Recensione - Dragon Age: The Veilguard
Il Gioco
Cos'è Dragon Age? Potrebbe sembrare una domanda sciocca, ma chi segue con fervore e interesse la saga creata da BioWare ormai 15 anni fa, sa che la risposta potrebbe rivelarsi più complicata del previsto. Perchè si, stiamo parlando di un GDR fantasy, arrivato con Dragon Age: The Veilguard alla sua quarta iterazione. Ma mai come in questo caso, abbiamo assistito a un mutamento doveroso nel cuore dell’esperienza, per conformarsi idealmente a un mercato sempre più vario ed esigente. Se il primo Dragon Age: Origins era un GDR isometrico, con un combattimento più tattico e ragionato, con il passare degli anni (e dei sequel), la saga ha imboccato poco alla volta una deriva sempre più action, aggiungendo meccaniche e funzioni spesso volte ad accogliere un pubblico più ampio. Perchè Dragon Age è figlio di BioWare, e quest’ultima è anche l’autrice dell’epopea sci-fi Mass Effect, il cui successo ha contaminato poco alla volta l'avventura fantasy ambientata nel regno di Thedas. Arriviamo così a Dragon Age: The Veilguard: annunciato nel lontano 2018 con il titolo inizialre Dreadwolf, il nuovo GDR di BioWare si impone di essere un nuovo punto di partenza per lo studio di sviluppo, il cui nome - un tempo sinonimo di eccellenza - si è scontrato con la genesi di prodotti poco lungimiranti come Mass Effect: Andromeda e Anthem.
MX Video - Dragon Age: The Veilguard
Sono passati dieci anni dagli eventi di Dragon Age Inquisition, il cui finale dà l’incipit a questo nuovo capitolo. Solas, membro dell’Inquisizione e amico del precedente protagonista, ha rivelato la sua vera identità. Egli non è un semplice elfo, ma un antico dio, il cui piano è quello di compiere un rituale in grado di squarciare il Velo (una magica barriera invisibile che separa il mondo materiale dal mondo immateriale, chiamato Oblio) per ripristinare un mondo ormai, secondo la visione del dio elfico, colmo di malvagità e sofferenza, e per questo motivo irrecuperabile. L’Inquisizione, o sarebbe più opportuno dire ciò che ne resta, si mette sulle tracce di Solas per fermarlo prima che sia troppo tardi. Noi impersoniamo Rook, un nuovo protagonista reclutato dalle vecchie conoscenze Varric e Harding con lo scopo di fermare Solas, che è in realtà è il Dreadwolf, il Temibile Lupo. Un nome dal retaggio nefasto, che porta uno sguardo colmo d'orrore sul volto di chiunque lo senta nominare.
Questa è la premessa con la quale iniziamo la nostra avventura in Dragon Age: The Veilguard, non prima però di aver creato il nostro alter ego delineandone il passato e impostando le scelte fatte nel precedente gioco. Questa soluzione, oltre che consentire una certa continuità nella saga, permette a chi non ha mai giocato un Dragon Age di avere un contesto sul quale posare il suo punto di partenza. Il nostro Rook si può personalizzare completamente grazie all’immancabile editor, che in questo caso si presenta piuttosto avanzato e potente. Dopo aver scelto il sesso e il pronome del nostro alter ego, dovremo decidere la razza, scegliendo tra Umano, Elfo, Nano e Qunari. Le opzioni di personalizzazione estetiche sono piuttosto vaste e, con la giusta dose di pazienza, sarete in grado di ottenere il personaggio che più desiderate. Fatto questo sarà il turno di selezionare la classe tra le tre disponibili: Guerriero, classe specializzata nell’utilizzo di spada e scudo o imponenti armi a due mani, Ladro, dove il focus sarà il combattimento con due spade corte o nell’utilizzo di un arco per gli attacchi a distanza, ed infine il Mago, dotato di un bastone arcano per lanciare potenti attacchi magici, oppure una daga affilata carica di magia, da usare negli scontri più ravvicinati. Ogni classe poi porta con sé tre specializzazioni, che si focalizzano su determinati stili di combattimento e abilità. Come ultimo passo bisogna scegliere il background del protagonista, associandolo a una organizzazione di cui ha fatto parte in passato, come i Custodi Grigii, i Drago d’Ombra, i Signore della Fortuna, ecc. Selezionare un determinato background rispetto a un altro non stravolge più di tanto l’esperienza, ma introduce scelte e linee di dialogo aggiuntive durante i colloqui con gli altri NPC, che possono aumentare il vostro legame con quel particolare personaggio.
