Recensione - Etherborn
Il Gioco
La nostra esperienza in Etherborn inizia senza grandi preamboli: ci troviamo in un mondo etereo nel quale, dal nulla, viene a formarsi un essere umanoide dalle carni trasparenti, che ci permettono di vedere il cervello ed il sistema venoso all'interno. Questo è il personaggio che controlleremo nel corso dell'avventura, e che in questi primi attimi di gioco muoviamo sulle venature di quello che sembra il lunghissimo tronco di un albero, finché non incontriamo una sfera fluttuante. Una volta entrati in questa sfera si scopre la natura del gioco: ci troviamo di fronte ad un mondo colorato e dalle architetture low-poly, che dovremo scoprire come percorrere fino alla fine, per poi tornare sull'albero iniziale e sbloccare un ulteriore livello di gioco.Etherborn è infatti un puzzle-platform game composto da 5 livelli di difficoltà crescente da superare con l'ingegno e l'esplorazione, sfruttando a nostro vantaggio le peculiari caratteristiche di questi mondi che, seppur astratti, ricordano alcune architetture umane con colonne, scalinate e ponti. La meccanica principale sulla quale si basa tutto il gameplay è un originale sistema di "gravità relativa"; le strutture che compongono ogni livello sono composte di numerosi blocchi, e quando iniziamo li possiamo percorrere solo orizzontalmente con la possibilità di compiere piccoli salti. Nel momento però in cui percorriamo delle "rampette" arrotondate che portano da una superficie orizzontale ad una verticale, la gravità del livello segue i passi del nostro personaggio, spostandosì così dal piano orizzontale a quello verticale permettendoci di camminare sulle pareti; anzi, da quel momento e finché non imboccheremo un'altra rampa simile, le pareti stesse diventeranno il nostro nuovo piano orizzontale sul quale spostarci, saltare su altre piattaforme (purché sullo stesso piano) e così via. Immaginate le rampe gravitazionali del primo Prey, ma estese ad un intero livello che diventa così esplorabile su tutti i lati.
MX Video - Etherborn
In ogni mondo/livello lo scopo è raggiungere la fine dove un'enorme sfera luminosa ci riporterà sull'albero iniziale, e fare questo sblocca anche un filmato (parlato in inglese con sottotitoli in italiano) in cui ci viene narrata un'altrettanto astratta e non comprensibilissima storia sulla nascita del creato. Ma la storia non è il focus di Etherborn: lo sono i complessi enigmi, e fidatevi che "complessi" non rende giustizia alle creazioni di Altered Matter. Per raggiungere la fine di ogni livello dobbiamo infatti raccogliere una serie di artefatti luminosi che serviranno ad attivare dei meccanismi che modificheranno la struttura del livello, aggiungendo anche pezzi precedentemente assenti, per poter così continuare con la nostra esplorazione. La difficoltà sta però nel capire come raggiungere questi artefatti perché, anche se riusciamo a vedere dove sono posizionati, non sempre la via per raggiungerli - tra cambi di gravità e piattaforme - appare evidente. A questo si aggiungono peraltro alcuni elementi di difficoltà che arriveranno nei livelli più avanti, come dei pilastri che si alzano quando vi siamo vicini bloccandoci la strada, spingendoci così a trovare un modo più creativo di raggiungere il nostro obiettivo.
A complicare ulteriormente le cose c'è inoltre il sistema di telecamera fissa che a volte ci vede letteralmente camminare sottosopra o con strane prospettive, rendendo anche più complicato orientarci in questi livelli già molto complessi (almeno gli ultimi tre, mentre i primi due sono sicuramente più approcciabili). A seconda della vostra bravura con questo tipo di enigmi, il tutto dovrebbe portarvi via tra le 3 e le 6 ore, ma poi potrete rigiocare tutti i livelli nella modalità Nuova Partita+, in cui ogni artefatto è nascosto in luoghi ancor più nascosti ed inaccessibili.
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