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Halo 5 e Hunt the Truth: la traduzione dell'Episodio 03
Continuano le ricerche del giornalista francese Benjamin Giraud alla ricerca della verità sul passato di Master Chief: nell'ultimo podcast, Giraud riporta una serie di conversazioni avute con diverse persone dalle quali emergono ulteriori interessanti informazioni: eccovi di seguito la trascrizione completa che abbiamo tradotto per voi in italiano.
Episodio 03 - CONDIZIONE CRITICA
Benjamin: Ray, mi hai detto che avevi qualcosa.
Ray: Mh, sì, infatti…
Ray Kersig è un mio vecchio amico, nonché un droide senza emozioni. Nel senso buono, s’intende. Come analista indipendente è il ricercatore più efficiente e prolifico che conosco. Per questo motivo l’ho sguinzagliato su questa storia qualche giorno fa, devo assolutamente demolire le dichiarazioni dell’amica di Ellie, Katrina. Ray era in zona per lavoro quindi si è preso del tempo per venire a trovarmi nel mio ufficio.
Benjamin: Allora, Katrina mi ha detto che John è morto quando aveva sei anni.
Ray: Esattamente.
Benjamin: I suoi genitori, inoltre, dati per morti in una prigione ribelle, a distanza di anni sono ancora vivi e vegeti.
Ray: Giusto.
Benjamin: Ray, questa donna sta rovinando la mia storia. Dimmi, ti prego, dimmi perché… perché mi sta mentendo!
Ray: Beh, non lo sta facendo.
Ray aveva trovato diversi registri fiscali che indicavano che non solo i genitori di John erano sopravvissuti al 2524, ma che lavoravano e pagavano le bollette.
Benjamin: Per l’amor del cielo! Sono morti nel 2524, dai!
Ray: Mi dispiace ma i loro impiegati e buona parte dei mercanti locali non concordano con la tua versione. Voglio dire, l’archivio centrale è ancora scarno, ma se scavi in archivi alternativi tutto salta fuori. I documenti sono lì!
Ray ha analizzato documento dopo documento avvalorando la storia. Ma ha perfino mostrato una richiesta all’assicurazione medica per la visita di uno specialista di malattie autoimmuni nel 2517, esattamente l’anno in cui secondo Katrina John si è ammalato. Mi veniva da ridere, anche se non c’era nulla di divertente in tutto ciò. Sono Benjamin Giraud, e questo è Hunt the Truth.
ONI IA: Resti in linea
Benjamin: Oh, ma dai… su, su…
ONI IA: ONI, Ufficio Pubbliche Relazioni.
Benjamin: Finalmente! Hey, Sully!
Sullivan: Dammi buone notizie, Ben.
Era spaesante ritrovarsi ancora una volta a parlare con il logo dell’ONI, ma mi sentivo ottimista. La storia stava venendo davvero bene, ma c’era un piccolo problema con le informazioni. La registrazione del decesso era tornata, speravo Sully avrebbe sistemato la cosa per me.
Sullivan: Ben… pensavo ne avessimo già parlato. I pianeti vetrificati non hanno documenti affidabili.
Benjamin: No, lo so, lo so, solo che…
Sullivan: I pianeti vetrificati non hanno documenti affidabili, Ben, manuale del giornalista coloniale. Vuoi che te lo ripeta? I pianeti vetrificati non hanno documenti affidabili.
Benjamin: non si tratta solamente dei documenti, a dirla tutta… ascolta, Sully, se potessi-ci sono persone che-ASCOLTA! Anche le persone vetrificate hanno ricordi inaffidabili?!
Sullivan: … Ben, stai registrando questa conversazione?
Benjamin: Sì.
Quello era il segnale per interrompere la registrazione. La conversazione lontano dai microfoni fu breve. Sully mi chiese se volevo andare avanti con le interviste, che fra le righe significava se “volevo tenere il lavoro”. Sì, lo volevo.
ONI IA: La sua chiamata è terminata
Jacob Walker: Beh, come può vedere, mi sono trasferito in modo quasi permanente su questa spiaggia.
Jacob Walker, marine in pensione, era la mia prossima intervista. Vive in una comunità marina a Castellaneta. La prima cosa che ho notato di lui quando ha risposto alla mia chiamata è che non indossava nessuna maglietta, cosa che ha strappato un sorriso ad entrambi. Mi ha spiegato che dopo 28 anni di servizio, per quanto lo riguarda, ci dev’essere solo ozio e riposo. Non ho nulla da dire su una simile filosofia. Comunque, ha indossato una T-Shirt e gli ho fatto qualche domanda su Master Chief.
