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Daymare: 1994 Sandcastle
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Recensione - Daymare: 1994 SandcastleXbox Series X | S Xbox OneGame

Gli italiani Invader Studios già autori di Daymare 1998 tornano alla loro serie survival con Daymare: 1994 Sandcastle, prequel che si pone l’obiettivo di migliorare ogni singolo aspetto del suo predecessore. Scopriamo insieme nella nostra recensione i pregi ed i difetti di questo gioco.
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Il Gioco

La storia di Invader Studios è assolutamente interessante. Il team è stato fondato da appassionatissimi di survival horror classici che volevano che Capcom stessa, gli autori di Resident Evil, affidasse loro la realizzazione di un eventuale Remake di quel Resident Evil 2 che probabilmente fu uno dei punti più alti dell’intero genere a metà degli anni 90. Alla fine non riuscirono ad ottenere il loro ambizioso obiettivo, ma molte delle loro idee, in primis il passaggio dalle inquadrature fisse ad un’esperienza più fluida e moderna e vicina ai canoni classici di uno sparatutto in terza persona, certamente affascinarono la casa di Osaka che creò quello che è stato unanimemente riconosciuto come uno dei remake migliori di sempre. Il Team italiano riuscì comunque a creare il suo primo gioco e con Daymare: 1994 Sandcastle l’obiettivo è quello di migliorare la loro visione del survival horror sotto ogni punto di vista.

MX Video - Daymare: 1994 Sandcastle

Nel gioco vestiamo i panni dell’agente Dalila Reyes, membro di H.A.D.E.S., un corpo speciale che si occupa di missioni di estrazione e salvataggio. Siamo in un survival horror e quindi è scontato che questa ennesima operazione di estrazione non andrà affatto come preventivato, anzi… Il nostro obiettivo è appunto l’estrazione di una valigetta con i relativi dati riguardanti alcune operazioni effettuate nel sottosuolo dell’Area 51, ma ci vorrà ben poco per capire che la nostra missione prenderà una piega molto più cupa e pericolosa di quello che ci si aspettava. Vagando per i bui corridoi dell’Area 51 veniamo presto a contatto con un enorme numero di cadaveri, ma a catturare la nostra attenzione sono delle strane sfere di energia che fluttuano nella zona. Sfere che ben presto si riveleranno molto più pericolose di quello che sarebbe stato lecito immaginare; queste sono infatti capaci di riportare in vita alcune creature mostruose che infestano la zona. Questi pseudo-zombie emettono scariche di corrente, corrono velocemente e sono anche in grado di teletrasportarsi. Come se questo non fosse abbastanza problematico, una volta che uccidiamo questi abomini la sfera che li aveva fatti risorgere ne abbandona il corpo, cercandone subito un altro da rianimare e da scagliarci contro. Si renderà quindi obbligatorio l’utilizzo del Frost Grip, un particolare congegno capace di emettere una nube di azoto liquido in grado di neutralizzare queste sfere energetiche, ma che si rivelerà indispensabile anche per congelare i nostri nemici, rallentandoli e rendendoli vulnerabili ai colpi delle nostre due armi da fuoco, una mitraglietta ed un fucile a pompa.

