Recensione - Silent Hill: Downpour
Il Gioco
Murphy Pendleton: questo il nome del malcapitato protagonista che finisce nelle grinfie della città infernale per eccellenza. Carcerato dal passato oscuro e peccaminoso, Murphy è vittima di un incidente stradale assieme ad altri prigionieri durante il trasferimento verso un penitenziario di massima sicurezza, incidente che lo condurrà nel peggior posto possibile, quella Silent Hill che non lascerà scampo alla sua fragile psiche, già sconvolta da un passato difficile da accettare. Ovviamente è inutile approfondire in questo articolo altri aspetti della trama, vero cardine dell'esperienza di gioco; vi basti sapere che tutto è volutamente tenuto nascosto. Il gioco stesso racconta le vicende di Murphy poco alla volta, lasciando il giocatore nel dubbio e dando risposte a tutte le nostre domande solo nella seconda metà dell'avventura, specialmente verso la conclusione. Come da tradizione possiamo imbatterci in uno dei differenti finali, ben sei di cui uno disponibile solo dopo aver completato il gioco almeno una volta, dando vita a parecchi "what if.."; tutte queste differenti soluzioni sono influenzate da vari fattori di gioco ed anche da alcune scelte che il giocatore deve compiere in momenti cruciali dell' avventura.Dal punto di vista del gameplay vero e proprio è chiaro il mandato affidato da Konami ai ragazzi di Vatra: riportare sul giusto binario la serie, se non addirittura l'intero genere, vista la cronica carenza di veri survival horror in questa generazione. A tal scopo il nuovo team che ha pensato di far leva su quelle meccaniche più riflessive e meno action che hanno reso celebre questa saga; torna così indiscussa protagonista l'esplorazione della labirintica cittadina, capace da sola di iniettare una buona dose di tensione nel giocatore, accompagnato sempre da quel senso di pericolo e di impotenza nei suoi confronti. Compiendo questo perverso giro turistico per le strade della cittadina possiamo imbatterci anche in diverse missioni secondarie, con scopi più o meno semplici come disattivare il giro di alcune volanti di una polizia alquanto inusuale, arrivando a soddisfare le richieste di qualche personaggio disperso che potrà rivelarsi un valido aiuto per trovare la via di fuga da questo incubo ad occhi aperti. Spesso, inoltre, per compiere queste missioni o semplicemente per progredire con la storia principale, veniamo messi di fronte a enogmi di vario genere: da semplici puzzle ambientali per sbloccare alcuni passaggi a trabocchetti un po' più complicati che richiedono la raccolta di svariati oggetti ed il loro posizionamento, arrivando fino allo sfruttamento delle nostre capacità forensiche ed in questo caso l'introduzione di una lampada UV può essere un valido aiuto, dandoci la possibilità di scorgere indizi altrimenti invisibili grazie agli ultravioletti. Da sottolineare la particolare scelta di permettere al giocatore di regolare distintamente la difficoltà degli enigmi e dell'azione, permettendo quindi di assecondare le preferenze di ognuno.
Parlando di scontri arriviamo al sistema di combattimento, basato principalmente su armi bianche di fortuna come asce, tubi di ferro o semplici bastoni recuperati nelle strade della città, tutte soggette ad usura e che si possono rompere da un momento all'altro, lasciandoci alla mercè delle folli creature che infestano le strade. Le armi sono piuttosto differenziate l'una dall'altra e con diverse caratteristiche: una piccola accetta sarà certamente più veloce da manovrare e più dannosa grazie alla sua lama affilata di un semplice bastone, una grossa ascia antincendio risulta decisamente più dannosa ma inesorabilmente più lenta e così via. Anche questo aspetto contribuisce a quel senso di disagio: trovarsi in uno scontro con due o tre nemici armati di un semplice bastone di legno non sarà una bella esperienza. Nel corso del gioco è inoltre possibile recuperare anche alcune armi da fuoco, ma le munizioni saranno sempre scarse e sta al giocatore decidere quando e se sfruttarle a dovere. Come da perfetta tradizione survival horror, in più di un' occasione la fuga si palesa come la scelta migliore, aspetto troppo spesso trascurato a favore di un impronta action da spara-spara qui fortunatamente assente.
La durata dell' avventura è fortemente influenzata dal modo in cui la affrontiamo: da un minimo di una decina d'ore per compiere solo il necessario, ad una durata nettamente superiore nel caso si vogliano compiere tutte le missioni secondarie ed esplorare palmo a palmo Silent Hill, scoprendone tutti i segreti; nel mio caso specifico sono arrivato a poco meno di quindici ore. Considerando l'alto tasso di rigiocabilità legato ai differenti finali, il fattore longevità non è un problema.
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