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Call of Duty: Black Ops 6
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Recensione - Call of Duty: Black Ops 6Xbox Series X | S Xbox OneGame

A un anno di distanza da Modern Warfare III e a quasi quattro dal precedente capitolo della saga Black Ops, Treyarch e Raven Software tornano sotto i riflettori con Call of Duty: Black Ops 6, il primo gioco della serie dopo tanti a beneficiare di un ciclo di sviluppo convenzionale nonché il primo ad arrivare direttamente nel catalogo Xbox Game Pass Ultimate e PC Game Pass dopo l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Xbox. Scopriamo insieme tutte le caratteristiche del nuovo capitolo!
Recensione realizzata in collaborazione da Mirko "ThorX360" Rossi (single player) e Matteo "maguzzolo" Merlano (multiplayer).

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Il Gioco

Call of Duty: Black Ops 6, come facilmente intuibile dal titolo, è il sesto episodio della saga Black Ops, inaugurata nell’ormai lontano 2010 con il capitolo ambientato alla fine degli anni ’70 con protagonisti Frank Mason e la sua squadra di agenti della CIA. Di capitolo in capitolo abbiamo vissuto attraverso gli occhi dei protagonisti varie epoche storiche, con continui colpi di scena, improvvisi cambi di fronte e sceneggiature in grado di costruire una narrazione decisamente affascinante. Il nuovo capitolo non fa eccezione e mette il giocatore nei panni degli agenti della CIA Troy Marshall e William “Case” Calderon. Siamo nel 1991, l’operazione Desert Storm sta per iniziare e i due operativi dell’agenzia vengono inviati al confine tra Iraq e Kuwait per “prelevare” il ministro della difesa iracheno Saeed Alawi. Durante l’operazione però qualcosa purtroppo va storto: il gruppo paramilitare “Pantheon” tenta di impedire l’estrazione e questo dà il via a uno spettacolare scontro a fuoco, che si conclude però con il ritorno sulla scena dell’ex-agente della CIA Russel Adler, e l’assassinio di Alawi.

MX Video - Call of Duty: Black Ops 6

In seguito al fallimento della missione i due agenti vengono sospesi, ma ottengono comunque l’ok non ufficiale da parte della loro responsabile Harrow per proseguire le indagini su Pantheon insieme a Frank Woods, uno dei protagonisti storici della serie, che viene coinvolto nella vicenda proprio dall’ex-agente Adler. Quest’ultimo sostiene infatti di avere un messaggio importante per lui, che conduce la squadra in un rifugio abbandonato nel KGB situato in Bulgaria e conosciuto come “la Torre”. Da qui il team inizia a indagare su Pantheon, finendo per rivelare un complotto su scala globale in grado di minare non solo la sicurezza nazionale ma anche la sopravvivenza stessa della CIA. Nelle 15 missioni principali, alle quali si alternano incarichi di reclutamento di altri membri del team, fasi di esplorazione e briefing ambientante proprio nella Torre, i protagonisti esplorano varie zone del mondo, tra cui il Kuwait e l’Unione Sovietica, in un susseguirsi di situazioni differenti, che vanno dalle classiche missioni lineari da completare armi in pugno a incarichi di infiltrazione dove è possibile optare per un approccio più stealth, passando per una missione open-map con obiettivi multipli da completare in totale libertà con l’ausilio di un fuoristrada.

La varietà di situazioni include anche i già citati “intermezzi” nella Torre, che rappresenta di fatto il quartier generale della squadra. Qui i protagonisti discuteranno delle missioni appena concluse e dei prossimi passi, dando la possibilità al giocatore di approfondire alcuni aspetti della trama dialogando con gli altri membri del team prima di selezionare l’incarico seguente dalla mappa presente dentro l’edificio. La Torre però non si limita solo a questo: nel corso dell’avventura il giocatore può infatti raccogliere denaro, da spendere poi per costruire alcune aree speciali all’interno della struttura, così da sbloccare la possibilità di acquistare vari potenziamenti in tre diverse categorie principali, che vanno dai classici miglioramenti legati alla salute o alla resistenza, alla possibilità di portare con sé un maggior numero di gadget o di proietti, fino ad arrivare all’efficacia delle armi o a abilità più particolari, tra cui spiccano anche alcune voci espressamente dedicate alle modalità multigiocatore di cui parleremo più avanti. La Torre custodisce inoltre una serie di piccoli enigmi, in grado di solleticare la curiosità dei giocatori più intraprendenti tra una sparatoria e l’altra. L’intera campagna si completa in circa 8/10 ore, variabili come sempre in base alla difficoltà selezionata tra le 4 disponibili, alle proprie abilità e alla propensione al completamento di tutti gli obiettivi opzionali, incluse le sfide Dark Ops.

