Recensione - Resident Evil Village
Il Gioco
Dopo la radicale rivoluzione apportata alla serie con RE7 - da un survival in terza persona ad uno rigorosamente in prima persona - Resident Evil Village prosegue sulla strada imboccata dalla serie Capcom cercando di rivoluzionare ulteriormente il gioco per creare un ibrido perfetto tra quel capolavoro di Resident Evil 4 ed il nuovo corso della serie. Chiunque abbia giocato a Resident Evil 7 biohazard sa bene che la famiglia Winters ne ha viste di cotte e di crude: mani mozzate, torture inverosimili e una pletora di mostri pericolosi. Ethan Winters però riesce nell’intento di salvare sua moglie Mia, e con l’aiuto di Chris Redfield vengono mandati in Europa dell’Est per ricominciare una nuova vita. Ethan è provato da ciò che ha vissuto nella casa dei Baker, e spesso vorrebbe parlarne con sua moglie Mia, che invece tenta di smorzare il discorso per evitare che brutti ricordi possano rovinare la serenità ritrovata. Nonostante il loro rapporto sia spesso messo alla prova da ciò che è accaduto, i due si amano davvero e mettono al mondo la piccola Rose, una figlia tanto desiderata capace di rendere la loro vita molto più bella. La famiglia Winters, quindi, vive completamente fuori dal mondo, allontanata da qualsiasi forma di civiltà e tenuta sotto stretto controllo dalla BSAA, Bioterrorism Security Assessment Alliance, dove si trova anche Chris Redfield. La società segreta sta lavorando per le Nazioni Unite con lo scopo di nascondere le prove della muffa batteriologica e della composizione delle bio-armi, oltre che sorvegliare le mosse di un’altra società intenta a recuperare e sfruttare il potere della muffa. Nel mondo, quindi, nessuno sa dei Baker o di ciò che è successo in quella casa, ma soltanto che c’è stata una fuga di gas tossico prodotto da alcune piante nella foresta vicina, causando la morte della famiglia Baker e di altri che si trovavano nei paraggi. Sembrava andare tutto bene in casa Winters, ma una sera qualcuno irrompe in casa e porta distruzione e dolore: Ethan è sconvolto da ciò che è successo, ma l’entrata in uno strano villaggio gli darà risposte ad innumerevoli domande.
MX Video - Resident Evil Village
La trama prosegue all’interno di questo villaggio che non colpisce di certo per originalità: basta aver visto pellicole come The Village o anche aver giocato Resident Evil 4 per capire che l’idea alla base è quella di creare un’atmosfera surreale al limite dell’assurdo. Il villaggio è un perfetto secondo protagonista di Resident Evil Village, esattamente come lo era la casa dei Baker, ed ospita un enorme castello gotico dalle torri altissime, facendoci presagire che di lì a poco avremmo dovuto visitare quel luogo. Ma non mancano anche una foresta fitta di alberi e altri luoghi misteriosi: tutti posti che ci troviamo ad esplorare e conoscere per proseguire nella storia, scoprendo un po' alla volta il velo di mistero di ciò che sta accadendo. La prima cosa che salta all’occhio è il fantastico world design del titolo, che risulta perfettamente bilanciato, lavorato con una notevole cura per i dettagli e impreziosito di piccoli riferimenti che rendono ogni singola zona ben memorabile: non accadrà mai che vi perdiate tra le varie stradine o vicoletti, sia perché avrete a vostra disposizione una mappa che indica l’esatta posizione in cui vi troviate, ma anche perché il design delle ambientazioni è pensato per far sì che ogni luogo ci diventi familiare in poco tempo. Ancora meglio quando si entra nel castello Dimitrescu, dove si fa la conoscenza della seducente quanto pericolosa Lady Dimitrescu e delle sue tre figlie. Il castello è arredato in maniera impeccabile e gioca molto con le luci e i riflessi: qui il ray-tracing, sulle console di nuova generazione, dona una marcia in più al gioco, seppur in maniera piuttosto sottile.