Una volta conclusa la fase di creazione, ci ritroviamo subito nella mischia, con un fase introduttiva piuttosto guidata che funge da tutorial, ambientata nella città di Minrathous. Qui le cose vanno piuttosto male, con il borgo messo sotto assedio dalla setta dei Venatori e dai demoni, fuggiti dall’Oblio a causa del rituale che Solas si sta accingendo a concludere. Non intendo svelare oltre sul plot narrativo imbastito da BioWare, ma sappiate che la storia principale vi porterà a scontrarvi con più Villain, con il nostro Rook che dovrà viaggiare per tutto il Thedas settentrionale e reclutare quanti più aiutanti possibili per fermare l’imminente fine del mondo, a causa della Corruzione, antiche divinità elfiche e devastanti Draghi.
Delineato l’incipit, è tempo di addentrarci nel cuore dell’opera, che mai come in questo caso risulta più contraddittoria che mai, frutto di uno sviluppo evidentemente travagliato che nel corso degli anni ha mutato l’identità del titolo BioWare. Dragon Age: The Veilguard si presenta come il più classico degli action-RPG, portandoci ad esplorare una stratificata scelta di location come imponenti città, zone selvagge ricche di vegetazione e rovine, tetri dungeon e luoghi alquanto surreali. Non si può certo non lodare il team per aver cercato di infondere una certa varietà, rendendo ogni luogo riconoscibile e unico. Altra lungimirante scelta è stata quella di aver saggiamente evitato di costruire imponenti mappe open-world, ma di suddividere il mondo di gioco in macro-aree molto più contenute. Questa mossa si è rivelata vincente, in quanto ha concesso agli artisti del team di modellare gli scenari con una razionale consapevolezza su cosa concentrarsi, impreziosendoli con un level design rifinito e sensato. Se durante le fasi iniziali dell’avventura si ha la sensazione di addentrarsi in scenari piuttosto lineari e anonimi, avanzando nell’avventura le cose cambiano drasticamente. I mondi si aprono rivelando aree nascoste, segreti da scoprire, tesori da raggiungere e un sistema di scorciatoie che ricompensa sempre l’esplorazione. Inoltre, tornando nelle varie regioni dopo aver reclutato un nuovo compagno, si possono usare le sue abilità per accedere ad aree prima irraggiungibili, contornando l’opera di un sapore da metroidvania-like che giova molto all’esperienza complessiva.
Ogni regione e location ha i suoi segreti e pericoli. Nelle città come Treviso e Minrathous, muovendosi tra i palazzi di corte ed affollati mercati, ci si può imbattere in assassini letali nei vicoli più malfamati. Nelle zone più selvagge e remote, come le soleggianti coste di Rivain o la tetra quanto maestosa Necropoli, i pericoli sono maggiormente presenti, sia in numero che in potenza. Tra legioni di non morti, Banditi di Qnari, Demoni, Sette di Venatori e Costrutti Arcani, il cast degli avversari si presenta piuttosto diversificato e sempre coerente alla regione che si sta esplorando. Muovendosi tra le mappe, completando semplici quest, si possono trovare forzieri contenenti loot, sacche di denaro e materiali, utili per potenziare il proprio equipaggiamento.
