Recensione - Atomic Heart
Il Gioco
È il 1955 in Unione Sovietica, ma non quella che ci raccontano i libri di scuola: nella realtà alternativa di Atomic Heart, l'URSS ha ottenuto negli anni '30 una grande conquista scientifica, i Polimeri. Questa sorta di fluido programmabile, che una volta iniettato permette a chiunque di apprendere qualsiasi nozione in maniera istantanea, ha permesso ai russi di ottenere incredibili avanzamenti tecnologici, ritrovandosi così alla metà del secolo con automi - anche volanti - in grado di aiutare l'uomo in qualsiasi compito e alle porte di un'ulteriore innovazione, il lancio del Kollektiv 2.0, una sorta di rete globale polimerica che permetterà ai cittadini di essere costantemente in contatto gli uni con gli altri. Ci ritroviamo in questo scenario nei panni del maggiore Sergey Nechayev, nome in codice Agente P-3, un veterano di guerra ora impiegato come guardia personale dal dottor Sechenov, l'inventore stesso dei Polimeri. P-3 è appena arrivato presso la grande struttura volante che ospita i laboratori di ricerca di Sechenov, dove si sta attualmente svolgendo una grande parata per il lancio della nuova tecnologia. Tutti sono in festa ed è evidente come la società russa, affrancata dal lavoro manuale ormai affidato agli automi, sia più florida e ricca che mai; molti sono già intenti a installare un dispositivo che, montato sulle loro tempie, gli permetterà di collegarsi alla nuova rete che sta per essere lanciata. Insomma, tutto va per il meglio, o almeno così sembra.
MX Video - Atomic Heart
Mentre svolge un compito per il dott. Sechenov e si sta spostando in volo verso un'altra struttura, P-3 viene infatti improvvisamente attaccato da alcuni lavoratori robot volanti, apparentemente impazziti. Salvatici per un pelo, ci mettiamo poco a capire che tutti gli automi, precedentemente amichevoli, sono ora diventati ostili ed hanno massacrato gran parte del personale e della popolazione. Ma cosa sta succedendo? Contattandoci via radio, Sechenov ci spiega che la rete di IA che collega tra loro tutti i robot, il Kollektiv 1.0, è stata sabotata dallo stesso ingegnere autore della nuova versione, Viktor Petrov, e ora sta a noi metterci sulle sue tracce per assicurarlo alla giustizia. Inizia così la nostra avventura, rigorosamente in prima persona tranne che nelle cut-scene, nel mondo di Atomic Heart, che ci vedrà cercare di sventare questa sorta di "ribellione meccanica" e che non ci risparmierà sorprese e colpi di scena.
Dal punto di vista della struttura del gioco, Atomic Heart si presenta come una medaglia a due facce: da una parte troviamo le missioni della storia, che si svolgono in una manciata di edifici con una struttura più lineare (ma comunque con la possibilità di girare liberamente per gli edifici qualora vogliamo) e che durano diverse ore ciascuna (basti pensare che emergerete dalla primissima missione solo dopo 5-6 ore), e dall'altra troviamo il mondo esterno, una vasta area open world che, oltre a fungere da collegamento tra le varie missioni, è anche lo scenario per alcune battaglie della storia e può essere esplorata per ottenere oggetti extra. Il tutto sorretto da un'impalcatura narrativa convincente, con frequenti dialoghi sia via radio che con il guanto IA che ci accompagna durante l'intera avventura (un po' come fosse la versione russa e non olografica di Cortana) e diversi personaggi - robotici e non - che popolano il mondo, inclusi i morti (!), che mantengono una "memoria polimerica" con la quale possiamo dialogare.