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Proseguendo nella nostra avventura possiamo anche potenziare il Frost Grip attraverso le apposite stazioni di potenziamento. In ognuna di queste possiamo attivare un bonus a nostra scelta tra quelli disponibili che andrà a migliorare la nostra particolare arma, aumentandone il raggio d’azione, la capacità del serbatoio, la velocità di ricarica e così via. Il Frost Grip ha due distinte modalità di fuoco: un colpo singolo efficace anche a distanza e perfetto per neutralizzare le sfere, oppure il rilascio di una nube continua in grado di congelare i nemici, ma anche particolari oggetti spesso collegati a puzzle ambientali, perfettamente in stile coi canoni classici dei survival horror. Abbiamo anche la possibilità, dopo averli congelati, di effettuare un’esecuzione corpo a corpo, ma dovremo ponderare per bene il suo utilizzo visto che ci farà consumare una cospicua dose di ricarica del Frost Grip. Possiamo certamente contare sulle ricariche istantanee sparse per la base ed anche su alcuni serbatoi di azoto liquido, piuttosto rari a dire il vero, ma come da tradizione per il genere, tutti questi oggetti sono sempre piuttosto limitati, esattamente come i proiettili o i medikit, obbligandoci a ragionare per bene sul come approcciarsi ai vari scontri. E non c'è via di fuga: a parte il primissimo incontro con queste creature in cui il gioco ci obbligherà ad una precipitosa fuga, in tutte le altre occasioni non potremo darcela a gambe a causa di una poltiglia elettrificata che ci bloccherà nella zona dello scontro, sbarrandoci ogni possibile via d’uscita e lasciandoci alla mercé di queste temibili creature. Naturalmente ci saranno diverse mostruosità pronte ad ostacolare la nostra missione, ognuna con le proprie caratteristiche: i nemici base sono veloci e ci correranno incontro, cercando di evitare i nostri colpi grazie al breve teletrasporto di cui sono capaci ed una volta a contatto cercheranno di afferrarci stordendoci con la scarica elettrica di cui sono dotati. Un'altra categoria di nemici saranno invece molto più lenti nei movimenti, ma potranno attaccarci alla distanza sputandoci addosso, letteralmente, delle scariche elettriche che ci potranno bloccare per qualche istante. Avremo poi delle terribili creature fluttuanti, capaci di creare dal nulla quelle stesse sfere energetiche capaci di riportare in vita i nostri nemici e assolutamente letali a corto raggio: se gli permetteremo di avvicinarci saranno in grado di ucciderci con un solo colpo.

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Oltre alle fasi di scontro, naturalmente il gioco ci offre anche fasi meno concitate, dedicate all’esplorazione ed in queste occasioni la tensione sale sempre a livelli altissimi: vuoi per il buio pesto che ci accompagna per buona parte dell’avventura, vuoi per le ottime scelte fatte in sede di sound design, quelle dannate lampadine che esplodono mi hanno fatto saltare in più di un’occasione. In queste fasi possiamo inoltre utilizzare lo scanner in dotazione per svelare alcuni segreti, oppure possiamo cercare dei particolari bobblehead di piccoli alieni che rappresentano i collezionabili sparsi nei vari livelli di gioco.

Anche l’inventario ricalca pedissequamente ciò a cui il genere stesso ci ha abituato, offrendoci il classico sistema a blocchi, chiaro ed intuitivo. Avendo poi sole due armi fisse per l’intera durata del gioco che non occupano nessuno slot, non mi è mai capitato di avere problemi di spazio. Infine, prima di passare alle note critiche della recensione, vale la pena accennare al fatto che il gioco è localizzato in italiano nei testi, mentre il parlato è in inglese.

Amore

Atmosfera azzeccatissima

- Daymare: 1994 Sandcastle riesce nel ricreare quella stessa tensione che decretò il successo di questo genere sin dai suoi albori. Luoghi bui, rumori sinistri, luci intermittenti sono realizzati e proposti in maniera assolutamente encomiabile, specialmente se consideriamo la natura ed il budget di questo gioco. Ho davvero molto apprezzato le fasi esplorative, e mi sono spaventato più volte anche solo per rumori che alla fine non rappresentavano alcuna minaccia. Da questo punto di vista i ragazzi di Invader Studios hanno dimostrato di saperci fare, centrando in pieno il bersaglio.

Comparto audio di altissimo livello

- Il sound design di Daymare: 1994 Sandcastle è di altissimo livello, paragonabile a titoli ben più costosi e blasonati. Ogni singolo rumore riesce a rappresentare una minaccia e contribuisce attivamente all'atmosfera di cui ho parlato nel paragrafo precedente. Stesso dicasi anche per le musiche che accompagnano le nostre gesta, che possono contare anche su un brano inedito di Cristina Scabbia, voce dei Lacuna Coil. Apprezzabile anche il doppiaggio, purtroppo solo in inglese, ma realizzato con cura e forte di una recitazione di ottimo livello.