Durante tutto il viaggio di Ethan non possiamo quindi che rimanere sbalorditi dal lavoro certosino svolto dagli sviluppatori per quanto riguarda il world e level design: la formula quasi metroidvania della mappa ci permette di muoverci all’interno del villaggio e scoprire nuovi segreti man mano che si prosegue nella trama, con la possibilità di aprire porte prima bloccate e altri luoghi precedentemente inaccessibili. Capcom ha lavorato benissimo e ha cercato di prendere il meglio di Resident Evil 7 per inserirlo in un’idea più vicina a Resident Evil 4. L’ibrido tra i due è decisamente voluto e basteranno pochi minuti per rendersi conto di trovarsi in una formula che riprende idee del passato per ammodernarle al meglio. Altro parallelo con RE4 è rappresentato dalla presenza costante del Duca, un mercante misterioso e straniero che ci invoglia a proseguire, che ricorda il mercante mascherato conosciuto da Leon. S Kennedy nel quarto capitolo della saga. Il villaggio inoltre richiama spesso quello visto in passato, e per certi versi sembra volersi addirittura collegare in termini temporali, ma lasciamo ai giocatori il bello della scoperta. Nelle strade troviamo spesso delle casse da distruggere che contengono munizioni o altri elementi per la fabbricazione di nuovi strumenti, esattamente come accadeva in passato, ma non mancano anche oggetti utili alla risoluzione di enigmi ambientali utili per delle ricche ricompense. Insomma, senza dilungarsi inutilmente, Resident Evil Village omaggia Resident Evil 4 con innumerevoli richiami, sia in termini di atmosfera che in termini di gameplay, e riuscirà a sorprendervi diverse volte, costituendo al contempo una grossa rivoluzione rispetto al precedente titolo della serie nonostante ne recuperi molti elementi.
Ogni rivoluzione però porta con sé delle sostanziali modifiche che non sempre risultareno vincenti. Resident Evil Village ha promesso di avvicinarsi alle fasi action del passato e rendere l’avventura più ritmata e interessante, ma non lo fa proprio in modo perfetto. In questo nuovo titolo la componente survival viene leggermente a mancare, anche se non del tutto: uno dei principali problemi di Resident Evil Village è la sua eccessiva semplicità anche a difficoltà estrema, così come l'eccessiva generosità in termini di munizioni ed esplosivi. È rarissimo se non impossibile che possiate rimanere senza colpi in canna: le armi sono tante ed efficaci, facilmente potenziabili con un po’ di esplorazione che ci permetterà di recuperare tesori o modifiche. Troppa generosità in tal senso, tanto da non risultare quasi mai impegnativo, anche grazie al crafting che ci permette di creare nuove munizioni, soluzioni medicinali ed esplosivi. Nel mio playthrough a difficoltà Estrema non ho quasi mai trovato difficoltà nel combattere gli avversari, tranne per la parte iniziale perché sprovvisto di armi e munizioni. Inoltre, mi è sembrato che avere una mappa di gioco decisamente più grande non abbia portato ad un maggiore equilibrio con gli enigmi ambientali. Già nel precedente capitolo si notava che gli enigmi non fossero troppo difficili, ma quella era tutto sommato una piccola casa con giardino: qui abbiamo un intero villaggio e un intero castello da esplorare, ma nonostante la formula simil-metroidvania, basta veramente poco per andare avanti. Il gioco, infatti, in termini di durata, si mantiene sulle circa 10 ore effettive. Una durata abbastanza esigua ma perfettamente bilanciata: cinematografica al punto giusto, impreziosita di filmati interessanti e ben diretti.
Per quanto concerne l’aspetto tecnico, Resident Evil Village si dimostra essere un piccolo gioiellino. La mia prova si è svolta su Xbox Series X, sicuramente la migliore console per rendere giustizia all’opera di Capcom. Ci sono due diverse modalità grafiche sulla console di nuova generazione, una a 4K e 60 fps (1440p e 60fps su Series S), l’altra invece vede l’introduzione del ray-tracing in diverse e interessanti implementazioni. Su Xbox Series X il gioco riesce a tenere i 4K e 60fps anche con il ray-tracing attivo, tranne in certi casi in cui si scende fino a 45 fps quando il motore spinge veramente tanto. Posso confermare che i cali ci sono e si vedono, ma non arrivano mai ad essere troppo fastidiosi o problematici in termini di gameplay, ma è altrettanto vero che si tratta di una opzione in più. Il ray-tracing su Resident Evil Village non è roba da poco, basta fare un paio di prove per capire come cambia completamente la scena: quando aprite armadi e cassetti, questi senza ray-tracing hanno un’illuminazione interna tutt’altro che naturale, con il ray-tracing questo non accadrà. Ma di esempi se ne possono fare tanti, dimostrando come l’implementazione di questa tecnologia potrebbe rappresenta un passo ulteriore in termini grafici. Ottimo anche il suono e la colonna sonora, con suoni ambientali perfettamente coerenti con la natura del luogo, ma anche delle varie armi da fuoco. Presente infine il pieno doppiaggio italiano, sul quale torneremo a breve.
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