Su questa base poggia il gameplay vero e proprio, che è quello di un FPS che fonde sparatorie e uso di abilità speciali e che ha il sapore di un incrocio tra Wolfenstein e BioShock. Il mondo di gioco e gli stessi nemici abbattuti sono infatti carichi di materiali molto utili: tramite un pratico e visivamente convincente potere telecinetico possiamo raccogliere componenti utilizzabili per craftare e potenziare armi, proiettili e consumabili - purché disponiamo dei relativi progetti - e fiale di Polimeri che possiamo spendere per ottenere e potenziare, tramite appositi alberi, diverse abilità speciali. Eccoci quindi ottenere, tramite dei distributori animati da un'IA particolarmente sconcia, mazze, pistole, fucili e armi automatiche di diversi tipi, unitamente a utili poteri come la possibilità di lanciare un getto congelante sui nemici, elettrificarli con una scossa, librarli in aria o circondarci di uno scudo protettivo. Una caratteristica interessante di questo sistema è poi quella di poter annullare le nostre scelte o disfare le armi costruite, riottenendo tutte le risorse utilizzate: in questo modo è possibile sperimentare facilmente con diverse "build" per trovare la combinazione di armi e poteri che più ci aggrada. Altro utile ingrediente della formula di gioco è il visore polimerico, una modalità "scansione" che non solo ci permette di individuare la presenza di nemici dietro le pareti, ma anche di individuare oggetti da raccogliere o interattivi nell'ambiente circostante.
E questo è solo un esempio della varietà offerta da Atomic Heart: gli sviluppatori di Mundfish si sono infatti sforzati di offrire un'esperienza dalle molte sfumature. Si parte con la lunga e splendida sezione introduttiva, una sorta di walking simulator che ci vede esplorare la città in parata per il lancio del Kollectiv 2.0, con uno sfoggio di dettagli impressionante tra automi che danno mostra di sé, persone che chiacchierano e con le quali possiamo interagire ovunque e uno sfoggio di capacità grafiche e artistiche non indifferenti, per poi passare a livelli di gioco che traggono ispirazione da puzzle-FPS come Portal o anche a sezioni in cui i nemici robotici sono sostituiti da una sorta di letali zombi, fino ad arrivare a delle ispiratissime, almeno artisticamente, sezioni oniriche dal gameplay platform. Gli sviluppatori non hanno neanche omesso la possibilità di nuotare; pur non essendoci grandi aree sommerse, i livelli sono disseminati di lunghe bolle d'acqua fluttuanti nelle quali possiamo entrare e nuotarvi all'interno per raggiungere punti altrimenti preclusi. C'è poi tutta l'area open world che offre al giocatore maggior libertà, ma che purtroppo offre il fianco a diverse critiche sul fronte tecnico, della struttura e del bilanciamento, sulle quali mi soffermerò più in basso.
Anche graficamente Atomic Heart risulta estremamente convincente, soprattutto all'interno degli edifici dove un'ottima illuminazione, il rendering basato sui materiali e l'eccellente posizionamento di fonti di luce e riflessi restituiscono un'immagine estremamente realistica e convincente di questo mondo russo retro-futuristico; se ci aggiungiamo poi la pletora di effetti speciali che si scatenano durante i combattimenti e il fatto che su Xbox Series X il tutto giri in gran parte a 4K e 60 fps, anche se si notano cali di frame-rate di tanto in tanto. Ed, ancora, non si può dire purtroppo lo stesso delle aree open world, dove il frame-rate subisce un impatto evidente e la grafica in generale risulta molto più slavata e in generale perfino meno impressionante di titoli open world usciti diversi anni fa.
I ragazzi di Mundfish non si sono risparmiati neanche sul fronte longevità, visto che parliamo di una durata decisamente sopra la media per un FPS: Atomic Heart può essere completato in 19-20 ore a difficoltà media o facile (peraltro raccomandata, ne parliamo più in basso) concentrandosi unicamente sulla storia principale e sfrecciando nell'open world per raggiungere la missione successiva, alle quali si aggiungono altre 15 ore per chi è in cerca di tutti gli oggetti extra e vuole mettersi alla prova nei i diversi "Poligoni" presenti sulla mappa. Ottimo infine il completo doppiaggio italiano di tutte le voci.
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