Tecnicamente piacevole

- Naturalmente l’aspetto tecnico di un gioco come questo va valutato nel suo contesto, non ci si può di certo aspettare una realizzazione ai livelli di un tripla-A, ma il lavoro svolto da Invader Studios è più che buono da molti punti di vista. Abbiamo a disposizione le due classiche modalità di visualizzazione: Qualità, che favorisce la risoluzione nativa piuttosto che il frame-rate, e Prestazioni, che fa ovviamente il contrario. Vista la natura stessa del titolo, ho preferito quest’ultima modalità che offre un frame-rate assolutamente solido e fisso a 60 immagini per secondo. Questo, unito ad una grande pulizia dell’immagine - i casi di aliasing sono davvero sparuti e poco significativi - rende la resa globale di Daymare: 1994 Sandcastle più che apprezzabile.

Odio

Difficoltà spesso frustrante

- Questo è certamente il più grande difetto di questo gioco ed è talmente grave che può portare alla frustrazione in tempi molto brevi. I movimenti della nostra Reyes sono tutto fuorché rapidi, non abbiamo alcuna manovra evasiva, la corsa non è mai troppo veloce e da buon survival horror munizioni, medikit e ricariche per il Frost Grip sono sempre limitate. Questo non sarebbe un problema se i nemici fossero tarati a dovere, ma è proprio qui che Daymare: 1994 Sandcastle dà il peggio di sé. I nemici sono veloci e, cosa ancora più problematica, sono talmente silenziosi da non permetterci di avvertire la loro presenza, mettendoci troppo spesso nella spiacevole situazione di essere attaccati alle spalle mentre cerchiamo di congelare un altro nemico di fronte a noi. A complicare ulteriormente la situazione c’è la presenza di nemici che possono ucciderci con un singolo colpo a prescindere dalla nostra energia, oppure i tempi di ricarica o di cambio arma troppo dilatati, o ancora la lentezza del Frost Grip nel congelare i nemici e che spesso, troppo spesso, non riesce nemmeno a bloccare l’animazione del loro attacco, lasciandoci totalmente in balia dei loro assalti. Ho avvertito chiaramente quella spiacevole sensazione di gioco sbilanciato, di avere a che fare con nemici troppo avvantaggiati. Dopo esser morti è possibile decidere di abbassare la difficoltà, ma se, come me, restate bloccati in un punto con poca energia, nessun medikit e tanti nemici la frustrazione sarà lì ad attendervi in uno spiacevole loop fatto di continue morti.

Texture a bassa risoluzione

- Se tecnicamente il gioco è più che godibile, pulito, fluido e senza bug particolari, il livello medio delle texture è però decisamente basso, forse troppo per le capacità di una Xbox Series X. Basta guardare alla scritta H.A.D.E.S. sulle spalle della protagonista. All’inizio del gioco siamo sprovvisti del Frost Grip, avendo quindi le spalle libere e questa scritta ben in vista: in questo caso si nota immediatamente la sua scarsa risoluzione e, considerando che si trova sulle spalle della protagonista di un gioco in terza persona, fa capire subito quanto basso sia il livello medio di un po' tutte le texture del gioco.

Tiriamo le somme

Daymare: 1994 Sandcastle ha diversi punti a favore, è un chiaro omaggio ai classici survival horror che hanno fatto la storia del nostro medium, ma si perde nel volerci offrire una sfida troppo difficile, quasi punitiva. Mi sono trovato spesso a dover riprovare più e più volte lo stesso checkpoint a causa di morti inspiegabili e, quando ero senza medikit, uscire da quelle situazioni è stato estenuante con nemici difficilmente percepibili che mi ammazzavano senza alcuno sforzo. Magari giocatori più smaliziati o con riflessi migliori dei miei sentiranno meno questo problema, ma tanto basta a rendermi molto difficile consigliare Daymare: 1994 Sandcastle a cuor leggero. Se invece questo tipo di problemi non vi spaventa, questo gioco potrebbe regalarvi più di una soddisfazione.
6.5

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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