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Subnautica: Below Zero

Recensione - Subnautica: Below ZeroXbox Series X | S Xbox One DigitalGame

I californiani Unknown Worlds Entertainment ci riportano nei fondali marini con Subnautica: Below Zero, una sorta di spin-off dell'originale survival game subacqueo con meccaniche più accessibili e una nuova storia. Scopriamolo insieme.
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Il Gioco

Quando Subnautica apparve per la prima volta sulle nostre console, seppe stupirci con un'esperienza survival differente e diversa dal solito, portandoci nelle acque di un misterioso pianeta. Nonostante la fauna e flora ricche, le tecnologie interessanti che si potevano ricercare e intriganti misteri del pianeta da scoprire, come tanti altri survival games, non c'era una storia troppo pronunciata, a favore invece di una lore corposa. Con Subnautica: Below Zero, gli espertissimi ragazzi di Unknown Worlds Entertainment puntano invece proprio a un'esperienza narrativa più convincente, in un mondo ancor più accattivante. Il nuovo titolo non è da considerarsi come un vero sequel di Subnautica, quanto più una nuova avventura in un'area totalmente inedita, condita di creature e tecnologie aliene. Il gioco ci fa subito fare la conoscenza della protagonista, Robin Ayou, che finisce sul poco conosciuto pianeta 4564B per una missione non autorizzata e decisamente poco piacevole: scoprire cosa è successo alla sorella Sam, che pare sia morta in una spedizione precedente su questo glaciale pianeta. Dopo quindi un filmato iniziale che dà il via agli eventi, eccoci a dover nuovamente sopravvivere tra le acque di un pianeta alieno.

MX Video - Subnautica: Below Zero

A differenza del gioco originale, che ci vedeva iniziare immersi nell'oceano, stavolta la terraferma c'è da subito, anche se si tratta in realtà di distese ghiacciate. E si ricomincia dunque con la formula survival del gioco: estrarre minerali, raccogliere piante, esplorare i fondali marini alla ricerca di nuovi materiali, trovare quanto serve per sostentarci per poi poco a poco costruirci una base e scoprire i segreti di questo misterioso posto. Stavolta, come accennato, con una componente storia più ricca e intrigante, che dà una motivazione ben precisa alla nostra protagonista.

A differenza di Subnautica che uscì inizialmente inGame Preview, qui si parte subito da un gioco completo, bilanciato e rifinito. La storia ha una fine ben precisa, fin da subito sono disponibili tutte le modalità di gioco (anche quella Creativa dove si può costruire tutto liberamente senza il rischio di esaurire risorse o di morire), e a parte qualche semplificazione della formula di gioco, pressoché ogni costruzione e tecnologia del primo capitolo è immediatamente disponibile anche qui. Ci sono comunque aggiornamenti di contenuto pianificati da qui in poi, anche se finora (il gioco è uscito a maggio) non si è ancora visto molto di nuovo.

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A tutti gli effetti, dunque, Subnautica: Below Zero espande l'universo del titolo originale con una narrativa e un mondo di gioco totalmente nuovi, ma con un gameplay estremamente familiare e già visto per chi conosce il primo episodio. Vista la sua natura un po' più lineare e volutamente più mirata, in una ventina d'ore è possibile fare più o meno tutto ciò che il titolo ha da offrire, risultando così un po' meno longevo e rigiocabile rispetto al primo episodio. Si tratta però di un'esperienza complementare che aggiunge molto alla ricca lore di Subnautica, con un finale che farà senz'altro discutere i fan.

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Dal punto di vista tecnico, Subnautica: Below Zero non è un grosso passo in avanti rispetto all'episodio precedente, ma i biomi decisamente più colorati e variegati del titolo e una performance ottimale sulle nuove console risaltano meglio i pregi del titolo, che continua ancora a dare del suo meglio tra i fondali marini. Troviamo anche un ottimo doppiaggio in inglese, con i sottotitoli e tutti i testi del gioco localizzati in italiano.

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Amore

Un Subnautica più accessibile

- Subnautica non era assolutamente semplice per i neofiti; ricordo infatti di averci messo qualche ora ad orientarmi dopo l'ammaraggio di fortuna che apriva la storia del titolo. Era da tempo però che non ci mettevo mano, ma in Subnautica: Below Zero grazie a obiettivi di gioco più chiari, più suggerimenti a schermo e le tracce vocali dove sentiamo i pensieri della protagonista Robin, mi sono trovato subito a mio agio.