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Venendo invece al comparto multiplayer competitivo di Call of Duty: Black Ops 6, se confrontato con le precedenti uscite della serie questo non propone novità clamorose se non per la funzionalità Omnimovement, di cui vi parleremo a breve. Scelta praticamente obbligata per un titolo che rappresenta una vera e propria istituzione nel panorama degli shooter PvP ed in cui ogni cambiamento rischia di sollevare infinite polemiche: troviamo quindi certamente ritocchi e aggiustamenti, qualche innovazione, qualche ritorno, ma chi ha giocato a qualche Call of Duty degli anni passati, si troverà immediatamente a casa anche in questa nuova iterazione.

Al centro dell’esperienza proposta restano le modalità tra due squadre composte da 6 giocatori: sono in tutto una decina e spaziano dal classicissimo deathmatch a squadre (ma non manca la collaudata variante Uccisione Confermata) fino a svariate proposte che puntano ad enfatizzare l'elemento strategico, che si tratti di catturare e presidiare alcune aree della mappa (Dominio, Postazione) o di alternarsi tra fasi di attacco e difesa (Controllo, Cerca e Distruggi, Quartier Generale). Di vera novità può parlarsi solo per Esecuzione, in cui entrambe le squadre devono andare a caccia di un "vip" avversario, ma contemporaneamente proteggere il proprio "vip" dagli attacchi della squadra nemica. Un bilanciamento tra attacco e difesa è richiesto anche da Saccheggio, nuova modalità presentata con l'avvio della Stagione 1 ed in cui siamo chiamati a prelevare lingotti d'oro da container posizionati nella mappa e depositarli presso la nostra base, che però può venire svaligiata dalla squadra avversaria: particolare decisamente interessante, che appunto obbliga a soppesare quanto essere "aggressivi" nella propria condotta di squadra.

Alcune di queste modalità, limitatamente alle mappe di dimensioni più ampie, sono proposte anche in versione 10vs10, dove chiaramente intensità e frequenza degli scontri a fuoco si fanno ancora più intense. All'estremo opposto troviamo l'abituale modalità tutti-contro-tutti e Scontro, un'interessante deathmatch 2vs2, senza respawn al meglio dei 6 round: senz'altro una modalità che è saggio affrontare insieme ad un fidato compagno di squadra!

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Così come in passato, anche in Call of Duty: Black Ops 6 quasi tutte le modalità possono venire giocate anche in versione Veterano, cimentandosi con un'esperienza più "realistica" (con tutte le virgolette del caso): proiettili assai più letali, niente minimappa, niente killcam e soprattutto... il fuoco amico!

In considerazione della numerosità e varietà delle modalità a disposizione, si fa apprezzare il selettore che permette di indicare quali modalità tenere in considerazione per il matchmaking, così da poter definire con precisione cosa andare a giocare, oppure lasciarsi sorprendere dal sistema di matchmaking. In aggiunta a ciò, Call of Duty: Black Ops 6 propone sempre un certo numero di playlist, a rotazione: possono essere dedicate a speciali varianti di una certa modalità o ad una specifica mappa, utile per arrivare rapidamente a conoscerla al meglio. Al termine della partita (per raggiungimento del punteggio previsto, o allo scadere del tempo) viene messo in mostra il replay dell'azione di più alto punteggio della partita, scelta più interessante della "kill finale" proposta ad esempio dall'ultimo Modern Warfare. Infine abbiamo il podio dei tre migliori giocatori, che in questo momento hanno la possibilità di far apprezzare a tutta la lobby le loro emote più... accattivanti. Un'altra novità che ho molto apprezzato, questa volta all'inizio di ogni partita, è la presentazione di alcuni dati statistici (percentuale di vittorie, rapporto morti/uccisioni) di chi gioca in relazione alla specifica mappa e modalità che si sta per affrontare.