Walker: Può scommetterci il culo che mi ricordo di John, dannazione.
La carriera di Walker iniziò tre decenni or sono alla scuola delle Forze Navali sul Mar Nero. Non poteva certo aspettarsi che l’addestramento si sarebbe rivelata un’esperienza che non avrebbe mai dimenticato. Walker era fianco a fianco con l’uomo che sarebbe divenuto Master Chief, una cosa che lo segna ancora oggi.
Walker: Ti dirò, ci hanno spinti davvero oltre il limite, ma John, beh, lui ci ha spinti ancora più avanti, senza un secondo di tregua. Eri nella merda, non sapevi se aver più paura dell’istruttore o di John.
All’inizio pensavo che Walker non fosse rimasto impressionato.
Walker: Oh, no, non è quello. Pensavo fosse per via che era la prima settimana, c’era un gran parlare. Io e altre due burbe eravamo fuori dalla mensa, coi petti gonfi a vantarci di come saremo diventati dei killer a sangue freddo, capaci di spezzare il collo delle persone, tutte cose del genere, non avremmo mai fatto i colletti bianchi al comando. Oh, inutile dire che io avevo 19 anni ed ero rincoglionito come Dio solo sa. Mentre siamo fuori a fare i gradassi c’è un signor nessuno spuntato dal nulla che fissa l’orizzonte… John. Quel John. All’inizio pensai avesse 20, 21 anni, era bello grosso. Viene fuori che era un sedicenne. Cioè! Un tizio del genere non lo avresti mai preso in considerazione.
Walker però ricorda che presto tutto il machismo del gruppo scemò e la figura del leader emerse da John.
Walker: … c’erano questi addestramenti. Chi arrivava ultimo pagava per tutto il gruppo. Voglio dire… dopo venti miglia c’è chi arriva ultimo, no? Magari stai tornando e ti becchi un lancio dal Pelican. E c’erano anche dei punti in cui il terreno poteva rivelarsi letale. Reach è… oh, era un pianeta decisamente duro. Ma John –oh, senti- ogni volta prendeva il comando del gruppo. Con tutto il rischio e la responsabilità. Non era costretto a farlo, ma, accidenti, lo faceva. Ogni volta poi, arrivati a metà, iniziava a tornare indietro per aiutare i più affaticati. Se eri ferito o altro lui sarebbe arrivato per aiutarti.
Infine, racconta Walker, tutte le volte John faceva in modo di arrivare per ultimo e prendersi la punizione
Walker: Era il suo modo di fare le cose, alla fine tutti volevano che fosse lui a guidarci. Aiutarsi a vicenda, provare a superare il limite, sono cose che dovevamo fare ma che, di fatto, nessuno faceva mai veramente… fino ad allora. Ad ogni modo, ci riuscimmo. Anche se rimaneva esclusiva di John prendersi carico del gruppo. Ho provato una volta soltanto a sfidarlo, giusto per onore. Non ho più osato ripetere un errore del genere.
Walker è appena oltre i cinquanta, ma sembra avere l’energia di una persona molto più giovane. Sembra che la forza di volontà presa anni prima, insieme ai suoi commilitoni, da John, sia ancora lì a ispirarlo. È considerevole: ha conosciuto John, vissuto con lui per mesi, eppure gli sembra ancora come un personaggio mitologico.
Walker: Quello che era in grado di fare, tornare con le sue sole forze nel buio pesto, senza strumenti di navigazione. Una cosa… inumana. Lui era inumano.
Petrovsky: Quel ragazzo era un mostro, come tutti gli altri simili a lui.
Anthony Petrovsky, ODST in congedo che ho trovato grazie a Meshach Miradi. Esatto, quel Meshach Miradi, il complottista che mi ha bombardato di messaggi per mesi. E sì, ero abbastanza disperato da dargli ascolto. Ma lasciamo perdere. Di certo Petrovsky non era sulla lista delle fonti approvate da Sullivan, quindi sono uscito dagli schemi e l’ho contattato su Chatternet. Ed eccolo, a ricordare il suo unico incontro con John.
Petrovsky: quel ragazzino era uno scherzo della natura.
Benjamin: Può essere più specifico?
Petrovsky: Certo, con gioia. Allora, io e alcuni compagni, ci stavamo allenando in palestra ed ecco che spunta fuori lui…
Benjamin: Hm.
Petrovsky: … questo pivello. Almeno, ti dava l’idea di un ragazzino. Era alquanto pompato, ma la sua faccia sarà stata quella di un dodicenne, forse un anno oltre.