Una storia più ricca

- Subnautica: Below Zero ha una storia decisamente più personale, con la protagonista Robin che deve trovare la sorella Sam, data per morta in una spedizione sul pianeta 4564B. Non è più dunque solo un viaggio freddo e impersonale, e la presenza di dialoghi e monologhi aiutano ad introdurre e caratterizzare bene i personaggi. Sicuramente non una storia paragonabile a capolavori single player più lineari, ma si tratta di una narrazione molto più consistente e piacevole rispetto a Subnautica.

Un mondo immediatamente impressionante

- Nelle fasi iniziali di Subnautica ci si trovava in mezzo al mare in un pianeta alieno sconosciuto, con tutte le stranezze e peculiarità che venivano fuori solo dopo varie ore di gioco. Non stavolta: con Subnautica: Below Zero fin da subito troviamo un bioma molto più affascinante e ricco, capendo da subito che ci troviamo in un pianeta ricco anche di tecnologie e segreti degni di nota.

Tutto e subito

- Chi come me ha seguito il percorso di Subnautica dalla sua prima apparizione in early access, ha inizialmente incontrato un gioco promettente ma con tanti problemi tecnici, di bilanciamento, di contenuto e di narrativa. Man mano, aggiornamento dopo aggiornamento, si è arrivati a un titolo soddisfacente da pressoché ogni punto di vista. Stavolta non dobbiamo aspettare; infatti Subnautica: Below Zero ha già già ottime prestazioni tecniche, tutti i contenuti, diverse modalità e varie opzioni di difficoltà. Un vero pacchetto completo.

Odio

Sistema di gioco semplificato

- Se da un lato ho lodato la scelta di rendere il titolo più accessibile, con più dialoghi, aiuti e suggerimenti su come realizzare certe tecnologie, è importante far notare anche che l'intera struttura di gioco sia stata molto semplificata, con meno opzioni di crafting, costruzione e anche l'albero tecnologico che è stato notevolmente ridimensionato. Sarebbe stato bello combinare i due approcci, così da accontentare anche chi cerca un'esperienza più profonda.

Mondo meno interessante da esplorare

- Per riuscire a portare sui nostri schermi una storia più corposa rispetto al primo episodio, è stato ridotto anche molto del mordente nelle aree da esplorare, soprattutto quelle terrestri che sono spesso poco più che dei corridoi naturali che collegano due punti. Se da una parte la nuova area artica propone look e forme di vita aliene inedite, dall'altra si tratta di una zona molto meno meritevole di essere vissuta ed esplorata in ogni suo dettaglio.

Pecche nella narrazione

- Se è vero che il focus del gioco sia ora spostato maggiormente sulla narrazione, è anche vero che l'impianto di gioco generale, derivato dal Subnautica originale, non è pensato per sfruttare una forte componente narrativa, e questo si nota in più di un aspetto. Il gioco ci offre pochi input sullo sviluppo della storia, portandoci a capire attraverso indizi fumosi come far scattare il prossimo elemento della trama, che di fatto si ferma nelle fasi di sopravvivenza creando così dei problemi di ritmo non indifferenti. Carina l'idea di far commentare a Robin quasi ogni interazione col mondo, ma anche questa scelta dopo un po' viene a noia. Insomma, diventa chiaro che si sono fatti tanti compromessi più o meno riusciti per dare una storia più corposa a Subnautica.

Tiriamo le somme

Subnautica: Below Zero riesce nell'intento di offrire un'esperienza di gioco più immediata ed accessibile rispetto al primo capitolo della saga, peraltro con un lancio decisamente più stabile e completo di contenuti. Il mondo di gioco ha un primo impatto più impressionante e la natura più rifinita del titolo probabilmente saprà appassionare chi trova troppo dispersivi i survival. Va però detto che per riuscire in questo intento sono stati rimossi e semplificati tanti aspetti del titolo originale, dando vita ad un titolo meno corposo e variegato. Un'esperienza differente dunque, ma che comunque vale la pena affrontare.
7.8

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