Recensione - Layers of Fear
Il Gioco
E' il 1955: una scrittrice di colore esordiente riesce a vincere, con un racconto horror, il concorso letterario indetto da un giornale locale, suscitando non poche proteste dovute al colore della sua pelle. Il premio in palio era un contratto per la pubblicazione di più romanzi ed il soggiorno in un faro in disuso in cui trovare la giusta concentrazione ed ispirazione per le sue storie. All'inizio di Layers of Fear ci troviamo quindi nei panni dell'innominata scrittrice, che dopo aver esplorato l'inquietante casa ai piedi del faro, essere riuscita ad avviare il generatore per accendere la corrente ed aver fatto un'inquietante scoperta in uno sgabuzzino, si mette al lavoro alla macchina da scrivere sulla sua prima opera: la storia del pittore, nella quale veniamo immersi in prima persona.
MX Video - Layers of Fear
Se avete giocato al primo Layers of Fear del 2016, conoscete molto bene la storia del pittore maledetto raccontata in quel gioco, ed è proprio quella in cui ci ritroviamo qui, dopo che la scrittrice inizia il suo romanzo. Layers of Fear è infatti una raccolta dei due titoli della serie, Layers of Fear e Layers of Fear 2, con le inedite vicende della scrittrice a fare da collante tra una storia e l'altra. Ma non solo: il gioco include anche il DLC del primo gioco, Inheritance, che ci racconta la storia della figlia del pittore che, una volta adulta, torna nella casa di famiglia per scoprire ulteriori segreti legati alla sua infanzia ed alla morte dei genitori, ed il capitolo completamente inedito "The Final Note", che ci mette stavolta nei panni della moglie del pittore, la musicista (tutti i personaggi del primo gioco sono privi di nome, e nei documenti e ritagli di giornale che li menzionano i nomi appaiono sempre cancellati).
Qualora non abbiate mai giocato ai titoli della serie, è bene però fare un passo indietro per capire che tipo di gioco abbiamo di fronte. Layers of Fear è quello che chiameremmo volgarmente un walking simulator, un'avventura thriller in prima persona fortemente basata sulla storia ed in cui gran parte delle nostre azioni consistono nello spostarci (anche piuttosto lentamente, nel primo gioco); la narrazione avviene tramite una miriade di ritagli di giornale, lettere e note che troviamo sparse per gli ambienti di gioco, attraverso le quali riusciamo a ricostruire man mano la storia di tutti i personaggi. Ma questo non significa che non esista interazione o tensione: il gioco ci propone una serie di semplici enigmi, che diventano più complessi in LoF 2, e, nella storia del pittore, anche sequenze in cui dobbiamo fuggire da una presenza oscura fermandola temporaneamente con la luce di una torcia.
Il primo Layers of Fear ci immerge nel folle viaggio psichico di un pittore americano del 1920 che, dopo aver perso la moglie, cerca di ricostruirne il ricordo in un dipinto che rappresenterà la sua magnum opus, la grande opera della sua vita; in questo racconto lo vediamo ripercorrere tutte le tappe della creazione del suo dipinto, alla ricerca di ingredienti e strumenti decisamente inusuali e disturbanti da utilizzare nel completamento dell'opera. La storia è ambientata interamente nella sua casa, le cui stanze e pareti però cambiano continuamente forma a rappresentare la follia e la percezione alterata del protagonista, conducendoci così in un folle viaggio mentre scopriamo tutti i dettagli della sua storia e del rapporto con la moglie e la figlia piccola. Dettagli che poi approfondiamo in Inheritance e The Final Note, i due brevi contenuti aggiuntivi (il secondo dei quali inedito) che ci vedono impersonare rispettivamente la figlia adulta e la moglie del pittore, caratterizzati dalle stesse atmosfere, meccaniche e ambientazioni, anche se la casa la troviamo profondamente cambiata a causa della diversa percezione mentale dei personaggi e del passaggio del tempo, nel caso della figlia.
Layers of Fear 2 ci racconta invece di James e Lily, attori e fratello e sorella, uno dei quali è morto in passato su una nave e l'altro/a torna a distanza di anni (intorno al 1940) sulla stessa nave, convocato da un misterioso regista per girare un film. Il gioco non ci rivela quale dei due personaggi stiamo impersonando, ma tramite il meccanismo delle note e dei ritagli di giornale riusciremo man mano a ricostruire l'intera storia e capire chi dei due era morto sulla nave anni prima. Anche qui il gameplay è caratterizzato da forti note di follia, con il/la protagonista che si "allontana" dall'ambiente della nave tramite incubi e allucinazioni che lo portano anche in epoche molto diverse e ambientazioni che non hanno nulla a che vedere con la nave, come caverne e aree urbane. Dal punto di vista del gameplay si tratta senza dubbio di un titolo più vario rispetto al primo, con una maggior enfasi sui pericoli e sezioni di fuga dai pericoli, ma è anche il meno riuscito a causa di una certa ripetitività di fondo che ci vede rivisitare spesso le stesse ambientazioni.
Le diverse storie e contenuti aggiuntivi hanno inoltre dei finali multipli: come conciliare questo nel contesto di un unico gioco che racchiude il tutto nella storia della scrittrice? Semplicemente permettendoci di rigiocare i singoli capitoli di ogni gioco tramite un apposito menu della schermata principale, con la possibilità così di accedere ai diversi finali.
Al di là dell'operazione contenutistica che affianca a storie già viste brevi contenuti inediti, però, l'aspetto per cui spicca maggiormente Layers of Fear è quello tecnico: i ragazzi di Bloober Team hanno portato tutto su Unreal Engine 5, adattando tutti gli ambienti di gioco al potente motore di Epic Games, donando così al tutto una resa molto più realistica e spesso stupefacente. E' stato anche aggiunto il supporto al ray tracing per le superfici riflettenti, ma solo nella modalità Qualità con "target" (più in basso torneremo sul perché del virgolettato) a 30 fps, che offre anche un'immagine in 4K e illuminazione migliorata, mentre la modalità Prestazioni si focalizza sui 60 fps stabili ma a 1440p.
Completare il gioco con tutte le cinque storie (Scrittrice compresa), vi porterà via almeno una dozzina d'ore, o anche più se andrete alla ricerca di tutti i collezionabili presenti; rimane poi la possibilità di rigiocare i singoli capitoli per sbloccare i diversi finali di ogni storia, e questo vi porterà via ulteriore tempo. Se amate questo tipo di esperienze, la longevità non sarà un problema. Come per i titoli originali, inoltre, il gioco rimane doppiato in inglese con testi e sottotitoli in italiano.
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