Dodici o tredici? Dopo il reclutamento John non ha lasciato il campo di addestramento almeno fino a 17 anni. Petrovsky dev’essere sicuramente in errore con le date, ma lascio correre.
Petrovsky: Comunque… penso voglia fare il duro. Quando uno dei ragazzi gli chiede il nome lui risponde ma, sai, con un certo modo di fare… no? A quel punto gli animi si scaldano, mi ricordo solo che il CPO ha ordinato di salire sul ring, lui e altri quattro. Ci aspettavamo di…
Benjamin: Eh, aspetta! Anthony, un attimo, mi sta dicendo che l’istruttore ha ordinato a quattro soldati di combattere contro un ragazzo delle medie?
Petrovsky: No, aveva dodici, tredici anni.
Benjamin: sì, bene, ad ogni modo… il CPO ha ordinato a quattro ODST di combattere con un ragazzino?
Petrovsky: Sì, però non la veda in quel modo perché quei quattro ODST di fatto erano degli agnelli condotti al massacro.
Benjamin: Sarebbe a dire che John li ha battuti?
Petrovsky: No, no… è andata peggio.
Da quello che racconta, gli ODST fanno come ordinato, circondano John e uno di loro gli si lancia contro. Quello che succede dopo, a detta di Petrovsky, sfida ogni logica.
Petrovsky: Il suono dei suoi pugni… era terrificante. Non sembravano normali pugni, ma come delle esplosioni. Ok? Ero dall’altra parte della palestra e le sentivo. Non era normale. Un tamburo che batteva sulla carne. Tipo… ba!ba!ba!DA!
Uno degli ODST riceve un singolo colpo che gli blocca il cuore all’istante, uccidendolo. Un altro si prende un diretto da John che gli scava la faccia. Due colpi letali, un ODST con l’osso pelvico polverizzato, e l’ultimo con la colonna vertebrale in schegge, non camminerà più. Nessuno ha tempo di fuggire dall’incontro perché succede tutto in meno di cinque secondi.
Benjamin: Aspetti… ma, li ha uccisi?
Petrovsky: Si, nonostante fosse impossibile.
Benjamin: Che intende con impossibile? Cioè, come…
Petrovsky: Come se non fosse un umano, va bene? Come se fosse stato potenziato geneticamente.
Benjamin: Quindi mi sta dicendo che qualcuno ha potenziato John? Qualcuno ha geneticamente modificato un bambino?
Petrovsky: Va bene, ho capito.
Benjamin: No?
Petrovsky: Pensa stia mentendo.
Benjamin: Penso che mi abbia raccontato la verità su quello che LEI ha visto, ma…
Petrovsky: Va bene. No, cioè, ok, ascolti… questi sono i fatti. Ben, non m’interessa se mi credi o meno, non fa alcuna differenza. Io c’ero, tu no. Quindi, scrivi pure il tuo pezzetto da leccapiedi dei militari, io rimango qui e mi bevo la mia birra. Buona fortuna.
Petrovsky mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Intendiamoci, non c’è da sorprendersi che uno Spartan si sottoponga a qualche potenziamento, ma si parla di adulti maturi. Può un diciassettenne, ancora in sviluppo, sopravvivere a quel tipo di procedura? Sembra assurdamente rischioso. E se Petrovsky stesse dicendo la verità e John era solo un tredicenne? Sono accuse pesanti da fare, le implicazioni etiche di una cosa del genere danno il voltastomaco. Stavo ancora pensando a questo quando, il giorno dopo, compare il nome di Ellie Bloom sullo schermo delle chiamate. Dovevo farle ascoltare una prima bozza del mio episodio e lei mi doveva dare un parere a riguardo. Non volevo rischiare di essere intercettato, quindi ho lasciato cadere la chiamata e l’ho ricontattata su Chatternet.
Ellie: Allora, due cose.
Benjamin: Ok.
Ellie: Due cose grosse.
Benjamin: Ok, spara.
Ellie: Ti ricordi l’insegnante di boxe?
Benjamin: Deon Govender, sì.
Ellie: Ti ha mentito.
Benjamin: Aspet… cosa?! E come?
Ellie: Non c’era nessun corso di boxe a scuola.
Benjamin: Come fai ad esserne certa?
Ellie: Perché non c’era nulla che avesse a che fare con la boxe in tutto il pianeta.
Mi spiega che l'avevano messa fuori legge tempo prima, quando un ragazzo era rimasto ferito. Dopodiché c’era stata una lunga polemica sul fatto che la boxe per giovani era illegale, anche se nessuno sembrava preoccuparsi di tutte le commozioni cerebrali causate dal Gravball. Senza alcuno a preoccuparsi della cosa, entro la fine del secolo su Eridanus II nessuno praticava più la boxe. Mi sfida perfino, mi dice di chiedere a qualcuno della colonia così da ottenere la stessa risposta.
