legione Oscura degli orchi, entriamo nel vivo dell’ azione. La scelta effettuata influisce anche sul livello di difficoltà: facile per gli umani, media per la Legione Oscura. Portandole entrambe a termine si sbloccheranno altre due campagne con difficoltà difficile.
Dopo un veloce tutorial che ha lo scopo di farci impadronire dei comandi di movimento ed attacco, ci ritroveremo sulla mappa del mondo di gioco che utilizzeremo per spostare le nostre truppe da un campo di battaglia ad un altro o per inviarle in città o castelli dove potranno rifocillarsi, imparare nuove abilità o comprare equipaggiamenti migliori.
La sensazione è quella di trovarsi a muoversi in un mondo di gioco veramente molto vasto, che va dalle distese innevate del Nord alle desertiche lande meridionali, passando per grandi pianure e foreste.

Prima di ogni missione saremo chiamati a scegliere le unità di truppe da utilizzare, a seconda del compito da portare a termine e a seconda delle nostre attitudini belliche. Selezionata un’ area sulla mappa vedremo il nostro reggimento muoversi verso di essa e una volta raggiunta la battaglia ha inizio. Dopo un breve briefing durante il quale il nostro leader ci illustrerà gli obbiettivi della missione e fornirà importanti informazioni sul campo di battaglia, ci troveremo al comando delle operazioni.

Un aspetto sicuramente controverso del gioco è la grafica: se da una parte le unità sul campo di battaglia sono state riprodotte con una dovizia di particolari davvero non indifferente per un gioco di questo genere (e se si pensa che negli scontri più epici il numero dei guerrieri sullo schermo può raggiungere il centinaio), dall’ altra le ambientazioni sono quantomeno scarne; i campi di battaglia sono il più delle volte costituiti da immense distese pianeggianti davvero poco dettagliate e comunque prive di punti di riferimento rilevanti come montagne o colline. Di conseguenza orientarsi in un simile ambiente senza l’ ausilio della mini-mappa, comunque velocemente raggiungibile attraverso la pressione del grilletto destro, diventa un’impresa davvero ardua. A peggiorare le cose c’è il fatto che l’ orizzonte è sempre celato da una fastidiosa quanto squallida “nebbiolina”.

Le pecche in questo comparto non sono però ancora finite, purtroppo: la telecamera è infatti difficile da padroneggiare e non di rado capita che l’ inquadratura venga ostacolata dagli elementi del paesaggio (il problema è particolarmente evidente durante gli spostamenti attraverso le foreste).

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Se dal punto di vista tecnico Kingdom Under Fire non fisserà sicuramente un nuovo punto di riferimento, dal punto di vista della giocabilità non c’è davvero di che lamentarsi. Le unità tra le quali potremo scegliere per formare il nostro contingente sono molteplici e ottimamente bilanciate tra di loro: le truppe di fanteria, ad esempio, sono strumenti micidiali negli scontri corpo a corpo ma sono praticamente inermi di fronte alle cariche della cavalleria, e le unità pesanti come la catapulte possono infliggere enormi danni agli avversari dalla distanza, ma in caso di scontri in mischia verrebbero facilmente annientate e vanno quindi “coperte” da unità come fanti o paladini.
In conseguenza di ciò anche gli spostamenti delle truppe da un punto ad un altro del campo di battaglia vanno attentamente ponderate: per quanto un unità possa essere ben equipaggiata ed esperta, se mandata allo sbaraglio contro le truppe avversarie senza un minimo di copertura verrà sopraffatta con estrema facilità.
Altro importante fattore da tenere in considerazione durante lo spostamento delle truppe è la formazione: una formazione serrata dà una maggiore protezione contro gli attacchi degli arcieri, ma limita la velocità e la facilità di manovra dell’unità.

Sono veramente molte le variabili che possono condizionare gli scontri, e ciò non fa che rendere l’esperienza di gioco davvero profonda dal punto di vista strategico. Nelle fasi tra una battaglia e l’altra, le varie truppe potranno essere equipaggiate con armi più potenti o armature più resistenti, che saranno poi ben visibili durante l’ azione, o potranno essere specializzate in un determinato campo utilizzando i punti esperienza che avranno guadagnato sul campo: un guastatore potrà ad esempio specializzarsi e diventare "pirotecnico", con la capacità di piazzare mine ed appiccare incendi, un arciere potrà diventare "arciere con arco lungo" e così via.

Solitamente nei giochi strategici il giocatore è chiamato unicamente a decidere sugli spostamenti delle unità sullo schermo, mentre una volta ingaggiato il combattimento queste si muovono indipendentemente e gli scontri vengono risolti a seconda dei parametri di attacco\difesa della unità coinvolte. In Kingdom under Fire questo è vero solo in parte: negli scontri in mischia, infatti, il giocatore prenderà direttamente il controllo del comandante dell’unità coinvolta e il gioco si trasformerà in tutto e per tutto in un action-game alla Dinasty Warriors, con il protagonista impegnato a farsi strada tra i nemici a suon di fendenti di spada. Una scelta di questo genere potrebbe far storcere il naso ai puristi della strategia, ma si rivela sicuramente utile per movimentare un po’ il ritmo del gioco.

Oltretutto è in questa fase del gioco che possiamo apprezzare il grande lavoro di Phantagram per quanto riguarda il dettaglio dei guerrieri: decine (e a volte centinaia) di soldati si muovono davanti ai nostri occhi con le loro armature, spade, scudi ed archi splendidamente riprodotti dando vita a scontri veramente molto belli da vedere e, cosa più importante, divertenti da vivere.
E’ bene dire, comunque, che anche il più esperto action-gamer non riuscirebbe a portare a termine una missione affidandosi unicamente agli scontri in mischia; anche questi, infatti, devono essere attentamente valutati a causa degli ingenti danni che le truppe potrebbero sostenere se mandate a combattere in una situazione di inferiorità.

Il comparto sonoro del gioco è realizzato piuttosto bene: durante le missioni saremo accompagnati da temi roccheggianti davvero esaltanti che anche alla lunga non annoiano. Anche doppiaggio (in inglese, solo i sottotitoli sono in italiano) ed effetti sonori si attestano su buoni livelli.

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In definitiva il gioco risulta gradevole e sicuramente sopra la media, se si sorvola su una scarsità di dettaglio dei campi di battaglia a nostro avviso quasi imbarazzante. La longevità è molto elevata (circa 15 ore per ogni campagna) e il livello di difficoltà rappresenta una bella sfida anche per gli strateghi più esperti. La possibilità di poter sfidare via XBox Live da uno a tre altri avversari umani non fa che accrescere ulteriormente la gia’ ottima longevità del titolo.
8.2

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