Venendo alle mappe di gioco, elemento sempre al centro dell'attenzione all'arrivo di un nuovo CoD e abitualmente controverso, credo che la proposta di Treyarch e Raven sia nel complesso positiva. Con 16 mappe disponibili al lancio, l'aggiunta della "storica" mappa Nuketown poco tempo dopo, più altre 3 mappe inedite all'avvio di Stagione 1 (oltre a quelle, annunciate e non, che arriveranno in futuro) mi pare che dal punto di vista della quantità, Call of Duty: Black Ops 6 non possa venire criticato. Anche sotto l'aspetto della varietà il giudizio è positivo: sono 6 le mappe "Strike", vale a dire di dimensioni relativamente ridotte (e adatte anche a match a quattro giocatori) mentre le rimanenti 14 sono di estensione maggiore e nel complesso propongono un ventaglio di esperienze davvero ampio: si passa dall'innevato inverno di Vorkuta al deserto, da scenari urbani (davvero molto bella e ricchissima di dettagli la pseudo-Venezia di Lowtown) a vere e proprie zone di guerra, spaziando da ristretti ambienti interni (con Stakeout a fare da estremo, consistendo in pratica in un appartamento!) a scontri all'aria aperta.

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Quasi ogni mappa, pur avendo chiaramente un proprio "concept" di fondo, è pensata per dare spazio ai diversi stili di gioco, anche mappe caratterizzate da lunghe linee di tiro hanno comunque una zona destinata a scontri a distanza ravvicinata: lo stadio di Red Card ha la zona uffici, il centro commerciale di Rewind ha sì l'ampio parcheggio esterno, ma anche i negozi e gli uffici interni, la base desertica di Scud un dedalo di tunnel sotterranei, e così via. Quello che probabilmente si può criticare della proposta di Call of Duty: Black Ops 6 è un eccessivo conservatorismo nel disegno delle mappe. C'è la sensazione di un compito svolto con perizia e giudiziosamente (ogni mappa ha le sue brave scorciatoie, posizioni per lo sniping, punti per imboscate e via discorrendo), tuttavia senza la volontà di introdurre un elemento di vera innovazione, una qualche scelta magari anche discutibile, ma in grado di conferire personalità ad una determinata mappa: tocca entusiasmarsi per la possibilità di aprire/chiudere l'hangar della mappa Subsonic, mossa senz'altro con effetti interessanti sul gameplay, ma... insomma, si può chiedere qualcosa in più. In generale il design delle mappe va però promosso: va da sé che ogni mappa potrebbe essere migliorata, ma faccio davvero fatica ad indicarne una da reputare completamente "sbagliata" ed in cui spero di non imbattermi mai. La community è particolarmente accanita nel criticare Babylon che con la sua pianta centrale di dimensioni ridotte e molto aperta sul perimetro sicuramente dà spesso vita a frenetiche mattanze, ma tutto sommato l'ampia proposta complessiva può anche giustificare la presenza di alcune mappe particolarmente spinte verso una determinata dinamica, in nome della varietà: il mio consiglio invece di lagnarsi è quello di equipaggiare il vostro migliore fucile a pompa e... abbracciare il caos!

Continuità è la parola d'ordine anche per quanto concerne il sistema di avanzamento, levelling e sblocco dei contenuti. Anche in questo episodio siamo chiamati a salire di grado lungo tre "percorsi" paralleli: il progresso generale del nostro personaggio, il progresso nell'utilizzo di ciascuna arma ed infine il progresso nell'eventuale Pass Battaglia stagionale. Il salire di esperienza del nostro alter ego virtuale viene contrassegnato dal progressivo sblocco di armi, bonus per serie di punti, potenziamenti da campo, gadget tattici e gadget letali, nonché delle specializzazioni di cui ci possiamo dotare.