Ma come ogni titolo BioWare, anche la componente sociale ha il suo peso assieme a combattimento ed esplorazione. Chiacchierando con i vari personaggi che incontreremo durante le quest più importanti, oppure parlando con i nostri compagni, abbiamo a disposizione un sistema di dialogo a scelta multipla che ripercorre i classici stilemi di BioWare. Potremo scegliere di essere gentili, sarcastici, arroganti oppure compassionevoli. Inoltre, in base alla classe, razza o background scelto, in alcuni dialoghi avremo accesso a delle scelte aggiuntive da cui attingere. Purtroppo però, a differenza dei precedenti capitoli, non sembra di avere davvero un qualche peso decisionale sulla conversazione. Certo, alcuni alleati potrebbero approvare o disapprovare il nostro comportamento, definendo in meglio o in peggio il nostro rapporto con loro, ma non si ha mai davvero la sensazione di avere tra le mani il famoso ago della bilancia. Inoltre, non essendoci abilità come persuasione o intimidazione, scordatevi di risolvere conflitti con la parlantina, eccetto in rarissime occasioni piuttosto pilotate. Oltre a poter aumentare (o diminuire) il legame con i vostri Compagni, nel mondo di gioco ci sono ben sei fazioni con le quali trattare, ognuna associata ad una rispettiva regione del Thedas. Per esempio a Treviso sono insidiati i Corvi di Antiva, una specie di Gilda degli Assassini. Nelle coste di Rivain operano i Signori della Fortuna, una sorta di Gilda dei Ladri dedita più al recupero di tesori che al furto, e così via. Svolgendo incarichi o vendendo particolari merci di valore, si può aumentare la propria reputazione con queste Fazioni. Avere una buona reputazione con una di esse permette di avere accesso ad armi ed equipaggiamenti unici, oltre che mercanzia rara e preziosa. Non vi preoccupate però, perché a differenza di titoli recenti come Star Wars Outlaws, in Dragon Age svolgere incarichi per una Fazione non comprometterà la vostra reputazione in un’altra, lasciandovi la più completa libertà di decidere a chi e con quale priorità dedicare i vostri servigi.
Parlando del sistema di combattimento, il titolo risulta piuttosto semplice e appagante pad alla mano. Con il tasto X si effettua un attacco normale, mentre con Y si sferrano attacchi pesanti. In base alle abilità sviluppate, sfruttando questi due tasti si possono dare vita a combo dinamiche e spettacolari, passando con velocità da un nemico all’altro. Il tasto B è dedicato alla schivata, mentre il tasto A serve per saltare ed arrampicarsi per scale o sporgenze. Con LB si richiama la parata, che con il giusto tempismo, può dare sfogo a Parry utili a sbilanciare l’avversario. Con il tasto RT invece si utilizza l’attacco a distanza, che differisce in base alla classe scelta. Nel caso si vogliano sfruttare le abilità vostre o dei compagni, il gioco ci propone due possibilità. Il migliore è sicuramente sfruttare la Pausa Tattica, richiamabile tenendo premuto il tasto RB. Da questo menu a comparsa si può scegliere che abilità tra quelle assegnate utilizzare, semplicemente selezionandola con la levetta. Sfruttando determinate sinergie tra voi e i vostri compagni, si potranno combinare le abilità, per dare vita ad attacchi più distruttivi e potenti. Le abilità, sbloccabili tramite lo Skill Tree che vedremo in seguito, hanno scopi e utilizzi diversi. Alcune sono dotate del perk Sbilanciamento, utili a stordire il nemico su cui eseguire poi un attacco speciale che frutta ingenti danni. Altre per esempio sono fornite di Detonazione, perfette per infrangere gli scudi dei nemici più ostici. Saper combinare e sfruttare le varie abilità sarà importante per avere la meglio negli scontri più impegnativi. Il combattimento risulta quindi sempre frenetico, veloce, coreografico, sapendo anche essere tattico e ragionato, soprattutto nei livelli di difficoltà più elevati. Nel caso non vogliate sfruttare la pausa tattica, potrete richiamare le abilità in qualunque momento con un menù meno invasivo tenendo premuto il tasto LT.