Ellie: E sicuro come l’oro non c’era una lega di boxe per ragazzi a scuola! Sarebbe come dire che c’era un poligono di tiro al negozio di giocattoli. Impossibile. E l’altra cosa? Quei rapimenti dei ribelli a Elysium? Anche quelli non sono mai avvenuti.
Benjamin: Aspetta un momento. Su questo ti sbagli, ne sono sicuro, ok? La presenza di ribelli ad Elysium è ben documentata.
Ellie: Già, era tutto a livello politico. Hanno provato a influenzare il governo locale. A volte c’erano delle tensioni, qualche scontro, ma nessuno è mai stato rapito. L’abbiamo scampata in modo pacifico. Per questo Elysium era un punto d’incontro per i rifugiati. Tornando all’istruttore di boxe? Un bugiardo patentato.
Dovevo confermare quello che mi stava dicendo, ma avevo comunque la bruciante sensazione che mi stesse dicendo la verità ancora una volta. Che senso aveva tutto questo? Se lei aveva ragione, e nulla di tutto ciò era mai accaduto, l’intera storia era sbagliata e, cosa spaventosa, qualcuno aveva messo in piedi tutto quanto. Avevo bisogno di spiegazioni dalle fonti precedenti, e mi servivano prima di subito. Ho provato, quindi, a contattare Deon, l’insegnante di boxe, ma senza successo. Gabriella Dvorak, il soldato che aveva liberato John, irrintracciabile. Quindi ho provato con il prigioniero sopravvissuto, Thomas Wu, trovandolo.
Thomas: Salve.
Benjamin: Thomas? Salve.
Thomas: Con chi parlo?
Benjamin: Sì, mi scusi se la chiamo a quest’ora, almeno… che ore sono da voi? Ho bisogno di chiederle un paio di cose in velocità.
Thomas: Va bene.
Non avevo la più pallida idea di cosa avrei potuto chiedere
Benjamin: Ok, allora. È sicuro del fatto che Elysium ha subito lo stesso tragico destino della sua città?
Thomas: Certamente, gliel’ho già detto.
Benjamin: Sì, me ne rendo conto, ma Thomas, ho parlato con persone che erano ad Elysium, e mi hanno detto che non è vero. A questo punto io, mi rendo conto di tutto quello che ha passato, ma voglio sapere la verità.
Thomas: … Ok.
Benjamin: È certo del fatto che Elysium City era sotto il controllo violento da parte delle truppe insurrezionaliste?
Thomas: Senta, quello che le ho già detto è tutto quello che ricordo.
Benjamin: No, mi scusi, ma non le credo. Si ricorda tutto alla perfezione. Mi ha elencato il nome di tutte le città sicure della regione e solamente una volta ha esitato.
Questa parte me la stavo completamente inventando. O la va o la spacca.
Benjamin: Ha esitato solamente quando ha parlato di Elysium City, va bene?
Thomas: Io, io non sono, senta, io non sono sicuro…
Benjamin: Però Elysium City non è stata catturata dai ribelli, o no?
Thomas: Cosa sta facendo, li difende?
Benjamin: Assolutamente non li sto dife…
Thomas: Come può, dopo tutto quello che hanno fatto, difenderli? Ci hanno lasciati in gabbia per settimane. Hanno lasciato che tutte quelle persone, semplicemente, morissero. E lo hanno fatto in tutte le colonie esterne. Voglio dire, che differenza fa se è successo o meno anche ad Elysium? Dopo tutto quello che hanno fatto…
Benjamin: Thomas, Thomas… ascolta. Mi dispiace, mi dispiace di aver riportato a galla tutto questo, solo che…
Thomas: Voglio solo riposo per la mia famiglia, è tutto quello che voglio, riposo…
Benjamin: Aspetta! Non capisco. Com’è che mentire riguardo l’insurrezione su Elysium porta riposo alla tua famiglia?
In quel momento Thomas è sembrato tornare completamente in sé, il suo tono è cambiato radicalmente
Thomas: Non dovrei star parlando con lei.
Benjamin: Aspetta, Thomas non...
Thomas: Non posso. Ci lasci in pace.
Anch’io ho improvvisamente visto le cose con chiarezza, un’epifania: la conversazione era stata fatta tramite Waypoint, qualcuno poteva essere in ascolto.
Continuate a seguirmi nel prossimo episodio di Hunt The Truth.
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