Tutti questi elementi combinati vanno a costituire l'Equipaggiamento, una sorta di "build" che determina dotazione e caratteristiche del/la nostro/a combattente (cogliamo l'occasione per dire che sì, anche in Call of Duty: Black Ops 6 possiamo scendere in campo con le sembianze di uno degli Operatori a nostra preferenza, tra quelli di base ed i numerosi da sbloccare con il Pass o da acquistare nel negozio del gioco). Il gioco predispone cinque equipaggiamenti predefiniti, ciascuno dedicato ad una diversa tipologia di arma principale, ma naturalmente siamo liberi di personalizzarli a piacimento, via via che sblocchiamo nuovi elementi, così come di crearne di nuovi. Le potenzialità dell'equipaggiamento sono notevoli ed è probabilmente un aspetto sottovalutato da chi tende a considerare Call of Duty una IP eminentemente "casual". Detto come ovviamente sia importante la scelta dell'arsenale più adatto alle caratteristiche nostre e della mappa, è nella parte relativa alle Specialità che le cose si fanno interessanti! Ogni equipaggiamento ci consente di attivarne tre, prese da altrettanti diversi "profili": Esecutore, Ricognitore e Stratega. Qualora le Specialità attivate siano tutte proprie di uno stesso profilo, questa rigorosa specializzazione viene premiata dall'attivazione della corrispondente Categoria Combattiva, che ci dota di un perk di ragguardevole impatto (è diffusa l’opinione secondo cui il bonus per la categoria Ricognitore, che consente tra le altre cose di vedere la posizione in mappa degli avversari per alcuni istanti ad ogni respawn, sia anzi fin troppo potente). Infine il Jolly permette di attivare uno tra sei modificatori (anche questi sbloccati via via salendo di livello) che alterano in qualche modo le regole generali dell'equipaggiamento: il mio preferito è probabilmente "Risposta Eccessiva" che consente di equipaggiare una seconda arma primaria al posto della secondaria, molto utile specie quando si scende in campo come cecchino, ma si vuole anche poter contare su un'arma efficace per quando si finisce coinvolti in scontri a corto raggio.

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Sempre legati al progresso del giocatore abbiamo anche i vari aiuti che possiamo chiamare in nostro soccorso durante la battaglia a seguito di una "serie di punti" messa a segno. Anche in questo caso il meccanismo non è cambiato dai precedenti titoli: i punti realizzati (con uccisioni o altro) senza cadere sotto i colpi nemici si possono utilizzare per richiamare uno degli aiuti che abbia un "costo" coperto dai punti raccolti. Sono cambiati invece alcuni dei rinforzi richiamabili, che vanno da un semplice rilevatore di presenza ad alcuni classici del mondo Black Ops come lo UAV e l'automobilina radiocomandata, fino ad alcuni aiuti di supporto aereo che probabilmente sono i migliori in termini di rapporto costo/benefici: in particolare l'elicottero di supporto (con un impegnativo ma "ragionevole" costo di 1100 punti) è uno degli aiuti più gettonati sui campi di battaglia per l'efficacia dimostrata nell'abbattere in prima persona numerosi avversari. E' possibile entrare in partita con tre di questi aiuti potenzialmente attivabili e, una volta sbloccati, può diventare interessante sperimentare con varie composizioni: chi è consapevole di riuscire raramente a raggiungere kill-streak ragguardevoli, probabilmente vorrà puntare su aiuti non esattamente trascendentali ma attivabili con pochi punti, al contrario farà chi è convinto di ottenere con regolarità un migliaio di punti e oltre.

Il progresso del giocatore è strutturato in 55 livelli. Arrivati al termine di questo percorso, si apre la strada dei livelli di Prestigio, che in Call of Duty: Black Ops 6 tornano ad essere implementati in maniera simile ai più vecchi BlackOps. Abbiamo quindi la drastica retrocessione del giocatore al livello 1 ed il conseguente blocco di tutto ciò che si era attivato, che va dunque riconquistato. In compenso, farsi nuovamente strada per i 55 livelli di esperienza viene contrassegnato da ricompense aggiuntive, spesso ispirate alla storia del franchise. E' possibile ripetere il percorso per altre nove volte: una volta completata per la decima volta l'ascesa dal livello 1 al livello 55, i più accaniti giocatori di Call of Duty: Black Ops 6 trovano ad attenderli i 1000 livelli di Maestro Prestigio, la sfida di end-game "definitiva" del gioco.

