Recensione - Sword of the Necromancer
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Sword of the Necromancer ci mette nei panni di Tama, una ragazza forte e tenace con un passato da ladruncola, che conosciamo insieme alla bella Koko, principessa del reame: le due subiscono un attacco che finisce con la morte della principessa, ed è in questa occasione che Tama si rende conto di avere un legame talmente forte con Koko da decidere di addentrarsi in un dungeon pieno di mostri per apprendere l'arte della necromanzia e resuscitare la giovane prima che sia troppo tardi.Attraverso cut-scene dai disegni in stile anime ottimamente doppiati (in inglese, con sottotitoli in italiano), la storia di Sword of the Necromancer si prospetta fin dalle prime scene sorprendentemente ricca di emozioni e sensazioni forti, ma mi fermo qui per evitare spoiler. Parliamo dunque del gioco vero e proprio: si tratta di un dungeon crawler 2D con visuale dall'alto, dove esploriamo dungeon generati proceduralmente, da soli o in compagnia di un alleato in locale.
MX Video - Sword of the Necromancer
Il gioco ci mette a disposizione inoltre un altro importante tipo di alleati: Tama ben presto scopre come usare la necromanzia, che anche se non è abbastanza potente da funzionare su Koko le permette comunque di resuscitare le creature uccise. Basta quindi metterci davanti alla carcassa di un avversario eliminato, tenere premuto un tasto e questo si mette a lottare al nostro fianco fino alla sua seconda morte, stavolta definitiva. Ogni creatura resuscitata va ad occupare uno di quattro slot a disposizione nell'inventario, utilizzabili però anche per collocarvi magie d'attacco o difesa o anche armi aggiuntive, quindi sta a noi decidere come bilanciare i vari elementi, resuscitando più creature ma rinunciando ad altre possibilità.
Interessante anche il sistema di progresso del gioco: alla base abbiamo a che fare con un rogue-lite, quindi in caso di morte torniamo all'inizio del gioco perdendo l'arsenale a nostra disposizione, ma godendo di alcuni potenziamenti permanenti che ci faciliteranno la vita nelle run successive. Ogni tot di dungeon incontriamo poi un boss con meccaniche di gioco differenti: battuto questo possiamo decidere di continuare l'avventura direttamente verso livelli più difficili oppure "incassare" il nostro inventario, mandandolo alla base per poterlo riutilizzare in caso di una futura morte, procedendo però nei livelli successivi con minori armamenti alla mano. Un'ottima strategia per costruirsi la build giusta per una run ideale, al netto dell'assistenza della dea bendata che non basta mai!
Tra nemici sempre diversi, varietà di armi ed oggetti e godibili filmati d'intermezzo, le poche ore che servono per completare la storia volano via con piacere; rimane comunque una buona rigiocabilità dati dalla presenza della co-op locale e dalla varietà di build costruibili, oltre ai tre livelli di difficoltà selezionabili per mettere alla prova qualunque tipo di giocatore.
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