Recensione - Call of Juarez: The Cartel
di
Ruben Trasatti / DarkAp89
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Il Gioco
Come può il far west trasferirsi in una delle più grandi metropoli degli Stati Uniti d’America? A quanto pare, Los Angeles è diventata il teatro di una guerra tra cartelli criminali coinvolti in traffici di droga tra il Messico e la California, i quali vogliono assumere il controllo della città ed espandersi in altri territori. Per fronteggiare questa situazione viene allestita una squadra speciale formata dall’agente della polizia locale Ben McCall, da Kim Evans dell’FBI e, per la DEA, da Eddie Guerra. Ognuno dei tre protagonisti ha dei legami con queste bande criminali, e nel corso delle missioni avremo sempre più dubbi su di loro visto alcune azioni sospette: il più imponente boss della malavita ha fatto parte del passato vietnamita di Ben; i fratelli della Evans facevano parte delle bande che ora lei stessa sta combattendo ed infine Eddie ha fin troppi debiti da saldare a causa del suo vizio di giocare d’azzardo.Call of Juarez: The Cartel propone una campagna in cui possiamo scegliere di impersonare uno dei tre membri della task force per conoscere meglio il carattere ed il passato di ognuno di loro. In base al personaggio scelto come protagonista per la campagna, potremo conoscere diverse sfaccettature del gioco. Ad esempio nel caso in cui il giocatore scelga Ben, questo dovrà cercare di rubare oggetti e fare alcuni favori ad una donna di mezz’età che si trova nel giro della prostituzione, mentre saremo guidati da altre persone a sospettare di Eddie il quale riceve misteriose chiamate riguardo delle somme di denaro. Nel caso si scegliesse l’agente Guerra, invece, la situazione si invertirebbe ed avremo sempre più dubbi su McCall e la Evans. Con quest’accorgimento, è possibile rigiocare più volte la campagna senza annoiarsi o dover ripetere le stesse azioni. Possiamo inoltre giocare insieme ad altri due amici, ognuno al controllo di uno dei tre personaggi, nella modalità cooperativa online.
La storia è strutturata in base a singole missioni che ci vedono infiltrati in determinati territori per distruggerli, per cercare ed uccidere dei membri delle bande, inseguire ed arrestare i capi più influenti o per ascoltare e interrogare testimoni. Le ambientazioni spaziano dalle foreste californiane alle zone di interesse della città di Los Angeles, dai deserti del Colorado alla periferia della cittadina messicana di Juarez. Questa varietà permette di andare avanti nel gioco senza alcuna pesantezza e, nel caso avessimo dei veri amici al nostro fianco, il divertimento e il lavoro di squadra permetteranno di avanzare ancora più velocemente.
Le meccaniche di gioco sono quelle classiche di uno sparatutto in prima persona, ma non mancano alcune piccole chicche: il sistema di copertura è sostituito da quello a “movimento alternato” che ci permette di avanzare verso determinate coperture mentre i compagni fanno fuoco di soppressione, ed è possibile effettuare delle irruzioni di squadra posizionandosi al fianco delle porte eliminando tutti i nemici che si trovano nella stanza, con il tempo rallentato e una maggiore concentrazione. Questa concentrazione aumenta con l’incremento delle uccisioni, attraverso un’apposita barra posizionata in alto a sinistra dello schermo: una volta che questa si sarà riempita ci è possibile per pochi secondi rallentare il tempo ed aumentare la nostra precisione verso un ristretto numero di nemici.
Oltre alla campagna, che può essere affrontata sia in cooperativa che in solitario, è presente il comparto multigiocatore che ci offre due modalità e quattro mappe ricavate dal single player, ognuna delle quali presenta due o più ambientazioni alternative ad aumentarne la varietà. Il classico Deathmatch a squadre richiede di eseguire 75 uccisioni per ottenere la vittoria per un massimo di dodici giocatori a partita, mentre con le Missioni siamo chiamati a ripulire la zona occupata dalla polizia o a sconfiggere i cartelli, a seconda della fazione in cui ci troveremo.
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