Per quanto riguarda gli sblocchi dell'Armeria, mentre gli elementi estetici (mimetiche, adesivi, etc) continuano a dipendere da sfide o ad acquisti nello Store, il progresso nello sblocco degli accessori viene direttamente legato ai livelli di esperienza dell'arma stessa, un meccanismo senz'altro più lineare e semplice rispetto alle "sfide armeria" del recente Modern Warfare III, che però consentivano di dare priorità agli elementi più ambiti. Sempre a questo proposito, è importante rilevare che Treyarch ha eliminato la maggioranza dei bilanciamenti bonus/malus che caratterizzavano di regola ogni customizzazione dell'Armaiolo: se in precedenza una canna più lunga aumentava certo la portata dei nostri colpi, ma penalizzando la velocità di spostamento, o un calcio modificato poteva migliorare la stabilità dell'arma a discapito di una minore rapidità di movimento, in Call of Duty: Black Ops 6 molto spesso i moduli aggiuntivi non comportano una penalità, semplicemente intervengono nel migliorare una o più caratteristiche dell'arma, risultando dei veri e propri upgrade, di regola più gratificanti da ottenere. Da notare infine che, essendo legati ad un separato sistema di progresso, i potenziamenti delle armi rimangono sbloccati durante tutti i cicli di Prestigio: una volta ritornati al livello richiesto per utilizzare un'arma, li abbiamo subito nuovamente tutti a disposizione.

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Infine, nulla di particolare da segnalare relativamente al funzionamento del Battle Pass, organizzato in maniera simile al passato (sono però sparite le sfide settimanali), con ricompense (nuove skin per Operatori, nuove armi, elementi cosmetici) organizzate in gruppi in cui una spicca per rilevanza e può essere ottenuta solo dopo aver ottenuto tutte le altre ricompense dello stesso gruppo. Rispetto al "percorso" disegnato di Modern Warfare III, che permetteva di scegliere in una certa misura le proprie priorità, Call of Duty: Black Ops 6 propone una sequenza più lineare, ma è comunque possibile sbloccare le pagine successive allocando (manualmente) solo due gettoni per ogni pagina, arrivando quindi con relativa rapidità alle pagine che più ci ingolosiscono.

Veniamo infine alla domanda più importante, com'è il gameplay? A livello di meccaniche di gioco l'unica vera, grande novità è Omnimovement, vale a dire l'abilità di effettuare molto facilmente scatti, spettacolari scivolate e tuffi in ogni direzione, mantenendo peraltro la possibilità di sparare durante lo svolgimento dell'azione. Vedere un giocatore effettuare una scivolata o un tuffo in avanti non è cosa nuova in Call of Duty, ma è appunto l'omnidirezionalità l'elemento di grande novità ed impatto sul gameplay, congiuntamente al fatto che la possibilità di ruotare a 360 gradi viene garantita anche una volta che ci si trova sdraiati sul terreno come punto di arrivo dei nostri balzi, anche a costo di qualche "bizzarria anatomica" nella rappresentazione in prima persona. Omnimovement garantisce azioni spettacolari da action-movie hollywoodiano (ad esempio: provate a lanciarvi all'indietro da una rampa di scale magari armati di una coppia di pistole in dual-wielding...) e va opportunamente a premiare i giocatori dotati delle giuste dosi di abilità e creatività; d'altra parte contribuisce ad aumentare l'imprevedibilità e la frenesia del gioco, anche perché non si tratta d'una abilità speciale da sbloccare, o attivare, o di cui dover attendere un qualche cool-down, bensì di un "banalissimo" input di movimento, che tutti possono liberamente usare a proprio piacimento. Omnimovement rischia quindi di dar man forte ai detrattori che giudicano troppo caotico il gameplay tradizionalmente proposto dalla serie "Call of Duty", ma per chi è invece alla ricerca di uno stile di gioco estremamente dinamico ed adrenalinico, Omnimovement può davvero rappresentare una manna dal cielo.