Per quel che concerne i compagni che si uniranno alla vostra causa contro il Temibile Lupo, questi in tutto risultano essere sette, presentando un cast alquanto variegato. Dalla maga investigatrice ad un assassino posseduto da un demone, a un negromante attratto dalla morte e dai modi raffinati, i nostri compagni coprono i caratteri e le classi più disparate. Durante le nostre scorribande è possibile portarsene dietro solamente due, formando un team di tre eroi. È importante sviluppare un buon rapporto con loro, sia per migliorare il loro livello e abilità, sia per avere accesso a quest dedicate. Infatti ogni personaggio, chi più chi meno, ha un suo arco narrativo, con uno scopo da raggiungere. Aiutandoli nella loro impresa si viene ricompensati con loot, punti esperienza e la loro lealtà, che a nostra discrezione si può far sfociare anche nella classica romance targata BioWare. Nel caso il nostro rapporto vada male, non temete perché non ci si trova mai nella situazione di vedere un compagno abbandonarci nel momento del bisogno. Potrebbe esserci un sentimento di antipatia, ma ci seguiranno sempre fino alla fine. Avere un buon rapporto e una certa affinità è utile anche in combattimento, sfruttando le sinergie tra noi e loro, concatenando le nostre abilità. Inoltre, oltre ad avere uno Skill Tree dedicato (e molto più ridotto del nostro), i compagni possono anche essere personalizzati nell’equipaggiamento, nelle abilità e nel vestiario, migliorando e incantando perfino le loro armi e armature come meglio crediamo.
Parlando invece dell’equipaggiamento, Rook può portare con sé svariate armi, armature, talismani e altri oggetti, senza alcun problema di peso. Il nostro eroe può indossare un elmo, un’armatura, una cintura curativa, un talismano e due anelli. Per quel che riguarda l’armamentario, ogni classe dispone di due configurazioni: un set per un’arma a due mani e un set per un’arma per mano. Per esempio impersonando il Mago, nel set dedicato all’arma a due mani bisogna equipaggiare il tipo di Bastone Arcano che si preferisce, mentre nell’altro set bisogna scegliere in una mano una daga con cui infliggere danni fisici e ravvicinati, mentre nell’altra mano il tipo di Sfera Arcana con cui scagliare gli incantesimi, che possono essere di Fuoco, Gelo, Necromanzia, ecc. Nel caso del Guerriero, nella prima configurazione si equipaggia un’arma a due mani, mentre nella seconda una combinazione di spada e scudo, e così via.
L’equipaggiamento inoltre non può essere venduto, ma anche nel caso delle armi o armature più deboli, queste possono essere potenziate e aumentare di rarità. Una spada non comune può diventare rara ed essere migliorata, sbloccando perk e aumentando il suo potere di attacco e di sbilanciamento. I perk che un pezzo di equipaggiamento può ottenere sono vari, come per esempio nel caso di una spada magica, questi aumenta la percentuale di danni necrotici o i danni critici in combattimento. Mentre per migliorare la rarità dell’oggetto bisogna trattare con i mercanti delle Fazioni o recuperare il potenziamento nei forzieri nascosti e disseminati per le varie mappe. Infine per migliorare le statistiche è necessario rivolgersi al Custode, una misteriosa figura presente al Faro, il campo base dei nostri eroi, con cui potenziare l’arma usando i materiali raccolti in giro per il Thedas.
