Recensione - Deadbeat Heroes
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Tra film come Johnny English e la recente saga di Kingsman, abbiamo più volte visto delle rappresentazioni molto poco serie dello spionaggio inglese alla James Bond. La premessa di Deadbeat Heroes segue la stessa linea, ma a capo di tutto c'è un supereroe con un nome che più cliché non potrebbe essere: Captain Justice. Lo troviamo a capo di un improbabile team di eroi poco dotati di un guanto magico che gli dona abilità di lotta non indifferenti; questo team dovrà fermare una serie di cattivi caricaturali e i loro scagnozzi in una Londra anni '70 comica e colorata.Questa bizzarra premessa dà un senso alle numerose battaglie del titolo, che si basano su meccaniche da brawler tridimensionale con visuale dall'alto. Attraverso dozzine di livelli affrontabili da soli o in cooperativa locale con un amico bisogna destreggiarsi a forza di scazzottate con nemici poco variegati nella sostanza ma che invece si fanno rispettare nel numero. Similmente a quanto avviene nelle controparti arcade del genere, troviamo un sistema di combo piazzando rapidi colpi in successione, ma qui il segreto non sta nell'alternare colpi alti e bassi o combinazioni di tasti cervellotici: bisogna essere acrobatici.
MX Video - Deadbeat Heroes
Se le mosse di combattimento a disposizione dei protagonisti sono abbastanza limitate, lo stesso non si può dire infatti della loro agilità. I livelli sono un susseguirsi di stanze, giardini, spazi insomma limitati di cui uscita non si apre fino alla fine del combattimento in corso. Il look spesso spoglio però non deve ingannare, perché si può correre sui muri, aggrapparsi ai pali, fare doppi salti e schivate aeree per un gameplay decisamente rapido e movimentato, dove la capacità di combinare tante mosse senza toccare terra è ampiamente ricompensata nei punteggi.
Anche a livello tattico conviene sfruttare il sistema di movimenti. Un esempio pratico è la possibilità di salire in alto per confondere i nemici - particolarmente utile contro alcune tipologie di cattivi che possono essere colpiti soltanto da dietro per esempio. Mandare a segno i colpi fa aumentare anche la barra del super, che permette poi all'eroe di sferrare un attacco potentissimo contro uno o più nemici, a seconda del potenziamento che si è sbloccato nel corso dell'avventura: come per esempio il superpugno o un'esplosione intorno a sé stessi neanche fosse Dragon Ball Z.
La vita è limitata, quindi bastano pochi colpi per andare KO, anche se poi tra una sezione di combattimento e l'altra il gioco è spesso generoso nell'offrire cibo che funge da salute. Evitare i colpi è però anche un prerequisito per le valutazioni alte, ottenibili soltanto facendo combo notevoli grazie al gioco acrobatico e facendo ben pochi errori. Se nei primi livelli la ricerca del punteggione è abbastanza opzionale, più si va avanti più i requisiti di valutazione aumentano per ciascun set di livelli: raggiunti questi, si accede al boss di turno che solitamente offre al giocatore nuovi poteri una volta sconfitto.
La personalizzazione, comunque piuttosto limitata, si estende anche ai personaggi, visto che nel corso dell'avventura se ne sbloccano ben 4 diversi. Avere più eroi vuol dire poter ripartire con un altro eroe in caso di morte, ma nel caso finiscano tutti bisogna ripartire dall'inizio del capitolo. Deadbeat Heroes, a parte qualche momento di difficoltà, è completabile in poche ore sia in giocatore singolo che in cooperativa, con la longevità che aumenta di poco con gli spassosi dialoghi tra Captain Justice e i suoi eroi, nonché degli intermezzi dove i cattivi fanno piani prevedibilmente... cattivi. Questi però purtroppo non li capirete se non siete abili con l'inglese, unica lingua disponibile nel gioco.
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