Va detto che Call of Duty: Black Ops 6 è parecchio veloce, e non solo per via dell'Omnimovent. Chi, come il sottoscritto, arriva al gioco con ancora l’abitudine a sessioni su MWIII, non può non notare una velocità di movimento superiore ed una generale sensazione di maggior dinamismo (ad eccezione di alcune meccaniche specifiche come il salto e lo sdraiarsi, calibrate invece in direzione contraria) anche in virtù delle nuove funzionalità di "parkour automatico" implementate da Treyarch. Il gunplay rimane a mio parere il principale punto di forza di questo titolo. Il parco delle armi a disposizione, in costante espansione, è già adesso considerevole ed ogni categoria risulta divertente da usare, appagante, con un ottimo feeling della fisicità dell'arma ed un eccellente comparto audio che contribuisce grandemente all'immersività. Si fa apprezzare anche la cura nel bilanciamento che ha evitato l'imporsi nel gioco di una o più armi palesemente sovra-performanti, aprendo invece le porte ad un "meta" estremamente fluido, in cui ciascuno può puntare sulle proprie armi preferite o che ritiene più adatte al contesto, senza particolari penalizzazioni.

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In chiusura, non va affatto dimenticato che parlare di multiplayer in Call of Duty: Black Ops 6 significa anche parlare di Zombi, modalità PvE da sempre particolarmente legata proprio alla serie Black Ops e che può contare su un accanito seguito di "cultori". Così come in molte scelte del PvP, si ritrova anche in questo caso la volontà di Treyarch e Raven di operare da un lato in continuità con i tratti caratteristici e consolidati della modalità, operando però una sorta di ritorno alle origini, in qualche misura prendendo le distanze dalle implementazioni più recenti. In Call of Duty: Black Ops 6 gli zombi tornano quindi ad attaccare ad ondate, mentre ci si affanna per potenziarsi, conseguire i misteriosi obiettivi della missione e gli ancor più misteriosi easter-egg disseminati per la mappa. Si può collocare in questo revival anche un deciso ritocco verso l'alto della difficoltà, rispetto ai relativamente abbordabili zombi di Modern Warfare III: che si tratti dell'apparentemente tranquilla Libery Falls, della cupa Terminus o dell'imminente nuova Citadelle des Morts, ogni mappa di Zombi richiede un impegno significativo sia in termine di abilità di gioco che di capacità di collaborazione con gli altri componenti del gruppo di fuoco!

A sorreggere tecnicamente Call of Duty: Black Ops 6 troviamo l’ultima versione del motore grafico IW, sviluppato internamente a partire dall’engine id Tech proprio per spingere i giochi della saga e che, sulle console di ultima generazione, propone una sola modalità di rendering. Su Xbox Series X il nuovo capitolo della saga sfrutta una risoluzione dinamica che punta di default ai 4K e 60fps, con possibilità di attivare una modalità a 120Hz quando la console è connessa a una TV o un monitor che supportano questa tecnologia. Su Series S il motore grafico, in modo analogo a quanto accade sulla sorella maggiore, punta alla massima risoluzione disponibile ovvero 1440p, sempre dinamici e sempre a 60fps. Sulle console di scorsa generazione le prestazioni ovviamente si riducono. Sia One/One S sia One faticano a raggiungere in maniera continua i 60fps e la risoluzione massima nonché il dettaglio generale si assestano su livelli nettamente inferiori rispetto alle piattaforme più recenti. Sotto il profilo audio Call of Duty: Black Ops 6 può contare su una colonna sonora di ottima qualità, su un audio ambientale molto ben caratterizzato e sulla completa localizzazione in lingua italiana di tutti i dialoghi.

