Recensione - Children of Morta
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
In Children of Morta seguiamo le vicende della stirpe dei Bergson, una famiglia di combattenti ed esploratori che puntano a scoprire misteri e ricchezze di un mondo cupo e pieno di pericoli; qui i più coraggiosi vengono ricompensati con tesori di gran valore e armi magiche capaci di potenziarli ulteriormente. Una visuale dall'alto e uno stile pixeloso accompagnano il giocatore fin dal tutorial, dove un cupo narratore porta uno dei protagonisti dotato di scudo e spada a scalfire l'involucro di questo misterioso mondo mentre ne apprende le meccaniche.L'esperienza di gioco è descrivibile come un gioco di ruolo d'azione semplificato sulla falsariga di titoli come Diablo o Torchlight, ma un sistema di combattimento "di peso" rispetto ai classici del genere, che tra scudi, schivate, parate e una gestione basilare della stamina si avvicina maggiormente ai souls-like. Dungeon a generazione procedurale si aprono davanti al giocatore, pieni zeppi di nemici che individualmente non sono quasi mai troppo tosti ma che si presentano sempre in gruppi molto numerosi, offrendo così sfide imponenti dove la potenza va affiancata da una buona strategia di posizionamento del nostro eroe. Anche perché la vita a disposizione non è tantissima, e le pozioni per curarsi non sono certo illimitate.
MX Video - Children of Morta
L'eventuale morte per mano dei nemici non è comunque un dramma ma, come spesso accade nei roguelike, è più un punto di ripartenza. Infatti nel corso del gioco guadagniamo costantemente XP per potenziare le nostre abilità e monete per sbloccare potenziamenti permanenti, quindi anche in caso di morte si diventa sempre più forti ed in grado di affrontare meglio le situazioni che ci avevano dato filo da torcere. I dungeon sono progressivamente sempre più ardui, quindi è quasi impossibile superare alcune aree al primo tentativo: dopo qualche potenziamento e soldo ben speso, però, il livello di sfida di quelle stesse aree tende ad abbassarsi, permettendoci di arrivare un po' più in là prima della prossima morte. Un gameplay loop che gli appassionati dei roguelike ben conoscono e che convince assolutamente anche in Children of Morta.
I dungeon sono resi più interessanti anche dalla presenza di eventi casuali che spezzano la relativa monotonia dei combattimenti e la ricerca del loot; in giro per le aree di gioco generate casualmente, infatti, possono presentarsi eventi come piccoli puzzle, sfide di abilità, missioni di scorta e molto altro. Questi eventi spesso contengono un fattore di pericolo più alto, che può compromettere una run se già si sta rischiando la morte, ma completandoli si possono ottenere ricompense davvero appetibili per le quali vale la pena correre qualche rischio in più.
Ho già accennato al fatto che seguiamo le vicende di un'intera famiglia di combattenti, e infatti tra una partita e l'altra possiamo scegliere uno dei membri della famiglia, che fortunatamente rinascono come niente fosse al termine di ogni run. Lo spadaccino, il mago, l'arciere: sono coperti pressoché tutti i ruoli classici del genere fantasy. Non solo i vari personaggi hanno abilità differenti, ma anche barre di XP separate, permettendoci così di potenziare personaggi differenti nelle varie run. Non solo: il gioco supporta la co-op locale, e quindi ci si può divertire anche in compagnia.
Vista la difficoltà abbastanza elevata e la struttura che prevede tante morti e ri-tentantivi, è difficile quantificare la durata del titolo. Un giocatore abile ci metterà probabilmente meno di 10 ore, mentre i meno abituati al genere potrebbero anche impiegarci il doppio, ma vista la natura di costante miglioramento dei personaggi il titolo è più che godibile anche dopo i titoli di coda. La pecca principale è probabilmente l'assenza della lingua italiana, ma vista la trama non particolarmente ricca è un problema di importanza relativa.
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