Recensione - Daymare: 1994 Sandcastle
Il Gioco
La storia di Invader Studios è assolutamente interessante. Il team è stato fondato da appassionatissimi di survival horror classici che volevano che Capcom stessa, gli autori di Resident Evil, affidasse loro la realizzazione di un eventuale Remake di quel Resident Evil 2 che probabilmente fu uno dei punti più alti dell’intero genere a metà degli anni 90. Alla fine non riuscirono ad ottenere il loro ambizioso obiettivo, ma molte delle loro idee, in primis il passaggio dalle inquadrature fisse ad un’esperienza più fluida e moderna e vicina ai canoni classici di uno sparatutto in terza persona, certamente affascinarono la casa di Osaka che creò quello che è stato unanimemente riconosciuto come uno dei remake migliori di sempre. Il Team italiano riuscì comunque a creare il suo primo gioco e con Daymare: 1994 Sandcastle l’obiettivo è quello di migliorare la loro visione del survival horror sotto ogni punto di vista.
MX Video - Daymare: 1994 Sandcastle
Nel gioco vestiamo i panni dell’agente Dalila Reyes, membro di H.A.D.E.S., un corpo speciale che si occupa di missioni di estrazione e salvataggio. Siamo in un survival horror e quindi è scontato che questa ennesima operazione di estrazione non andrà affatto come preventivato, anzi… Il nostro obiettivo è appunto l’estrazione di una valigetta con i relativi dati riguardanti alcune operazioni effettuate nel sottosuolo dell’Area 51, ma ci vorrà ben poco per capire che la nostra missione prenderà una piega molto più cupa e pericolosa di quello che ci si aspettava. Vagando per i bui corridoi dell’Area 51 veniamo presto a contatto con un enorme numero di cadaveri, ma a catturare la nostra attenzione sono delle strane sfere di energia che fluttuano nella zona. Sfere che ben presto si riveleranno molto più pericolose di quello che sarebbe stato lecito immaginare; queste sono infatti capaci di riportare in vita alcune creature mostruose che infestano la zona. Questi pseudo-zombie emettono scariche di corrente, corrono velocemente e sono anche in grado di teletrasportarsi. Come se questo non fosse abbastanza problematico, una volta che uccidiamo questi abomini la sfera che li aveva fatti risorgere ne abbandona il corpo, cercandone subito un altro da rianimare e da scagliarci contro. Si renderà quindi obbligatorio l’utilizzo del Frost Grip, un particolare congegno capace di emettere una nube di azoto liquido in grado di neutralizzare queste sfere energetiche, ma che si rivelerà indispensabile anche per congelare i nostri nemici, rallentandoli e rendendoli vulnerabili ai colpi delle nostre due armi da fuoco, una mitraglietta ed un fucile a pompa.
Proseguendo nella nostra avventura possiamo anche potenziare il Frost Grip attraverso le apposite stazioni di potenziamento. In ognuna di queste possiamo attivare un bonus a nostra scelta tra quelli disponibili che andrà a migliorare la nostra particolare arma, aumentandone il raggio d’azione, la capacità del serbatoio, la velocità di ricarica e così via. Il Frost Grip ha due distinte modalità di fuoco: un colpo singolo efficace anche a distanza e perfetto per neutralizzare le sfere, oppure il rilascio di una nube continua in grado di congelare i nemici, ma anche particolari oggetti spesso collegati a puzzle ambientali, perfettamente in stile coi canoni classici dei survival horror. Abbiamo anche la possibilità, dopo averli congelati, di effettuare un’esecuzione corpo a corpo, ma dovremo ponderare per bene il suo utilizzo visto che ci farà consumare una cospicua dose di ricarica del Frost Grip. Possiamo certamente contare sulle ricariche istantanee sparse per la base ed anche su alcuni serbatoi di azoto liquido, piuttosto rari a dire il vero, ma come da tradizione per il genere, tutti questi oggetti sono sempre piuttosto limitati, esattamente come i proiettili o i medikit, obbligandoci a ragionare per bene sul come approcciarsi ai vari scontri. E non c'è via di fuga: a parte il primissimo incontro con queste creature in cui il gioco ci obbligherà ad una precipitosa fuga, in tutte le altre occasioni non potremo darcela a gambe a causa di una poltiglia elettrificata che ci bloccherà nella zona dello scontro, sbarrandoci ogni possibile via d’uscita e lasciandoci alla mercé di queste temibili creature. Naturalmente ci saranno diverse mostruosità pronte ad ostacolare la nostra missione, ognuna con le proprie caratteristiche: i nemici base sono veloci e ci correranno incontro, cercando di evitare i nostri colpi grazie al breve teletrasporto di cui sono capaci ed una volta a contatto cercheranno di afferrarci stordendoci con la scarica elettrica di cui sono dotati. Un'altra categoria di nemici saranno invece molto più lenti nei movimenti, ma potranno attaccarci alla distanza sputandoci addosso, letteralmente, delle scariche elettriche che ci potranno bloccare per qualche istante. Avremo poi delle terribili creature fluttuanti, capaci di creare dal nulla quelle stesse sfere energetiche capaci di riportare in vita i nostri nemici e assolutamente letali a corto raggio: se gli permetteremo di avvicinarci saranno in grado di ucciderci con un solo colpo.
Oltre alle fasi di scontro, naturalmente il gioco ci offre anche fasi meno concitate, dedicate all’esplorazione ed in queste occasioni la tensione sale sempre a livelli altissimi: vuoi per il buio pesto che ci accompagna per buona parte dell’avventura, vuoi per le ottime scelte fatte in sede di sound design, quelle dannate lampadine che esplodono mi hanno fatto saltare in più di un’occasione. In queste fasi possiamo inoltre utilizzare lo scanner in dotazione per svelare alcuni segreti, oppure possiamo cercare dei particolari bobblehead di piccoli alieni che rappresentano i collezionabili sparsi nei vari livelli di gioco.
Anche l’inventario ricalca pedissequamente ciò a cui il genere stesso ci ha abituato, offrendoci il classico sistema a blocchi, chiaro ed intuitivo. Avendo poi sole due armi fisse per l’intera durata del gioco che non occupano nessuno slot, non mi è mai capitato di avere problemi di spazio. Infine, prima di passare alle note critiche della recensione, vale la pena accennare al fatto che il gioco è localizzato in italiano nei testi, mentre il parlato è in inglese.
Commenti