Per muoversi attraverso le varie mappe si utilizza il Crocevia, una regione dell’Oblio dove sono situati diversi specchi magici chiamati Eluvian. Questi specchi permettono di raggiungere la loro controparte nel mondo materiale, ovunque si trovi. Con questo escamotage narrativo BioWare è riuscita a collegare regioni del Thedas altrimenti molto distanti tra loro, trasformando viaggi lunghi ore in pochi istanti. Il Crocevia inoltre non è un semplice hub con cui raggiungere le varie location, ma anch’esso nasconde segreti, tesori e nemici pericolosi. Attraverso il Crocevia si può raggiungere anche il già menzionato Faro, un palazzo diroccato e fluttuante che funge da campo base. Qui Rook può parlare con i propri compagni, personalizzare l’arredamento, migliorare l’equipaggiamento parlando con il Custode e scoprire diversi segreti opzionali, che possono perfino plasmare scelte importanti che si dovranno intraprendere in futuro. È consigliato tornare al Faro dopo ogni quest principale, per parlare con i propri compagni. Alcuni dialoghi importanti per esempio potrebbero non essere più disponibili dopo alcuni eventi, compromettendo la vostra affinità con alcuni personaggi e lo svolgere delle loro quest. Inoltre è proprio al Faro che avranno luogo le conversazioni più rilevanti, con scelte da prendere in base alla situazione. Alcune di esse possono portare a destini diversi per alcuni personaggi, modificare radicalmente alcune location e, sì, cambiare anche il finale.
Parlando invece dello Skill Tree, questo si presenta molto vasto e ricco di potenziamenti e perk da sbloccare, spendendo i punti abilità ottenuti ad ogni nuovo livello. Ci sono le Abilità, da assegnare negli slot e da usare in combattimento. I Perk, che aggiungono effetti o modificano alcune abilità, come l’aumento del raggio di attacco di una magia o la percentuale di successo per un attacco critico. I tratti, che possono essere combo da usare in combattimento sfruttando gli attacchi normali e pesanti. Infine ci sono gli aumenti di statistiche, come accrescere la propria barra della salute, il recupero della Mana o della Stamina. Una cosa importante da tenere a mente è che ogni Skill Tree ha tre diramazioni che portano ognuna ad una Specializzazione di Classe, sbloccabile dal livello 20. Una volta scelta una Specializzazione non si può tornare indietro e sceglierne un’altra, quindi muovetevi con attenzione attraverso questo menu, magari indirizzandovi già verso il tipo di specializzazione che si vuole ottenere.
Arriviamo dunque ad una analisi del comparto tecnico e audio, che nell’opera di BioWare si muove tra alti e bassi. Se da un lato c’è una direzione artistica pregevole, dall’altro non si può fare a meno di constatare una realizzazione tecnica fallace, complice dello sviluppo lungo e travagliato. Alcune texture e modelli 3D sono in bassa qualità, in aggiunta ad animazioni legnose e spesso riciclate. Sia chiaro, il colpo d’occhio globale rimane gradevole, con qualche sporadico momento di meraviglia. Ma è decisamente troppo poco, considerando il tempo di sviluppo e le ambizioni che l’opera si porta dietro. Per quel che concerne il comparto sonoro troviamo un audio di buona qualità, per quel che riguarda i suoni ambientali e l’effettistica, con una recitazione dei personaggi che si attesta perlopiù su ottimi livelli, nonostante la scrittura tutt’altro che memorabile. Davvero un gran peccato per la colonna sonora poco incisiva, che non riesce a trasmettere enfasi nei momenti più epici della storia. Concludo con un consiglio: il gioco propone i due classici preset grafici Prestazioni e Qualità, permettendo di scegliere una maggiore fluidità o una migliore resa visiva. Dopo averli testati entrambi, consiglio di giocare in modalità Prestazioni. Il gioco scorre fluido senza intoppi a 60 fotogrammi al secondo, con un minimo impatto sulla resa grafica. La modalità Qualità, nonostante non incanti più di tanto con la resa dell’immagine, i riflessi sulle superfici e l’illuminazione, rimane ancorata faticosamente ai 30 fotogrammi al secondo che, data la natura dinamica e veloce del gioco, minano notevolmente l’esperienza.
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