Recensione - Tropico 4
Il Gioco
L’isola tropicale rappresenta nell’immaginario collettivo un autentico paradiso terrestre, un luogo ideale di svago, relax e divertimento in un contesto paesaggisticamente e naturalisticamente meraviglioso. Certo, il quadro d’insieme visto dall’interno, dal punto di vista delle popolazioni autoctone e delle forze politiche locali, può presentare delle sfumature ben diverse, e può risultare tutt’altro che idilliaco. El Presidiente questo lo sa molto bene; creare posti di lavoro, edificare alloggi decorosi per la popolazione, approntare un solido sistema scolastico e sanitario e, naturalmente, costituire un'efficiente macchina di difesa, indispensabile per difendere i propri confini o per reprimere eventuali sommosse, sono soltanto una piccola parte dei problemi nella gestione di un piccolo stato dall’economia così fragile. In Tropico 4 siamo noi i fautori del destino dell’isola, plasmandolo a nostro piacimento attraverso un titolo gestionale che appare da subito piuttosto complesso e profondo.Gli aspetti che siamo chiamati a gestire per fondare uno stato finanziariamente solido e politicamente stabile sono davvero molto numerosi e spaziano dall’aspetto meramente economico, con la costruzione di industrie e la destinazione di terreni a colture per il sostentamento dei locali o per la produzione di prodotti destinati all’esportazione, a quello sociale, che vede la ricerca dellla soddisfazione di bisogni e aspettative di determinate categorie di cittadini, per finire poi con quello politico, grazie al quale potremo metterci in buona o cattiva luce dinnanzi agli occhi delle potenze straniere oltre naturalmente a gestire efficacemente l’aspetto legislativo tropicano.
Ad inizio partita la nostra isola è sostanzialmente deserta tranne che per qualche baracca allestita fortunosamente dalla popolazione, e sarà indispensabile iniziare a creare tutte le infrastrutture necessarie allo sviluppo del piccolo stato. Le comunicazioni sono estremamente importanti per consentire ai “tropicani” di spostarsi sull’isola e raggiungere i luoghi desiderati, e quindi la sistemazione di strade e la creazione di garage ove i cittadini possano munirsi di automobili risulta essenziale. La creazione di posti di lavoro è un'altra delle più importanti priorità da fronteggiare, in quanto la creazione di industrie, fattorie o coltivazioni, oltre a soddisfare i bisogni primari dei nostri cittadini, offre la possibilità di rimpinguare le nostre casse attraverso l’esportazione di prodotti locali quali tabacco, zucchero, caffè e frutta esotica. Tali generi, richiestissimi all’estero, fruttano sicuramente un discreto gruzzolo al momento della vendita, ma ancora più introiti riescono a generare se ulteriormente lavorati: via allora con la costruzione di fabbriche di sigari, distillerie o industrie di scatolame. Per poter operare a dovere però questi centri hanno bisogno di manodopera specializzata, dotata di un certo grado di istruzione, e solo con un sistema scolastico sufficientemente strutturato, in grado di formare i futuri lavoratori dalle scuole elementari all’ università, si riuscirà a mandarle avanti senza dover ricorrere a costosa manodopera straniera.
Anche il problema dell’approvvigionamento energetico è piuttosto delicato, in quanto se è vero che gli edifici di base possono essere collocati anche all’esterno dell’area di copertura elettrica, è altrettanto vero che gli edifici più avanzati come appartamenti di lusso o strutture di intrattenimento come stadi o cinema, hanno assolutamente bisogno di energia per funzionare e quindi sorge un altro dilemma: optare per la costosa via ecologica delle centrali eoliche o buttarsi su forme dall’impatto ambientale più rilevante come le centrali a carbone o addirittura sul nucleare? La scelta non è banale, anche perché propendere per l’una o per l’altra ci pone anche di fronte ad un altro scenario da valutare attentamente, quello della politica interna e della soddisfazione delle diverse correnti di pensiero dei nostri cittadini. Le ideologie diffuse sull’isola sono piuttosto variegate e tra comunisti, religiosi, capitalisti e ambientalisti, solo per citarne alcune, c’è davvero da lavorare parecchio per cercare di accontentare tutti, o per lo meno per non scontentare troppo qualcuno. Arrivando ad esasperare troppo una determinata fazione si rischierebbe infatti di spingerla verso la pericolosa via della protesta, che potrebbe sfociare nell’occupazione delle nostre strutture produttive, con forte danno all’economia o, ancora peggio, verso una vera e propria rivoluzione. Un buon leader potrebbe scegliere quindi di assecondare i voleri delle folle, costruendo chiese se richiesto, emanando leggi anti-inquinamento per i “verdi”, eccetera; ma un vero dittatore che farebbe? Metterebbe in piedi un potente e numeroso esercito per far rispettare col pugno di ferro le proprie regole, soffocando rivolte e tafferugli nel sangue.
Commenti