Iron Harvest - provato alla gamescom
L’impostazione artistica del gioco prende quindi a piene mani dall’immaginario steampunk e diesel-punk, con giganteschi macchinari metallici che si aggirano torreggianti nelle campagne dell’Europa centrale di cento anni fa.
La sessione di gioco svolta alla gamescom mi ha visto provare una missione della campagna single-player che sarà offerta in affiancamento alla modalità PvP, quasi d’obbligo per giochi di questo genere. Da quanto ho potuto vedere, la campagna mette in secondo piano aspetti fondamentali di altri RTS come la raccolta di risorse e la costruzione di strutture, chiedendo invece al giocatore di concentrarsi sulla gestione strategica degli scontri con gli eserciti nemici.
MX Video - Iron Harvest
Un ruolo di primo piano in questi scontri è svolto dagli Eroi, elementi di spicco di ciascuna fazione dotati di poteri unici ed in grado di spostare gli equilibri del confronto. Durante la mia prova avevo a disposizione Anna, cecchina dalla mira implacabile e supportata per gli scontri ravvicinati dall’orso Wojtek (bizzarra presenza che, come mi hanno spiegato i ragazzi di KING Art Games, deriva da una curiosissima storia vera, che vi invito a scoprire!).
Dal punto di vista del gameplay mi è bastato cimentarmi in quest’unica missione per rendermi conto del ruolo importantissimo che in Iron Harvest svolgono ripari e coperture: non importa se superiori numericamente e più armati, i nostri soldati lasciati allo scoperto vengono implacabilmente decimati dalle forze avversarie, ed è quindi fondamentale farli muovere sul terreno di battaglia con la necessaria astuzia. Questo approccio è reso possibile dal fatto che i colpi scambiati non sono una mera resa grafica di attacchi (e relativi danni) già calcolati dal sistema, ma vengono gestiti in tempo reale tenendo quindi conto di eventuali ostacoli e protezioni. Coerentemente con ciò, molto curata è la distruggibilità del mondo di gioco, proprio per il fondamentale ruolo tattico svolto da muretti, cascinali e staccionate: mi sarebbe piaciuto vedere cosa si riesce a combinare controllando uno degli imponenti mech previsti dal gioco, ma purtroppo non ne ho avuto la possibilità. Un’altra interessante particolarità emersa durante la prova è che i nostri soldati saranno in grado di dotarsi delle armi dei nemici abbattuti, aprendo quindi un ventaglio di possibilità più ampio rispetto ad altri RTS: in Iron Harvest un cecchino può imbracciare il fucile a canne mozze lasciato sul terreno dal nemico ucciso e “convertirsi” quindi in una unità utile per gli scontri a corto raggio.
L’esperienza di gioco con Iron Harvest si è dimostrata eccellente, anche con movimenti rapidi nella mappa e zoomate estreme fino al dettaglio del singolo soldato, l’engine grafico ha sempre fatto il proprio dovere (consentendoci di apprezzare lo stile grafico davvero personale ed evocativo) e non si sono mai avvertiti rallentamenti o imprecisioni nell’esecuzione dei comandi. La sensazione complessiva è che le meccaniche di gioco di Iron Harvest siano in uno stato di lavorazione alquanto avanzato, già sufficientemente collaudate e bilanciate. E’ più che probabile che i mesi di sviluppo previsti serviranno soprattutto per completare la realizzazione di tutti gli elementi (fazioni, unità, missioni, ambienti) di un gioco che si annuncia comunque molto ricco di contenuti e dotato come detto anche di una campagna single-player dalla trama profonda. L’attesa si è fatta certo molto lunga, ma Iron Harvest non va perso di vista, dato che questa prima prova ha lasciato davvero ottime impressioni.
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