Amore

Campagna solida e varia

- Call of Duty: Black Ops 6 non solo entra di diritto tra gli episodi con le migliori campagne single player di tutta la saga grazie a una sceneggiatura all’altezza della aspettative e a un ritmo che praticamente nessun altro FPS riesce a eguagliare, ma dimostra che anche in un contesto del genere è possibile offrire al giocatore uno sviluppo non lineare, scelte che modificano in modo tangibile lo svolgimento delle missioni e anche delle porzioni di gioco “aperte” in grado di non disperdere al vento l’azione al cardiopalma che da sempre contraddistingue la saga. Un risultato a tratti quasi inaspettato, ma comunque in grado di confermare non solo che le campagne single player negli sparatutto d’azione hanno ancora ragione di esistere ma anche, e soprattutto, che è possibile farle evolvere senza snaturare in alcun modo l’essenza del genere.

Tecnicamente ineccepibile

- Pur senza rappresentare un miracolo dal punto di vista grafico, Call of Duty: Black Ops 6 mette in mostra tutte le qualità del motore grafico proprietario IW, derivato dal più famoso Id Tech, proponendo ambientazioni dettagliate, panorami mozzafiato, ottimi effetti particellari e scene d’intermezzo di grande effetto, il tutto senza dover quasi mai rinunciare ai 60 fps o alla fluidità dell’azione sia nelle modalità in singolo sia quando ci si cimenta con le modalità multigiocatore. Forse si poteva fare qualcosina di più per quanto riguarda i volti in gioco, specie se li si confronta con quelli strepitosi presenti nelle sequenze in CGI, ma anche così l’ultimo capitolo si conferma come uno dei titoli più sorprendenti disponibili attualmente sulle console di ultima generazione.

Audio

- Anche se formalmente ricadrebbe all’interno della più generica voce dedicata al comparto tecnico, ritengo che la componente sonora di Call of Duty: Black Ops 6 meriti un discorso a parte. Tutto ciò che riguarda l’audio all’interno del gioco è infatti realizzato in maniera magistrale. Audio delle armi, effetti sonori, colonna sonora, doppiaggio. Tutto funziona alla perfezione e con un’ottima implementazione delle tecnologie audio direzionali, a patto ovviamente di disporre e utilizzare un sistema di riproduzione adeguato. Un’aggiunta non da poco, che aumenta notevolmente il coinvolgimento durante il gioco e che riveste un ruolo fondamentale nelle modalità multigiocatore.

...ancora una!

- Giocare al multiplayer di Call of Duty: Black Ops 6 è sempre, o quasi, molto divertente. Naturale vivere arrabbiature e delusioni, che sia per colpa degli occasionali cheater (gli interventi di contrasto ci sono e sembrano fare il loro lavoro, ma non siamo così ingenui da considerarli risolutivi), di una hit-box ritenuta imprecisa, di un momento sfortunato o, banalmente, di una squadra avversaria largamente superiore. Ma per quanto mi riguarda anche in questi momenti non ho mai avvertito la pulsione ad abbandonare il gioco e dedicarmi ad altro, quanto piuttosto quella di tornare al volo sul campo di battaglia per rendere pan per focaccia a chi mi aveva abbattuto. Siamo di fronte ad un meccanismo egregiamente oliato da un'esperienza pluridecennale e capace, pur con i suoi difetti, di irretire i giocatori in maniera quasi irresistibile.

Una bella Stagione

- Le particolari tempistiche di questa recensione ci hanno consentito di apprezzare anche i nuovi contenuti arrivati nella parte iniziale della prima Stagione del gioco e di conoscere quelli in arrivo nell'immediato futuro. Ben lungi dal limitarsi ad elementi cosmetici o o a varianti di poco conto, i contenuti stagionali proposti (le nuove mappe, la modalità Saccheggio, la funzionalità "Directed" nella modalità Zombi) si sono rivelati sostanziosi e convincenti, lasciando soddisfatti nell'immediato e fiduciosi per il futuro di un gioco che, pur non presentandosi come il classico "live service" sta dimostrando di voler puntare molto sui contenuti post-rilascio, e non solo in tema di bug fixing e bilanciamento.

