Recensione - Yuoni
Il Gioco
In Yuoni ci troviamo nei panni della giovane e timida Ai, studentessa di 10 anni che non riesce a socializzare con i compagni di scuola ma che si viene costretta ad accettare un gioco spaventoso fatto dai suoi coetanei, con la promessa che, una volta superato, sarebbe stata accettata da tutti gli altri. Ai accetta la proposta e poco dopo si dirige in un ospedale abbandonato dove sviluppare un rito, ma nessuno sapeva che in quell’ospedale ci fosse un male assoluto da debellare. Ai si ritrova così in un mondo ultraterreno fatto di luci strane, particolari visioni e uno spirito maligno che la obbliga a giocare con lei: Tsun, un fastidioso e terribile bambino morto molti anni prima in quel luogo ormai infestato. Questo sfida Ai a recuperare una bambola nascosta in alcune delle stanze dell’ospedale tramutato in questo mondo ultraterreno, portarla nella stanza da cui è partita per bruciarla e vincere contro Tsun, pena l'imprigionamento eterno della sua anima in quel mondo spiritico.
MX Video - Yuoni
Il nostro compito, quindi, è quello di partire da una stanza ed esplorare ogni angolo del luogo infestato per trovare la bambola, portarla indietro e bruciarla prima che lo faccia lo spirito maligno. Durante il percorso, ovviamente, siamo obbligati a stare attenti: non solo Tsun andrà in giro per recuperare la bambola, ma altri strani esseri demoniaci ci ostacoleranno, come quelli grigi che hanno un buon udito ma non vedono, quello rosso che invece al contrario, ci vede benissimo ma non sente affatto e poi il piccolo Tsun che se ci troverà cercherà di bloccarci e allertare gli altri spiriti in modo da farci uccidere.
Questa è quindi l’essenza generale del gioco: la nostra protagonista si muove in questi corridoi dell’ospedale cercando di non farsi beccare dagli spiriti che lo occupano, recuperare la bambola e scappare dal “boss” di fine livello fino ad arrivare alla stanza da cui si parte per bruciare la bambola. Ognuna di queste rappresenta un personaggio che era parte della vita di Tsun, suoi amici o comunque persone a lui vicine e man mano che si prosegue – con alcune scritte in sovraimpressione – si scoprirà di più sulla morte e sulla conseguente malignità che ha colpito l’ospedale. Yuoni è quindi un horror game molto semplice che vuole raccontarci una storia tradizionale di stampo orrorifico giapponese, dove i luoghi principali sono quelli in cui c’è maggior affluenza (ospedali, scuole, case). Ma il vero problema che affligge Yuoni non è nemmeno la sequenza narrativa vista e rivista e senza nessun tipo di novità interessante, ma è proprio l’idea alla base del gioco che non funziona, soprattutto in relazione alla struttura ludica che non convince affatto. Il gameplay è semplicissimo: Ai può correre e trattenere il respiro per evitare gli spiriti che affollano l’ospedale, può nascondersi eventualmente per far perdere le proprie tracce e deve trovare la strada in quello che dovrebbe rappresentare un labirinto di stanze, per poi tornare indietro ricordando esattamente lo stesso percorso.
Come si può intuire, nei primi dieci minuti di gioco si percepisce tutto quello che Yuoni ha da offrire, niente di più e niente di meno, e sarà lo stesso per tutta la durata della campagna che si assesta su circa due ore e poco più, ovviamente anche in base a come voi vogliate proseguire. Il gameplay prevede che durante il primo percorso per trovare la bambola ci muoviamo con prudenza e attenzione, cercando di nasconderci e di trattenere il respiro per non farci beccare, ma purtroppo l’intelligenza artificiale è così messa male che possiamo anche correre come i forsennati in avanti e trovare la strada giusta in pochissimo tempo. Trattenere il respiro è tra l’altro un’abilità che non ha ricevuto grossi bilanciamenti, perché in qualsiasi caso, nessuno ci sentirà e potremmo proseguire tranquillamente per le stanze.
L’ospedale, trasmutato in un luogo infestato e demoniaco, non mette paura in nessun modo e anche avanzando nei livelli, la situazione non cambia: magari in un livello potreste trovare una bambola che grida e ride, in un’altra qualche porta che si chiude da sola, ma dimenticatevi anche le semplici ma efficaci trasformazioni di Layers of Fear, che di certo non spicca tra gli horror games. Presa la bambola e letto il messaggio in sovraimpressione che ci racconta la storia – tra l’altro tutto completamente in inglese – un nuovo spirito maligno ci inseguirà, un’enorme nube piena di bulbi oculari che ci mangerà vivi se non scappiamo in tempo: il nostro compito, quindi, è tornare a ritroso per i corridoi e trovare la stanza da cui siamo partiti, bruciare la bambola e passare al livello successivo. Per quanto concerne il sonoro, anche qui nulla di veramente valido da menzionare, anzi, non ci sono grida o risate particolarmente spaventose, cigolii di porte o altri suoni tipici del genere horror. Il titolo non dispone infine di localizzazione italiana.
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