Odio

Acquisto potenziamenti poco bilanciato

- Parlando della campagna in singolo, uno degli aspetti meno convincenti riguarda il bilanciamento del sistema di progressione. Anche raccogliendo tutto il denaro ottenibile durante le missioni è infatti praticamente impossibile sbloccare tutti i potenziamenti, inclusi quelli dedicati al multiplayer, in una sola run e, cosa ancora più fastidiosa, per avere accesso a un discreto numero di abilità e vederne un effetto tangibile durante le missioni è necessario arrivare quasi nelle fasi finali, il che impedisce di godere al meglio delle modifiche e dei passi in avanti fatti fino a quel momento. Un maggior equilibrio da questo punto di vista avrebbe sicuramente giovato.

Un cast che non decolla

- Call of Duty: Black Ops 6 ha un’ottima trama e riesce a tenere incollato il giocatore alla sedia dall’inizio alla fine, ma il merito è in buona parte dalla scrittura e non dei protagonisti, almeno non dei “nuovi ingressi”. Gli agenti Marshall e Calderon, per quanto ben concepiti, non hanno né lo stesso carisma dei “vecchi” Madison e Woods né la profondità di Adler, almeno nella prima parte del gioco. Mentre ci si avvicina al finale le cose fortunatamente migliorano, ma il risultato è comunque abbastanza lontano da quello raggiunto con i primi capitoli della saga.

Una novità "Hubbastanza" inutile

- L'Hub centralizzato tramite cui accedere a tutti i giochi recenti, novità introdotta da Activision con l'uscita di Call of Duty: Black Ops 6, è la classica idea intrigante in teoria, ma assai zoppicante nella pratica. Intanto ha davvero senso solo quando l'utente effettivamente sia in possesso di una buona quantità dei contenuti: nulla è più inutile (e anche un po' deprimente) che aggirarsi per un hub in cui la grande maggioranza dei contenuti ci risulta inaccessibile. Oltre a complicare gli aggiornamenti e a creare assai poco edificanti papocchi (amici achievement-hunter: avete notato come Call of Duty: Black Ops 6 venga gestito in pratica come un DLC di un fantomatico gioco "Call of Duty", con tanti bei saluti alla nostra amata "millata" ?), questo Hub crea un pericoloso precedente, in forza del quale le nostre Xbox rischiano di affolarsi di "app" dedicate destinate ai numerosi franchise presenti sul mercato.

Tiriamo le somme

Call of Duty: Black Ops 6 è probabilmente il miglior capitolo della serie Microsoft/Activision uscito negli ultimi anni, secondo solo al primo Black Ops che, per ovvie motivazioni, resterà per sempre inarrivabile. Uno sparatutto dai due volti, in grado sia di catturare l’attenzione di chi cerca un’esperienza in singolo di qualità grazie a una campagna coinvolgente, varia e dannatamente spettacolare, sia di mettere nelle mani degli appassionati di FPS multigiocatore un ventaglio di modalità e tipologie di sfida in grado non solo di soddisfare l’enorme “appetito” della community nell’immediato ma anche, e soprattutto, di saper reggere il confronto con la concorrenza sul lungo periodo, il tutto senza rinunciare a introdurre qualche novità, in primis il nuovo sistema di “movimento assoluto”. Un titolo che, per sua stessa natura non può essere perfetto, specie quando sono gli stessi giocatori a provare sfruttare le imperfezioni a proprio vantaggio, e che a volte potrebbe probabilmente fare qualcosina di più ma che, comunque, rimane imprescindibile per tutti gli appassionati del genere, per chi è in cerca di uno sparatutto in singolo di alta qualità e per chiunque vanti tra le proprie sottoscrizioni quella al catalogo Xbox Game Pass Ultimate o PC Game Pass.
9.0

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L'autore

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La sua passione per il gaming nasce nel lontanissimo 1982 con Gorf per Vic-20, ma da quando ha scoperto le "gioie" della caccia agli obiettivi, gioca solo su Xbox. Il suo nemico giurato è l'Arretrato, smisurato ed in costante aumento. Maguzzolo però non si arrende: armato di sei console ed un numero sterminato di controller, continua a dare battaglia.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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